lunedì 26 novembre 2012

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)


VANGO


La lettura di Vango è sicuramente complessa: sia nel primo volume che nel secondo, uscito da poco, si intrecciano diversi piani temporali, con una tecnica di scrittura che contraddistingue Timothée de Fombelle. In entrambi i volumi, che raccontano la storia movimentata di un giovane rampollo dei Romanov, si accavallano le vicende di molti personaggi, alcuni ben definiti altri appena abbozzati, che si muovono freneticamente fra Parigi e New York, fra l’isola di Salina e l’Inghilterra. Molti dei nostri giovani lettori indietreggiano di fronte a due difficoltà: una, come si è detto, è data dalla complessità della trama, dal dover andare avanti e indietro nel tempo e nello spazio, l’altra riguarda l’ambientazione storica scelta, fra la rivoluzione russa e le seconda guerra mondiale.
Detto questo, rendiamo onore al merito: c’è, nel nostro autore, una grande padronanza della narrazione, che nel secondo volume si snoda con chiarezza; abbiamo di fronte un romanzo corale, in cui ciascun personaggio, compreso Iosif Vissarionovich Dzugasvili, detto Stalin, acquista la sua giusta collocazione in un mosaico di intrighi, avventure, passioni, amori sottaciuti, segreti.
Nel dipanarsi della vicenda, che passa dalla prima guerra mondiale alla Resistenza nella Francia occupata dai nazisti, perde importanza l’interrogativo che chiudeva il primo volume, cioè chi fosse Vango, che legami avesse con la Russia; e diventa sempre più importante la vicenda umana che lega il protagonista a Ethel o a Mademoiselle, a padre Zefiro o alla Talpa. Ciascun personaggio porta nel cuore un dolore, una perdita, una separazione; ognuno di loro per difendere i propri affetti, per mantenere le proprie promesse deve conservare il segreto, deve fuggire e nascondersi, deve ingannare un nemico onnipresente e alla fine sconfitto.
De Fombelle ha delle grandi capacità narrative, riesce a creare immagini che illuminano stati d’animo, situazioni, emozioni; la scrittura è scorrevole e il lessico curato e va dato merito alla traduttrice Maria Bastanzetti di aver conservato questa ricchezza; infine ha una grande padronanza del meccanismo narrativo, grazie anche, credo, al suo lavoro di autore teatrale e sceneggiatore, con un ritmo serrato e un intreccio costante dei piani narrativi. La parte finale del romanzo è geniale, nel riconnettere tutti fili, nel ricongiungere i personaggi che nel frattempo sono diventati qualcosa di diverso, nello spiazzare il lettore, convinto fino a poche pagine prima che il centro narrativo sia davvero scoprire chi sono i genitori del protagonista. A maggior ragione dispiace constatare la resistenza che i giovani lettori dimostrano nei confronti di questa romanzo, fuori dai consueti canoni della narrativa di genere.


Eleonora


“Vango. Un principe senza regno”, T. De Fombelle, San Paolo 2012
“Vango. Tra cielo e terra”, T. De Fombelle, San Paolo 2011




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