PELO E PELLE
LA CAVALLA STORNA, Giovanni Pascoli,
Simone Rea
Rizzoli, 2012
POESIA PER MEDI E GRANDI (dai 9
anni)
Pascoli il primo poeta del Novecento.
L'ho sempre considerato un 'traghettatore' verso il nuovo secolo. Un
rivoluzionario, a suo modo.
Per scelte di contenuto, per i temi
della sua poetica, per i suoi moduli espressivi fu certamente un
grande innovatore. E sulle sue spalle poggia gran parte della poesia
del Novecento.
Innovativo il suo linguaggio poetico
come specchio di un altrettanto rivoluzionario modo di pensare, e
altrettanto nuova la sua visione della vita.
Nella Cavalla Storna ritornano
due dei temi più cari alla sua poetica: gli affetti della famiglia e
la natura. Entrambi attraversati dai registri consueti per lui: la
malinconia, lo smarrimento, la chiusura rispetto al mondo, ma anche
l'attenzione per la vita, colta nei suoi aspetti quotidiani.
Il forte carattere narrativo di questa
poesia, che racconta il ritorno a casa della cavalla che guidava il
calesse su cui il padre era stato appena assassinato e il conseguente
dolore della madre che la interroga per chiedere conferma del nome
dell'assassino del marito, si riempie di pathos proprio nello
struggente monologo di questa donna nella stalla, che magicamente
diventa un dialogo quando la cavalla ne condivide il dolore.
È un inno al dialogo intimo e profondo
che dovrebbe legare l'uomo alla natura, in questo caso una donna
distrutta dal dolore a una cavalla fedele che le ha riportato a casa
il marito morto.
Della cavalla si racconta il suo essere
selvaggia, nata tra i pini sulla spiaggia e con gli spruzzi del mare
nelle froge, ma anche la sua fedeltà nel rallentare la consueta
andatura perché il suo povero padrone morisse in pace, il suo
coraggio che, nonostante l'eco degli scoppi, l'ha fatta proseguire
per ricondurlo al proprio nido, tra i suoi affetti. "Tu fosti
buona, ma parlar non sai!"
E invece, sembra dire Pascoli, con un
animale è possibile parlare. Non sarà un linguaggio fatto di
parole, ma di emozioni e sguardi, contatto tra pelo e pelle.
Chiunque abbia avuto l'occasione di
avere con sé un animale, sa che con esso è possibile stabilire un
canale molto personale di comunicazione, un dialogo silenzioso di
grande intensità.
In tal senso la scelta dell'abbinamento
testo immagini, ovvero Pascoli/Rea ci sembra significativo. Simone
Rea lo conosciamo e lo abbiamo già molto apprezzato nel libro delle
Favole di Esopo (Topipittori, 2011). Mi pare che il mondo animale e,
più in generale, la natura sia un mondo che gli appartiene, in cui
si muove a proprio agio. Direi addirittura che sia una scelta
programmatica, quasi di appartenenza da parte di Simone che pare
preferire gli animali agli uomini.
La straordinaria potenza e la capacità
che dimostra Rea nel raccontare le bestie, gli occhi di quella
cavalla contengono un mondo, mi pare più che notevole.
Il pathos della poesia, con questa
morte tragica e violenta sullo sfondo trova un suo contrappunto
nell'uso 'dilagante' di un rosso che Simone Rea ci ha già mostrato
in Esopo e che tanto colpisce l'immaginario dei bambini. Gli altri
colori che sono altrettanto dominanti, sembrano vedere la luce per la
prima volta: così è per il turchese o il bianco o quel color terra
bruciata che appartiene a una campagna di altri tempi.
Un altro titolo che Rizzoli dedica alla
poesia classica. Il formato gigante rende questa collana davvero da
collezione preziosa.
Carla
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