FORTUNATAMENTE e SFORTUNATAMENTE:
riflessioni di una libraia appassionata
E’ faticosamente finito un altro anno di battaglia in libreria, un anno che certo non sarà ricordato per i fulgidi successi e che si chiude con la conta di chi c’è e di chi ha chiuso o pensa di chiudere. Quindi le poche cose che sto per raccontarvi vanno prese come vere buone notizie, a dimostrazione che tener duro è possibile e che tenere alta la guardia sul fronte della qualità della propria proposta è ancora una strategia vincente. Insomma, i libri per bambini e ragazzi che abbiamo proposto sono stati apprezzati da nostro pubblico, che ci segue affezionato e che segue in parte anche questo blog: tutti, dico tutti, gli editori cosiddetti piccoli o medi, alla fine di un anno difficile, risultano in crescita, con pochissime eccezioni, e qualche volta con performance di tutto rispetto: parliamo di illustrati, della divulgazione intelligente, delle proposte di narrativa anche per i più grandi che ci hanno dato grandi soddisfazioni (che dire quando un libro come L’Evoluzione di Calpurnia riesce a vendere come l’ultimo librone inutile del grande topo che porta il nome di un formaggio inglese…)
C’è un ‘ma’: anche quest’anno abbiamo dovuto constatare lo strapotere della marca, il fascino irresistibile, soprattutto nei confronti dei bambini, di prodotti davvero mediocri e che vivono solo grazie al marketing intelligente che sostiene collane intere di fatine, mostriciattoli, principesse e ballerine, per non parlare del succitato topo, o dei prodotti a marchio Disney, che, incredibilmente, a Natale vengono risuscitati da schiere di nonne e di mamme. L’impressione è che manchi ancora tanto lavoro di informazione nelle scuole, soprattutto, ma anche nei confronti dei genitori, che assecondano volentieri le richieste dei bimbi, ‘basta che siano libri’.
Noi librai siamo il terminale che può scegliere, selezionare, proporre, ma possiamo poco di fronte a letterine per Babbo Natale, traboccanti di topi in tutte le salse, copertine glitterate e gadget a volontà.
Sono sicuramente apprezzabili gli sforzi di alcuni grandi editori, come la Mondadori, che nell’anno passato ha fatto un’operazione di ripulitura del proprio catalogo in versione economica, riproponendo anche testi per un po’ dimenticati; il gruppo dell’Einaudi Ragazzi, che comprende anche Emme ed E.Elle, consolidando comunque il solido catalogo storico, ha comunque sperimentato anche collane nuove, dalle Principesse favolose, a Belle astute e coraggiose, della Masini, fino alle più recenti Carta bianca e Young per i più grandi. Proprio in questa fascia, diciamo dei lettori dagli undici anni in su, abbiamo le migliori novità proposte da Salani, che vanta anche la strepitosa collana degli Istrici, da Rizzoli, che ha anche ristampato in nuova veste moltissimi classici, e dalla stessa Mondadori, con interessanti incursioni di editori come Feltrinelli, Paoline, Fanucci.
Ma, soprattutto nella fascia d’età fra i sette e i dieci anni, il Battello a vapore, con una gamma di prodotti molto estesa, praticamente non ha rivali. Qui, devo dire, vedo anche un limite dell’editoria italiana, poco coraggiosa nel proporre testi di narrativa, sono pochi gli editori che si cimentano nella serialità (sono eccezioni Lapis, e Il Castoro) che con risultati diversi provano a costruire delle alternative allo strapotere della declinante Piemme/Battello a vapore; avremmo un gran bisogno di quella produzione ‘media’, che magari non produce capolavori, ma propone testi dignitosi, scritti con una lingua non abbrutita, con qualche bella invenzione narrativa.
Questo senza nulla togliere alla funzione dei best sellers, a quei libri che con le loro vendite (Harry Potter per tutti, o Il Diario di una Schiappa) danno ossigeno alle librerie e che non intaccano la funzione del catalogo, cioè di quell’assortimento molteplice dei libri presenti in libreria che costituisce la premessa alla libertà di scelta del lettore. Penso che in realtà, il vero problema sia quello di alzare il livello medio della produzione, cosa che in parte sta avvenendo con l’uscita di scena di alcuni gruppi editoriali, sostituiti da altri più ‘moderni’. E’ il caso, per esempio, del gruppo Giunti, che se non avesse nella sua scuderia l’Editoriale Scienza, sarebbe stato in gran parte sostituito da altri editori, come l’inglese Usborne. Come mai, però, al declino di un catalogo mai rinnovato risponde un grande editore inglese, che riesce a proporre un catalogo ricco, edizioni dignitose e un prezzo contenuto? Perché, soprattutto nella produzione per i più piccoli, le risposte degli altri editori italiani sono così deboli e frammentarie?
Le librerie da sole non possono sostituirsi alle scelte degli editori (che magari perseguono scelte difficili, per i contenuti e/o per i prezzi, e si aspettano di essere comunque venduti), né possono supplire alla carenza di informazione che si riscontra cronicamente per l’editoria per ragazzi; non possono nemmeno sostituirsi alla scuola o alle biblioteche pubbliche.
Per l’anno che è appena cominciato, l’impegno è che si possa continuare a migliorare la qualità e la quantità della nostra proposta; l’auspicio è che in questo lavoro possiamo trovare al nostro fianco gli altri attori del modo del libro per ragazzi, editori, in primo luogo, ma anche insegnanti, bibliotecari/e, lettori/lettrici ad alta voce, chi a diversi livelli, si occupa di letteratura per ragazzi.
Eleonora
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