lunedì 3 dicembre 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


PELO E PELLE
 
LA CAVALLA STORNA, Giovanni Pascoli, Simone Rea
Rizzoli, 2012

POESIA PER MEDI E GRANDI (dai 9 anni)


Pascoli il primo poeta del Novecento. L'ho sempre considerato un 'traghettatore' verso il nuovo secolo. Un rivoluzionario, a suo modo.
Per scelte di contenuto, per i temi della sua poetica, per i suoi moduli espressivi fu certamente un grande innovatore. E sulle sue spalle poggia gran parte della poesia del Novecento.
Innovativo il suo linguaggio poetico come specchio di un altrettanto rivoluzionario modo di pensare, e altrettanto nuova la sua visione della vita.
Nella Cavalla Storna ritornano due dei temi più cari alla sua poetica: gli affetti della famiglia e la natura. Entrambi attraversati dai registri consueti per lui: la malinconia, lo smarrimento, la chiusura rispetto al mondo, ma anche l'attenzione per la vita, colta nei suoi aspetti quotidiani.
Il forte carattere narrativo di questa poesia, che racconta il ritorno a casa della cavalla che guidava il calesse su cui il padre era stato appena assassinato e il conseguente dolore della madre che la interroga per chiedere conferma del nome dell'assassino del marito, si riempie di pathos proprio nello struggente monologo di questa donna nella stalla, che magicamente diventa un dialogo quando la cavalla ne condivide il dolore.
È un inno al dialogo intimo e profondo che dovrebbe legare l'uomo alla natura, in questo caso una donna distrutta dal dolore a una cavalla fedele che le ha riportato a casa il marito morto.
Della cavalla si racconta il suo essere selvaggia, nata tra i pini sulla spiaggia e con gli spruzzi del mare nelle froge, ma anche la sua fedeltà nel rallentare la consueta andatura perché il suo povero padrone morisse in pace, il suo coraggio che, nonostante l'eco degli scoppi, l'ha fatta proseguire per ricondurlo al proprio nido, tra i suoi affetti. "Tu fosti buona, ma parlar non sai!"
E invece, sembra dire Pascoli, con un animale è possibile parlare. Non sarà un linguaggio fatto di parole, ma di emozioni e sguardi, contatto tra pelo e pelle.


Chiunque abbia avuto l'occasione di avere con sé un animale, sa che con esso è possibile stabilire un canale molto personale di comunicazione, un dialogo silenzioso di grande intensità.
In tal senso la scelta dell'abbinamento testo immagini, ovvero Pascoli/Rea ci sembra significativo. Simone Rea lo conosciamo e lo abbiamo già molto apprezzato nel libro delle Favole di Esopo (Topipittori, 2011). Mi pare che il mondo animale e, più in generale, la natura sia un mondo che gli appartiene, in cui si muove a proprio agio. Direi addirittura che sia una scelta programmatica, quasi di appartenenza da parte di Simone che pare preferire gli animali agli uomini.
La straordinaria potenza e la capacità che dimostra Rea nel raccontare le bestie, gli occhi di quella cavalla contengono un mondo, mi pare più che notevole.


Il pathos della poesia, con questa morte tragica e violenta sullo sfondo trova un suo contrappunto nell'uso 'dilagante' di un rosso che Simone Rea ci ha già mostrato in Esopo e che tanto colpisce l'immaginario dei bambini. Gli altri colori che sono altrettanto dominanti, sembrano vedere la luce per la prima volta: così è per il turchese o il bianco o quel color terra bruciata che appartiene a una campagna di altri tempi.
Un altro titolo che Rizzoli dedica alla poesia classica. Il formato gigante rende questa collana davvero da collezione preziosa.

Carla

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