IL BAMBINO FANTASMA, Sonya Hartnett
NARRATIVA PER GRANDI
(dai 12 anni)
Dopo
aver attraversato il mare tutta sola a bordo di una piccola barca a
vela, dopo aver parlato con pesci e balene, dopo aver visto la lotta
tra due mostri, il leviatano e il kraken, dopo aver reincontrato su
un'isola brulla il suo grande amore, e dopo aver avuto il coraggio di
lasciarlo alla sua quiete solitaria, Maddy torna indietro, sospinta
da Zefiro, un vento giovane e possente, proprio come lei.
Dopo
una vita piena di sogni, Maddy smette di essere Maddy e diventa
Matilda, ed è pronta a mettere radici nella vita vera.Quando era bambina poteva essere paragonata a un fiore selvatico che riesce a crescere in un pezzetto di terra conquistato: era solitaria e forte.
Una madre distante e un padre severo fecero di lei una bambina timida dai molti pensieri, con un nargun come unico amico, che la ascoltava e la proteggeva.
Quando Maddy non era più ghianda ma neanche ancora quercia, suo padre le domandò quale fosse la cosa più bella al mondo. Le aquile di mare, ciò che lei disse, fu una risposta che non lo convinse e quindi la portò a vedere il mondo. Da questo meraviglioso viaggio Maddy tornò con un padre affettuoso e con una risposta diversa a quella domanda. Ma le aquile di mare fecero scoccare in lei l'amore, quello invincibile. Leggero come una piuma, il ragazzo che amava le aquile di mare, fu per lei un sogno, come fu un sogno la piccola fata con lui concepita, ma entrambi si dissolsero nel dolore e nella malinconia. Ma Maddy, donna coraggiosa, partì per un altro lunghissimo viaggio in cerca di altre risposte ad altre domande. Ma come ogni viaggio che si rispetti deve avere un suo compimento, in un ritorno, un ritorno a sé stessi. Così fu da lì in poi, per lei una vita del tutto diversa, fatta di guerra, medicina, studio, silenzi e serenità interiore. E così piano piano è diventata vecchia.
Questo è ciò che racconta Matilda a quel pallido bambino, non del tutto inaspettato, che una giorno si presentò a casa sua. Lì, ogni oggetto che Matilda ha collezionato, legandolo ad un ricordo, suggerisce domande da parte del bambino. Ed ecco perché Matilda ripercorre la sua vita a ritroso.
È naturale, credo, guardarsi indietro, per una serata o per un attimo, prima dell'ultima partenza, quella da cui non si torna.
Un
libro fatto di dettagli e di massimi sistemi. Una grandiosa
cosmogonia in cui accanto a piccoli oggetti collezionati per una
vita, accanto alla vita quotidiana, ruotano anche le sfere
dell'universo e si discute del senso della vita, dell'amore, della
maternità, della perdita, della morte.
Sonya
Hartnett si riconferma una grandissima scrittrice. Questo libro, come
gli altri due che conosco (L'asinello d'argento, Lo zoo di
mezzanotte), è un mare profondo
su cui galleggiano molte delle domande che ogni essere umano degno di
tale nome dovrebbe essersi posto almeno una volta nella vita. Ma vi
galleggiano altrettante ipotesi di risoluzione. Le domande e le
potenziali risposte sono lì per essere ripescate da chi abbia voglia
di costruire per sé una mappa di senso con cui orientarsi per
vivere.
La storia di Matilda è unica ed emblematica al contempo. È strumento nelle mani del lettore per ricavare ad ogni pagina spunti di riflessione, ma nello stesso tempo quella stessa pagina si trasforma in riflesso di scenari sconfinati, di luoghi aperti veri o immaginati, di racconti avventurosi di viaggi autentici e racconti profondamente intimi di viaggi interiori. Matilda, così narrando, ti porta altrove, dove lei è stata, ed entra lentamente dentro ogni lettore, il suo lento e sereno racconto di una vita intera si annida nella testa e nel cuore.
Ti cattura la sua coerenza, la sua tenacia, la sua rara sensibilità, il suo senso di libertà e il suo amore per la verità ad ogni costo. Ti rammarichi con lei per la giraffa di peluche ormai andata, ti innamori con lei del ragazzo sulla riva del mare che parla ai pellicani, ti disperi con lei nelle solitudini della casa nel bosco, trepidi con lei nel navigare dove l'acqua è nera e profonda. Sei con lei nel suo viaggio interiore alla ricerca di sé, ma sei con lei anche quando si prende cura dei reduci di guerra. Da lei impari ad amare e a lasciare andare, da lei impari che nella vita occorre sempre dare un senso e cercare una direzione... E così, quando capisci che ti sta lasciando, con serenità e consapevolezza accetti di separarti lei. Se così è, puoi considerarti un suo buon allievo.
Carla
Noterella
al margine, ma neanche tanto. Come è già successo di pensare per Lo zoo di mezzanotte penso che la
scrittura, lo stile di Sonya Hartnett sia l'altro grande pregio dei
suoi libri. Per lettori adulti o per ragazzi, non fa differenza, il
suo immaginario sconfinato, il suo orizzonte così aperto, degno
della terra da cui scrive, l'Australia, la sua forza emotiva, la sua
rara capacità dell'uso delle metafore, il suo continuo passaggio da
un registro realistico a uno magico sono godimento puro.
Seconda
noterella al margine. Quanta poetica somiglianza tra i significati
ultimi di due libri tra loro così diversi: Il bambino
fantasma e I pani d'oro della vecchina
(Topipittori, 2012)...
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