Il
mistero del London Eye mi era sfuggito, quando, poco prima di
Natale, ha fatto la sua comparsa in libreria. Ma segnalato da diverse
parti, è arrivato alla lettura. E’ un giallo, con un enigma, degno
di Ellery Queen, da risolvere e un intreccio che deve tenere; e
tiene. Racconta di un ragazzino, Ted, che riceve la visita del cugino
Salim, in procinto di partire insieme alla madre per l’America. Con
la sorella Kat e il cugino decide di fare un giro sul London Eye, la
gigantesca ruota panoramica di Londra. Per una serie di fatti, il
cugino sale da solo sulla ruota, salvo poi scomparire
misteriosamente. Come un classico omicidio in una stanza chiusa,
tutte le ipotesi investigative sembrano impossibili, perché non si
può certo scappare da una cabina chiusa e in movimento ad altezze
impossibili…
Dunque,
sarà solo l’acume di Ted, nonostante in pochi gli prestino
attenzione, a consentire la soluzione dell’enigma.
Un
giallo come un altro? No, perché Ted non è un ragazzino qualsiasi,
è forse affetto dalla sindrome di Asperger, ma è anche dislessico
(qui forse qualche debolezza nella scrittura s’intravede, ma in
fondo non è questo che conta), ha insomma un rapporto con il mondo e
gli altri un po’ particolare; non ama il contatto fisico, non sa
dire bugie, è fissato con la meteorologia, ascolta, per calmarsi, le
previsioni meteo, si agita molto facilmente, salvo dimostrare, poi,
grande acume e altrettanto coraggio, pur di salvare il cugino. La
scrittura in prima persona permette di immaginare il mondo come
possono viverlo dei ragazzini come lui in difficoltà, con le paure
irragionevoli, le timidezze, i tic, e, d’altra parte, le capacità
intellettive e logiche più sorprendenti.
Insomma
una storia avvincente vista e raccontata dal punto di vista di un
diversamente abile, definizione ambigua, ma in questo caso
assolutamente calzante.
Il
mistero del London Eye è in perfetta coerenza con le scelte
editoriali di chi l’ha portato in Italia, cioè l’editore
Uovonero, il cui programma consta nel pubblicare libri leggibili da
tutti, anche bambini con difficoltà cognitive o affetti da dislessia
o autismo. Lavoro meritorio e indispensabile quando giustamente si
voglia consentire a tutti l’accesso alla lettura.
L’autrice,
Siobhan Dowd, inglese di origini irlandesi, si è a lungo impegnata
in campagne in difesa dei diritti civili; è morta precocemente e del
suo ultimo libro, sarebbe stato il quinto, ha lasciato solamente un
abbozzo. Patrick Ness ha compiuto l’impresa di portare a compimento
l’opera, pubblicando Sette minuti dopo la mezzanotte.
Quanto sia riuscito a compiere le intenzioni narrative della Dowd è
difficile dirlo. Il cuore di questo racconto è interessante, così
come lo è il ruolo affidato alle illustrazioni di Jim Kay: racconta
di un bambino che incontra sul suo cammino una creatura mostruosa,
che si presenta inesorabilmente sette minuti dopo la mezzanotte; si
tratta, in realtà, dell’olmo secolare vicino a casa, che prende
vita per una missione impossibile, aiutarlo ad accettare la morte
della madre, ammalata di tumore, e l’ambivalenza dei sentimenti che
una lunga agonia scatena in chi è vicino al malato. Tema veramente
difficile, che può essere interpretato come una sorta di testamento
dell’autrice, come accennavo prima, morta precocemente per un
tumore; ma come può essere proposto ai giovani lettori? Tratta di
una dimensione umana che per fortuna raramente li tocca e che
richiede una grande maturità e una grande sensibilità per essere
affrontata. Buona parte della storia, che inizia in fondo come un
‘normale’ libro di paura, esplora il percorso che il ragazzino
compie per ammettere di non veder l’ora che il tormento finisca e
nello stesso tempo di avere una grande paura di questa fine. Con
l’ammissione dell’ambivalenza dei propri sentimenti si scioglie
il nodo che gl’impediva di lasciarsi andare al dolore immenso della
perdita. E di lasciar andare la madre, consumata dalla sofferenza e
dalla malattia. Forse mi sbaglio, ma questa chiave di lettura,
facilmente compresa da un lettore adulto, secondo me non collima con
le paure e le angosce, legate alla morte, dei bambini e degli
adolescenti: i primi non hanno nozione di ciò che può significare
veder spegnersi una persona, i secondi hanno una visione estetica e
filosofica della morte. E’ davvero difficile proporlo sia ai
genitori che ai figli.
Eleonora
“Il
mistero del London Eye”, S. Dowd, Uovonero 2011
“Sette
minuti dopo la mezzanotte”, P. Ness, S. Dowd, con le illustrazioni
di J. Kay, Mondadori 2012
Nessun commento:
Posta un commento