CI SONO IO E CI SEI TU
RIME
CHIAROSCURE, Bruno Tognolini, Chiara Carminati
Rizzoli,
2012
POESIA
DENTRO
DENTRO
C'è una stanza dei bambini
dentro la stanza
c'è una tana di cuscini
Dentro la tana
ci sono io e ci sei tu
Dentro di noi
c'è un universo e anche di più
Che strano se ci penso:
Nel piccolo, l'immenso
FUORI
Quando sarò bambino, e avrò aperto le ali
lasciatemi giocare nei cortili
E quando sarò grande, e avrò la mia famiglia
Lasciatemi le chiavi sulla soglia
Poi quando sarò vecchio, e dovrò stare in casa
Lasciatemi la porta un po' socchiusa
E quando poi la morte mi suonerà la tromba
Lasciatemi socchiusa anche la tomba
Evviva, di nuovo buona poesia! Chiaro
Scuro, Bianco Nero, Bruno Chiara. Sempre con una sottile linea che
li separa, alcune volte visibile, altre introvabile. In copertina un
pinguino che si specchia nel suo negativo: uguale la forma, opposti i
colori. Laddove è bianco al di qua della linea, al di là della
linea è il nero.
La
specularità e l'opposizione, il confronto, il confine tra due attraversa in verità
tutto il libro: fin dal nocciolo. Ad ogni mese è dedicata una rima
che si compone del suo bello e del suo brutto: settembre si porta via
l'estate, ma marmellate ci regala. Coppie in rima, fatte anch'esse
di contrari e opposti, di cani e gatti, di paesi e città, di mare e
montagna, sono l'argomento dell'ultima parte del libro. Mentre in
apertura ci sono le rime di mondo: oggetti, animali, vento e parenti.
Il
nocciolo del libro, quello da cui tutto nasce, ci viene spiegato,
sono le Rime di tempo, al centro del libro: una per ogni mese
dell'anno che Tognolini e Carminati sono stati invitati a scrivere
dalla libreria Tuttestorie di Cagliari e dal Centro servizi
bibliotecari della Provincia di Cagliari in occasione dell'uscita
del Calendario bibliografico di Nati per leggere nel 2006. Ma poi i
due amici poeti hanno deciso che si poteva andare ancora avanti e da
12 filastrocche ora è nato un libro. Per illustrarlo un'altra loro
cara amica: Pia Valentinis che ha sempre dimostrato con entrambi una
forte sintonia.
Questa, in sintesi,
è la storia del libro, ma come sempre accade, la storia del libro si
intreccia con quella del lettore, che - nella fattispecie- sono io.
Tanto Chiara Carminati che Pia Valentinis che Bruno Tognolini
custodiscono pezzi del mio cuore, alcuni non sapendolo, altri
avendone contezza. Questo è per dire che quando ho visto il libro
sulla scrivania di Eleonora glielo ho 'scippato' e ho detto: miiio!
Pur non avendolo neanche aperto già sapevo che mi sarebbe piaciuto
saper distinguere alla sola lettura, dove era la Carminati e dove era
Tognolini. E loro mi hanno assecondato in parte, perché solo di
alcune rime si dichiara maternità o paternità. La sottile linea che li
dovrebbe distinguere si nasconde e loro si mischiano, contenti di
farlo. Alla sfida, al gioco, io però non so resistere quindi cerco
l'uno e cerco l'altra: mi pare che dalla Nebbia esca Bruno, tra i
capelli ricci mossi dritti o storti mi par di vedere Chiara. Chissà
se è vero?
Le
filastrocche Calendarie, il nocciolo di partenza, sanno un po' di
circostanza e risentono di una briglia troppo stretta: d'altronde
scrivere poesia a 'quattro mani intrecciate' richiede la creazione in
partenza di uno schema, di un criterio, una sorta di scatola, entro
cui i due possano muoversi, che talvolta 'stringe e costringe' le
buone idee, non gli consente di decollare (poca pista di rullaggio). Di molto più abbrivio e aria godono invece le Rime di Mondo e anche le Rime di
coppie, queste ultime in particolare creano un dialogo interno nel
loro gioco di specularità che è davvero poesia sulla poesia. Che meraviglia, leggerle. E il
piacere si moltiplica nel vedere come i due si tocchino, si mischino,
si confondano e poi di nuovo tornino a distinguersi. Ed è bello prendere le parti dell'uno o dell'altra, o
non volerle prendere: dentro o fuori, città o paese, penna o
computer, fare o non fare, dolce o salato? Salato. Grazie.
Niente dolcezze, se viene fame
voglio soltanto salato salame
come stambecca che lecca la roccia
voglio bistecca, voglio salsiccia
Come leone non mangia banane
voglio sentire il salato del pane
Mangio la terra, gustando la pizza
Mastico mare, mangiando la cozza
Se mangio i funghi, mi nutro di bosco
Se mangio carne il mio sangue conosco
E l'acquolina che mi è già venuta
È la saliva salata
Carla
Noterella
al margine: sono contenta del bianco-nero della Valentinis. Secondo
me è il linguaggio in cui al meglio si esprime.
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