SU E GIU’
CON L’OTTOVOLANTE
Questo sì,
è un anno che ha messo paura, di crisi economica e di perdita di
posti di lavoro, di sistematico attacco ai diritti e di oscuri
presagi; ma è anche un anno da cui, e qui vengo al discorso più
strettamente connesso ai libri e alla loro vendita, usciamo a testa
alta, confermando la tenuta dei livelli di vendita e la qualità dei
libri proposti.
Il
vincitore assoluto di quest’anno, nonché della classifica generale
di vendita della libreria in cui lavoro, è stato Sepulveda, con il
suo Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico,
libro inequivocabilmente per ragazzi e inserito nelle classifiche
nazionali come libro di narrativa solo per migliorare i ‘conti’
del suo editore; seguito dall’intramontabile Piccolo Principe e
da
un discreto numero di Diari di una schiappa, dal Mistero
del London Eye,
da La Gallinella che voleva vedere il mare
e poi, solo poi uno Stilton e ben oltre la quindicesima posizione la
maialina Peppa Pig: non so se lo avete notato, ma la medesima
maialina è in testa a tutte le classifiche nazionali di vendita dei
libri per bambini, che non comprendono i dati della grande
distribuzione, il cui orientamento è facilmente immaginabile. Quindi
mentre il livello generale scende ai livelli di libri del tutto privi
di qualsiasi consistenza, in questa libreria riusciamo a salire,
grazie ad un meticoloso lavoro di ‘consiglio’ e ‘sconsiglio’,
rivolto ai nostri affezionati lettori, e ad un’attenzione per le
proposte migliori dell’editoria per ragazzi. Mai come quest’anno
ci è stato chiesto di proporre libri al di sotto di dieci euro: se
ne è avvantaggiato il cosiddetto ‘catalogo’, da Dahl a Rodari a
Calvino e le varie collane già testate, ne hanno risentito le
edizioni rilegate, con l’eccezione, per me incomprensibile, del
topo viaggiatore (Stilton e i suoi viaggi nel regno della fantasia) e
gli illustrati con un prezzo di copertina troppo elevato. Grande boom
delle collane per le prime letture e per ragazzi/e sopra gli undici
anni.
Molti
editori di qualità continuano la loro crescita o confermano le
ragguardevoli posizioni raggiunte. Ci sono margini per un’ulteriore
crescita? Indubbiamente sì, considerando che comunque la nostra
esposizione non ha escluso i prodotti commerciali, anche quelli più
piegati alle tendenze del mercato; questo dimostra, secondo me, che
quando ai nostri lettori, grandi o piccoli che siano, diamo realmente
la possibilità di sceglier, dando alle novità dei diversi editori
la giusta esposizione e visibilità, i lettori poi scelgono davvero e
comprendono il senso del nostro costante richiamo alla
bibliodiversità; ovvero una libreria non svolge il proprio ruolo se
non da voce anche alle proposte più temerarie e di ricerca. Dare
voce, ovviamente, non significa garantire la vendita: su alcuni
titoli di editori di qualità stendo un velo pietoso e non
infierisco. Cosa rende un libro vendibile, perché è di questo che
stiamo parlando? Come mai libri recensiti con grande enfasi e
sponsorizzati da critici e riviste specializzate non hanno un
equivalente successo di pubblico, anzi magari non vendono affatto?
Nel caso dei libri per ragazzi non funziona la pubblicità o la
televisione, se non per i prodotti (non li chiamo nemmeno libri),
tratti da qualche cartone animato: ben pochi si occupano di libri per
ragazzi. E’ molto diverso proporre un libro attraverso la
mediazione di un adulto, insegnante, o bibliotecario, o lettore ad
alta voce; noi librai abbiamo spesso pochi minuti in cui poter
convincere, meglio affascinare, un interlocutore, che sia un piccolo
o un grande: in quei pochi minuti dobbiamo rendere l’idea di ciò
che quel libro vuol raccontare e del perché può essere adatto al
destinatario; i libri ‘facili’ hanno una trama semplice, concetti
chiave facilmente comunicabili. Ma, soprattutto quando parliamo con
gli adulti, le mamme, le nonne, le zie, la faccenda si complica se la
storia parla di situazioni difficili, che in realtà i ragazzini
adorano, di problematiche sociali, dalla povertà al divorzio dei
genitori, o se muore qualcuno o si parla di malattia e di dolore. Poi
c’è il numero delle pagine, la presenza e/o l’assenza di
immagini: è da grandi, da piccoli, da maschi o da femmine? Talvolta
una bella storia si svolge su uno sfondo incomprensibile per chi ha
meno di vent’anni; altre volte il linguaggio e le situazioni
richiedono una maturità difficilmente valutabile.
La realtà
è che il nostro lavoro non può appoggiarsi sulla sensibilità delle
insegnanti o sulla capillarità della presenza delle biblioteche:
scuole e biblioteche hanno ben altri problemi; né sulle capacità di
comunicazione degli editori, che non hanno mezzi; con i laboratori di
lettura cerchiamo di veicolare una capacità di discrimine fra una
bella storia e un libro commerciale, ma davvero anche questo è
troppo poco. Nello stesso tempo, l’evoluzione dell’editoria
digitale, che porterà nuove difficoltà per le librerie, darà anche
un’importanza nuova ai libri che sull’immagine si fondano; senza
contare che la figura del libraio, o del bibliotecario o del lettore
ad alta voce, virtualmente inutili nelle modalità di acquisto
digitale, rimangono indispensabili come filtri, come mediazioni
necessarie fra il libro e il suo potenziale fruitore. Ma è un ruolo
da ripensare.
In
chiusura, nonostante i timori che si possono nutrire per il futuro,
l’anno che si è chiuso ci presenta un bilancio positivo, che tutto
sommato ci incoraggia a proseguire in questa difficile direzione, con
tutti le domande e i dubbi del caso.
Eleonora
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