LAVORARE SU DI NOI
TROPPA
FORTUNA, Hélène
Vignal
Camelozampa
(Camelopardus), 2011
NARRATIVA
PER GRANDI (dai 13 anni)
"La
sera i miei genitori vanno alle riunioni di Maurice Lepoivre. A
volte, non posso fare a meno di domandargli: 'Ma durante le riunioni
cosa fate esattamente?' Mia madre rimane un bel po' senza dire
niente. Poi tira un grosso sospiro, come quando uno si sta
concentrando, e alla fine dice con voce da fantasma 'Lavoriamo su di
noi'. Io questa cosa mica la capisco. Cosa vuol dire 'lavorare su di
noi'? Non faccio domande. Aspetto senza dire niente. Perché a un
certo punto capirò."
Chi
racconta è una bambinetta di nove anni. Non capisce troppo bene che
cosa le stia succedendo intorno: si limita a leggere gli avvenimenti
in sequenza e ad accettarli, così come si accettano le regole di un
gioco. Ci sono e basta.
Il
vecchio Maurice Lepoivre che i genitori della bambina considerano il
loro maestro spirituale è a capo di una comunità di individui,
grandi e piccoli, che in lui vedono un imprescindibile punto di
riferimento.
Le
regole stabilite in questo gruppo sono rigide: non parlare, non
lasciare spazio alle emozioni, saper mantenere il segreto, e
soprattutto sentirsi migliori degli altri, che sono le persone
comuni. Per ottenere ciò tutti sono chiamati a rispettare e a
ripetere come un mantra lo slogan: lavorare su di noi. Tutti i membri
della comunità sono chiamati a farlo, sia gli adulti sia i bambini
che si riuniscono sempre nella grande casa. È questo che li fa
sentire diversi e privilegiati. Loro sì che hanno avuto fortuna.
Troppa fortuna.
Così
arriva a pensare la protagonista di questo breve e intensissimo
racconto. Lei, alla fine della storia, pensa di sé di avere troppa
fortuna. Ma avere troppa fortuna porta in sé una stonatura,
qualcosa di anomalo, disarmonico. Anomalia che attraversa l'intera
narrazione e che lascia un senso di inquietudine e di mistero in chi
legge. È davvero una strana storia questa scritta dalla Vignal, con
una forte componente autobiografica che ne caratterizza la grande
intensità emotiva di alcuni passaggi. Far parte di un'élite, al
principio fa sentire la bambina una privilegiata, ma il prezzo che le
è richiesto in cambio, ovvero le assenze sempre più prolungate dei
genitori, l'isolamento rispetto agli altri, la conseguente
solitudine, l'allontanamento da ogni emozione, il senso del dovere
che non deve mai recedere, tutto questo trasforma il suo sentirsi
superiore in qualcos'altro. Si ritrova chiusa in una gabbia, che le
impedisce di godere di una vita normale e spensierata (per quanto
possibile), come dovrebbe essere quella di ogni bambino della sua
età.
Catturata
dagli occhi magnetici e interrogativi della bambina che guarda la
gabbietta che tiene sul palmo della mano (quella stessa gabbia che,
con felice sintesi di Giovanni Nori, nella quarta si è ingrandita a
tal punto da imprigionare quella stessa bambina), ho preso questo
libro e l'ho letto di un fiato. Già nella lettura mi saliva lo
stesso senso di inquietudine che ha la protagonista e che mi ha
accompagnato fino alla fine. Unica boccata d'ossigeno, d'aria fresca
è il racconto della vacanza in Bretagna (sembra che la Vignal
l'abbia messo lì quasi per dare ancora maggior risalto alla cupezza
del resto della storia). Impossibile non rileggere questo libro una
seconda volta, per ragionare nuovamente sui temi 'difficili' che
mette sul tavolo la Vignal. Nella seconda lettura si apprezza tutto
ancora di più. E poi, sopra ogni contenuto, c'è quel magnifico
stile e quel linguaggio (in questo grandissima è stata anche la
traduttrice) che sa essere ficcante e nello stesso tempo lieve, come
sono spesso i ragazzini.
Carla
Noterella
al margine. Come altri libri di questa interessante casa editrice (la collana Sconfini - Camelozampa è dedicata alla narrativa che arriva da altri paesi: molto interessante!),
questo è un libro difficile che non darei a un lettore che non sia
accorto, ma è un libro che genera domande anche di carattere più
universale su temi come: noi, gli altri, essere guidati, essere autonomi, essere
singoli, essere gruppo, essere comuni, essere privilegiati, essere
svegli, essere addormentati...Se ne potrebbe parlare per ore con
ragazzi in transito verso il mondo degli adulti!
Nessun commento:
Posta un commento