FAR ENTRARE LA BUFERA
DA PICCOLINO CADDI IN UNA PAGINA-Abbecedario letterario, Antonio Ferrara
Edizioni Artebambini, 2011
NARRATIVA (?) PER GRANDI (dai 13 anni)
INIZIO - La magia delle povere cose
"[...] E prima o poi qualcosa arriva, sempre, ecco, lo sapevi. Il sole trova una finestra aperta, la scrittura si presenta all'improvviso come una vecchia ragazza, giovane ed esperta, saggia e bellissima, e ti sorride.
Sta davanti al mare. Arriva con in mano un vassoio col caffè caldo. Per te.
Ovunque si posa una ricchezza senza fine.
Appoggi una mano sul suo braccio che regge il vassoio.
Le porcellane tremano, il suo cuore pure.
Nelle tazze si raffredda il caffè.
Si scaldano le parole.
La storia comincia. [...]"(p. 35-36)
Le ventisei lettere di un alfabeto internazionale, quello che compone il 'nocciolo' di una tastiera di computer, danno vita a questo abecedario (io lo scrivo con una sola b) per chi di libri si occupa, ovvero per chi si appresta a scriverli (soprattutto) e per chi li legge e, più in generale, per chi li ama.
Alla F di Finzione - Così finto che sembra vero recita il sottotitolo, si ragiona di una scrittura che nasca da una ferita, da un turbamento che è comune per molta umanità e quindi riconoscibile come autentico, ma nello stesso tempo si dice che nella scrittura i pensieri si deformano fino a diventare falsi. Mi pare di ritornare su quanto Italo Calvino faceva dire a Marco Polo in uno dei suoi dialoghi con il Kublai Kan nelle Città invisibili a proposito del linguaggio ingannevole. La lettera D è dedicata al concetto di Durevolezza che ogni scrittore si augura per i propri libri: anche quando il libro sarà chiuso continui a risuonare nella testa del lettore. La Q di Quassù, ovvero stare sulla pagina è dedicato al rapporto che ogni scrittore ha con i propri personaggi: bisogna guardarli quando non sanno di essere guardati. Loro fanno il possibile per farsi notare, per farsi scegliere.
Ogni lettera porta con sé una riflessione che, sebbene talvolta sia un po' troppo ombelicale, offre tuttavia ricchezza di spunti.
Il tessuto narrativo è talvolta un po' faticoso e forse oscuro per un giovane lettore, ma ha un grande pregio: quello di offrire frequenti occasioni di riflessione, racchiuse in brevi frasi che trovano il loro valore più alto nell'essere isolate dal contesto generale.
Alla voce Scoperta è lo stesso Ferrara a dichiarare che spesso nello scrivere le idee o gli spunti germogliano da altri libri. Cito:
"Leggi e leggi, salti da un libro all'altro, rovisti nei cassetti delle pagine, cerchi aiuto nelle parole degli altri scrittori. Ma niente.
Poi qualcosa ti capita di trovare. Copi da un libro che non ti piace una frase amica, che brilla, la escludi dal rifiuto per tutto il resto, senza sapere perché, forse soltanto per il piacere di salvare qualcosa, come da un campo di macerie, raccogli un frammento di legno o di pietra. La tua scoperta te la metti in un taccuino come un sasso entra in una tasca. Te la tieni stretta.
E' buio, piove per strada e sul mondo, fa freddo ma tu sorridi.
Vai a casa e scrivi."
Questo libro sembra un po' questo: un terreno smosso dove non tutto attira il tuo sguardo, ma dal quale emergono frammenti che catturano la tua attenzione e che generano in te che leggi nuovi pensieri e nuove idee.
Un ulteriore punto di forza di questo strano libro sta nella scelta delle parole chiave che definiscono la prospettiva di lettura dei singoli temi trattati.
Aver scelto Cadenza, Durata, Empatia oppure Laggiù, Mistero, Nostalgia come definizioni, dandogli quindi in apparenza un valore circoscritto, al contrario nella realtà tali definizioni assumono una inaspettata valenza di evocazione e provocazione nei confronti del lettore e quindi di apertura e non di chiusura. In questo 'taglio' interpretativo è leggibile, in trasparenza, la capacità che Ferrara, ogni volta che si appresta a scrivere una storia, dimostra nel costruire un punto di vista originale. Lui stesso scrive nella seconda di copertina che lo scrittore deve inquietare, deve spalancare finestre serrate, far entrare la bufera.
Se da un lato sono state le poche frasi che ho letto in una rumorosa fiera di libri a colpire la mia immaginazione, dall'altro la seconda grande ragione che mi ha spinto a comprare questo libro è rappresentata dalle immagini che lo illustrano. Sono di grande bellezza e intensità.
Le raffinate incisioni di Lucia Sforza occupano quasi per intero tutte le pagine di sinistra.
Alludono, nella composizione generale, alla lettera dell'alfabeto, come accade spesso negli abecedari, che viene 'abitata' - come avveniva nei codici medievali - quale moderna iniziale da oggetti, uomini, animali. Il talento di Lucia Sforza mi pare si trovi massimamente espresso nella capacità di aver dato forma e corpo a una idea e nell'aver saputo cogliere alcune suggestioni che il testo propone e averle a sua volta arricchite di ulteriori significati (un esempio per tutti può essere la lettera Q in cui i personaggi letterari sembrano affacciarsi ad una vera da pozzo e guardare verso lo scrittore, ma contemporaneamente e specularmente sono visti da chi ha la pagina davanti, come a farsi notare e a dire noi siamo Qui).
In tal modo si crea quel meraviglioso e alchemico dialogo tra parola e immagine, laddove entrambe si arricchiscono a vicenda, dando origine a volte anche inconsapevolmente a 'qualcosa' che è altro ancora.
Carla
Due noterelle al margine. Prima noterella: questo libro rientra perfettamente nella filosofia editoriale di Bonobo che al momento mi sfugge se sia una collana all'interno di Artebambini o sia diventata 'grande' e abbia cominciato a camminare da sola come casa editrice a sé.
Seconda noterella: mi rammarico che a Lucia Sforza siano state date ancora poche occasioni di mostrare il suo talento. A me risulta un libro per Tolbà edizioni ancora in coppia con Ferrara e due per Sinnos. Troppo poco, credetemi.
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