M COME MAESTRA
LETTERE
FRA I LACCI, Cristina Falcón Maldonado; Marina Marcolin
Kalandraka
2012
ILLUSTRATI
PER MEDI (dai 7 anni)
"Flor
sa già leggere. A me le lettere sembrano disegni molto complicati da
capire e, peggio ancora, da mettere insieme nel modo giusto. Secondo
lei, invece, quando impari a leggere le lettere ti raccontano tante
storie come fa la mamma."
Sette
fratelli come nella fiaba di Pollicino si accalcano nel letto la
domenica quando la loro mamma finalmente può stare un po' con loro.
Questa è una storia di montagna, di acqua da prendere al pozzo, di
bambini scalzi, di gelati solo la domenica. È una storia semplice
che racconta una passione per le parole, per quello che esse
vogliono dire, per le lettere che le compongono. Quelle stesse
lettere possono essere però tanto amate ma anche tanto temute. Chi
racconta è questa piccola e lieve è storia è uno dei fratelli
piccoli di Flor. A lui la scuola non piace, a lui le lettere non
dicono ancora nulla (è a lui dedicata la storia di
'apprendimento' che parte da una lettera aggrovigliata e finisce su un banco di scuola e che si racconta non con le parole ma con i disegni a
margine delle grandi tavole) mentre per Flor, che sa già leggere,
le parole e le lettere che le compongono sono portatrici di storie
infinite e quando la sua maestra le ha regala il libro di lettura lei
non smette di 'accarezzarlo' con il dito.
Flor
ha già deciso: lei non si separerà dalle parole. Da grande vuole
fare la maestra.
Un
sottile filo tiene insieme tutte le parole di questo libro,
inanellandole lettera dopo lettera. Un sottile filo che ne
costituisce la trama e su cui poggiano come ricami i bellissimi
disegni di Marina Marcolin. Su un tono di sfondo che colora le
pagine di un caldo color sabbia, che tanto allude all'ingiallimento
naturale della carta con il passare del tempo, si animano gli
sfumati disegni a matita, dai contorni volutamente non sempre nitidi,
quasi sfuggenti, ma allo stesso tempo molto volumetrici. Disegni evocativi e pieni di suggestioni. Fin dalla copertina in cui a pendere dal filo sono, sarà un caso?, una a una emme e una o.
In
ogni pagina, secondo un uso che parte addirittura dal Medieovo, le lettere diventano
'qualcos'altro', coni gelato, cavallucci su cui dondolare, comode
poltrone su cui leggere, consonanti o vocali di grandi dimensioni
'abitate', da bimbetti con il ramaiolo in mano o che ci 'dialogano'
in silenzio.
Ma se
tanta poesia nelle immagini colpisce, la cosa che per me è
indelebile in questo libro è il bianco: sembra biacca, tanto è
denso e 'aggettante' rispetto al fondo della pagina. Ancora una volta
mi viene in mente la pittura antica che con i colpi di biacca appunto,
lumegiava abiti e panneggi per dar loro pregio e insolito risalto. E
qui accade lo stesso: sono bianchi i vestiti, i riflessi dell'acqua
nei secchi, le costole dei libri, le pagine aperte di un quaderno
che aspetta di essere 'sporcato' con lettere e parole da mani piccole
ed esperte.
Un
sapore di altri tempi, un omaggio al difficile e arduo, ma
soddisfacente come null'altro al mondo, mestiere del leggere.
Carla
Noterella
al margine: Lettere fra i lacci contiene così tante piccole raffinatezze -dalla copertina fino ai risguardi che ricordano un vecchio abbecedario- che lo rendono davvero un libro prezioso da tenere con sé.
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