lunedì 6 febbraio 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

IN BILICO, SUL BORDO

L'ESTATE DI GARMANN, Stian Hole
Donzelli, 2011

ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

"A Garmann non è ancora caduto nemmeno un dente e la scuola inizia domani. Ormai è urgente. Ogni sera, per tutta l'estate, Garmann ci ha provato davanti allo specchio. Hanne e Johanne hanno perso quattro denti ciascuna. Anche loro andranno in prima."

Che ansia! Il piccolo Garmann ha paura. A paura di cominciare la scuola, ha paura che non gli cadano i denti da latte, ha paura ad andare in bicicletta, ha paura di andare con la testa sott'acqua, ha paura di stare in bilico sullo steccato. Ha paura di non essere capace, ha paura di essere diverso, ha paura del confronto con gli altri.
Una cosa di certo non lo spaventa: non ha paura di aver paura. Meno male, piccolo Garmann, il più è fatto, fidati.
Proprio perché conosce molto bene la paura, questo bambino dai capelli così biondi che paiono bianchi, ne parla con tutti quelli che ha intorno. Interroga i suoi genitori e le tre vecchie zie che sono andate qualche giorno a trovarlo e scopre che anche i grandi hanno paura: ognuno di loro deve fare i conti con i propri timori, grandi o piccoli che siano.
Paura di morire, paura di non farcela, paura di stare soli, paura di sbagliare, paura di perdere, paura di soffrire: sono paure comuni ad ogni essere umano, ma essere capaci di vederle e riuscirne a parlare è tutta un'altra cosa...non è da tutti.
Seguiamo, con lo stesso Garmann, il percorso emotivo dei vari personaggi -giovani e vecchi- che raccontano con lucidità, semplicità e serenità i propri babau nascosti. Il bambino entra con naturalezza, in modo diretto (i bambini son bravi a farlo) nelle intimità di ciascuno, facendo domande precise per ottenere risposte chiarificatrici. E le risposte che ottiene sono, a loro volta, un impasto perfetto tra autenticità e poesia. La zia Borghild racconta come immagina la morte e della paura che ne ha, la zia Ruth ha paura dell'inverno e di non farcela più a camminare senza il deambulatore, il padre ha paura di stargli lontano e di sbagliare nel suo mestiere e la madre ha paura di lasciarlo andare e della prossima visita dal dentista. E Garmann, dopo aver controllato che la chiusura lampo dell'astuccio sia facile da aprire, a tredici ore dall'inizio della scuola, continua ad averne paura. Giustamente.

Mi pare che Stian Hole ci stia dicendo che la paura è in ciascuno ed è di ciascuno. Parlarne può far bene, ma nessuno ha il potere di cancellarla negli altri ed è naturale che ognuno ne covi sempre un po' per sé.
Parlare con tanta cristallina chiarezza di una questione così nodale per l'esistenza di ogni uomo e saperlo fare con tanta leggerezza denota una capacità rara e una grande sensibilità nel leggere dentro se stessi e negli altri.
Capacità, sensibilità e delicatezza non si colgono solo nel suo ragionare di paura ma anche nel raccontare lo scorrere del tempo, ovvero infanzia e vecchiaia, nel loro rapporto reciproco, nel loro specchiarsi, attraverso un Leitmotiv che, insolito e destabilizzante, attraversa l'intero libro: l'essere umano e suoi denti. 

 
Questo libro è una vera gioia per gli occhi: Stian Hole utilizza i medesimi ingredienti che ha usato per la costruzione del testo, per la realizzazione delle immagini. Ogni tavola, dopo un lungo lavoro al computer, attraverso la sapiente e colta commistione di elementi diversi, quali texture, foto, schizzi, ricomposti secondo ordine e dimensione del tutto originali, è fatta nel contempo di poesia e autenticità. 


Una vera enciclopedia di botanica dove si intrecciano fiori e piante di ogni tipo e di ogni dimensione nelle aiuole, nelle siepi, come pure nei vestiti o sulle borse delle tre ziette.


Lo scorrere del tempo raccontato anche attraverso il rigoglio di un giardino coloratissimo d'estate, un autunno alle porte con le sue prime nubi e sullo sfondo un inverno in bianco e nero. E Garmann è lì, in bilico, sul bordo della sua estate...


Carla

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