PER
GRANDI, FORSE ANCHE TROPPO
Dopo il fenomenale circo
natalizio, rieccoci alle letture impegnative, improponibili quando si
ha al massimo un quarto d’ora d’intervallo in una giornata
interminabile. Per riprendere il ritmo dei romanzi, ho preso in mano
La bambina dimenticata dal tempo, di Siobhan Dowd, pubblicato
in prossimità del natale ancora dalla coraggiosa casa editrice
Uovonero. La storia parte dal ritrovamento, in una torbiera al
confine fra Irlanda del Nord ed Eire, di resti umani, forse molto
antichi. Il ragazzo che trova Mel, la bambina mummificata, si chiama
Fergus, è un giovane alla fine del liceo, proiettato in un futuro di
sogni lontano da un paese dilaniato dalla guerra civile; già, perché
la storia è ambientata nel 1981, quando Bobby Sands moriva nelle
carceri inglesi per lo sciopero della fame, effettuato per ottenere
lo status di prigionieri politici ai militanti dell’Ira, detenuti
nelle carceri inglesi. In questa lotta morirono diversi giovani.
Anche il fratello maggiore di Fergus, nel romanzo, è coinvolto nello
sciopero della fame e chi è fuori dal carcere non sa come salvarlo
senza ledere la sua dignità di combattente. Fergus è un bravo
ragazzo, nella sua mente ci sono i primi amori, le amicizie, ma amico
può essere anche un terrorista, oppure un giovane soldato gallese,
cui non importa nulla della regina o della signora Thatcher. Come a
dire che la guerra, qualunque essa sia, non è mai giusta, divide
impropriamente amici e nemici e genera di per sé, inesorabilmente,
solo ingiustizie e sempre nuovi rancori.
Fergus, nello stesso
tempo, è coinvolto nelle ricerche che gli archeologi compiono per
capire chi sia la bambina sepolta nella torbiera. In questa occasione
conosce, e inevitabilmente si innamora, Cora, figlia dell’archeologa
che si occupa di del ritrovamento. Si scoprirà che Mel era una nana
e la sua storia ci viene rivelata dai sogni di Fergus, che ne
ripercorre il sacrificio: lei stessa si consegna ai suoi carnefici,
perché la sua tribù la ritiene responsabile della carestia e della
misteriosa morte del capo. Colpevole perché diversa, agnello
sacrificale immolato per placare la paura e l’ignoranza dei suoi
simili. Da questo denso intreccio fra passato e presente, Fergus
uscirà perdendo l’innocenza: lo zio con cui ha un profondo legame
morirà in uno scontro a fuoco con la polizia e si rivelerà essere
un militante dell’Ira; il suo amico, il soldato gallese con cui ha
fraternizzato, morirà proprio nel corso di un attentato organizzato
da zio Tally; Cora se ne andrà e suo fratello forse si salverà. La
sua giusta aspirazione a costruirsi una vita lontano dalla guerra,
alla fine verrà realizzata, lasciandosi questo complicatissimo mondo
alle spalle.
E’ un romanzo
impegnativo, dalla trama complessa, resa ancor più difficile dallo
sfondo storico su cui si sviluppa: chi fra i nostri ragazzi conosce
la storia dell’Irlanda del Nord, il micidiale conflitto che ha
prodotto migliaia di morti; chi di loro può anche solo aver sfiorato
l’intricato dibattito morale legato ad una guerra civile, o ad una
lotta politica estrema. Per questo, il romanzo mi sembra richiedere
lettori più maturi dei ragazzi di cui di solito parliamo, almeno di
quindici sedici anni e anche lì, sarebbe necessaria una lettura
accompagnata da molte spiegazioni e altrettante domande.
L’altro aspetto della
storia, la vicenda di Mel, che sicuramente esprime la speciale
sensibilità dell’autrice nei confronti dei ‘diversi’, rimane
un po’ in secondo piano e, devo dire, l’escamotage della
rivelazione onirica della sua storia l’ho trovato un po’ forzato;
mentre mi è sembrato acuto e dolorosamente consapevole lo sguardo
della Dowd, lei cattolica, nata in Inghilterra da genitori irlandesi,
sul conflitto che ha dilaniato l’Irlanda; ovviamente, mi sento di
dire che molto dell’interesse è dato, per me, dall’aver vissuto
quegli anni ed ho un ricordo molto vivo della storia, tragica, di
Bobby Sands.
Eleonora
“La bambina dimenticata
dal tempo”, S. Dowd, Uovonero 2012.
Nessun commento:
Posta un commento