venerdì 16 marzo 2012

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)


LA STORIA, LE STORIE



Di solito funziona poco, raccontare la Storia, gli avvenimenti che hanno segnato generazioni, attraverso racconti d’occasione: il fine pedagogico travalica il senso narrativo. Sembrava essere proprio il caso di La stella nel pugno di Robert Sharenow, collana Freeway della Piemme, uscito in concomitanza con la Giornata della Memoria. Devo dire che il libro racconta una bella storia, basata su un episodio realmente accaduto: il pugile tedesco Max Schmeling prima sconfisse e poi fu sonoramente battuto dal pugile americano Joe Lewis, afroamericano. Questa sconfitta gli costò l’emarginazione nel regime nazista. Schmeling protesse e aiutò a fuggire due fratellini ebrei e su questo episodio viene costruita la chiave di tutto il romanzo; fin qui l’aspetto storico, ma il protagonista vero è il personaggio d’invenzione, il giovane ebreo Karl Stern, costretto a crescere nella Germania che diventava sempre più prona all’ideologia del Terzo Reich. Un ragazzino gracile, figlio di un mercante d’arte, oggetto fin da subito dello scherno e delle angherie dei bulli in camicia bruna. Un amico del padre è proprio il pugile più famoso di tutta la Germania e, dopo un pestaggio subito da Karl, promette di insegnargli la boxe. E così sarà: Karl, nell’atmosfera sempre più cupa di una Germania ormai integralmente nazista e dedita alla persecuzione sistematica degli ebrei, diventa un giovane campione, nascondendo la propria condizione grazie all’aspetto quasi ariano, fino a che il gioco si rompe e la violenza sterminatrice del nazismo cancella ogni speranza di affrancamento. Solo l’amicizia di Schmeling metterà in salvo Karl e la sorellina su una nave diretta negli Stati Uniti. L’America, d’altra parte, per Karl è un mito, patria di pugili di tutte le razze (velo pietoso sulla segregazione razziale) e di supereroi protagonisti dei suoi amati fumetti. La storia tiene, anche se con qualche stanchezza nel finale, e ha i suoi momenti migliori nel descrivere la difficile crescita di Karl, la sua volontà di affrancamento attraverso lo sport, in un mondo adulto per lo più indifferente o ostile, con poche eccezioni. Intenso e delicato il rapporto fra Karl e la sorella più piccola, con la quale imbastisce una storia a fumetti in cui loro due si rappresentano come un uccellino (Spatz) e un topolino (Winzig), personaggi di una storia di Otto Berg. Ben descritti anche i personaggi secondari, dai frequentatori del club pugilistico, alla coraggiosa Contessa, un omosessuale amico del padre. Certo, il fine è dichiarato, dimostrare che anche nei tempi più bui la solidarietà umana è l’unico collante che impedisce di cadere nel totale imbarbarimento. E forse c’è anche una certa ingenuità nel racconto, ma la storia comunque appassiona, rende in modo efficace la mutazione che un regime totalitario induce nella coscienza della maggioranza degli individui.



Tema analogo, e più vicino a noi storicamente, ne Il ragazzo di Berlino, romanzo di quel Dowswell che già aveva firmato Ausländer. Qui siamo a Berlino est negli anni ’70, il protagonista è un giovane, Alex, attratto da quel poco che sa del mondo al di là del muro e soprattutto dalla musica che riesce ad ascoltare di straforo. Su di lui e sulla sua famiglia incombe la Stasi, la famigerata polizia politica della Germania di Honecker. La storia del protagonista e della sorella, della sua fidanzata, si intreccia con quella dell’oscuro ed inquietante persecutore, un nazista che si è fortunosamente riciclato nella Stasi , appropriandosi dell’identità di un altro. Alla fine Alex e la sua famiglia riusciranno a scappare e a liberarsi dai ricatti e dalle violenze della polizia segreta, conquistandosi la speranza di una vita normale. La storia ha un ritmo incalzante, da spy story, i cattivi sono davvero cattivi e anche le comparse non scherzano, ma i riferimenti storici (compresi quelli alla Banda Baader -Meinhof) sono lontani dalle cognizioni dei ragazzi di 13/14 anni; è un libro che richiede un lungo antefatto di spiegazione storica, magari anche un po’ più articolato di quanto non si intenda nel libro. L’accenno alla Rote Armme Fraktion è troppo superficiale, così come lo è la rassicurante divisione fra buoni e cattivi. Forse è un libro troppo complicato per un ragazzino delle medie e troppo poco per chi, quattro o cinque anni dopo, ha gli strumenti e le nozioni storiche per comprenderlo a pieno.

Eleonora

La stella nel pugno”, R. Sharenow, Piemme 2012
Il ragazzo di Berlino”, P. Dowswell, Feltrinelli 2012


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