La cipolla è un'altra cosa.
Interiora non ne ha.
Completamente cipolla
fino alla cipollità.
Cipolluta di fuori,
cipollosa fino al cuore,
potrebbe guardarsi dentro
senza provare timore.
(da La cipolla,
-->
Wisława Szyborska)
PRIMAVERA ESTATE AUTUNNO INVERNO,
Pittau e Gervais
Topipittori, 2011
Ogni stagione si annuncia con il
disegno di un ramo, un ramo di un melo. A primavera con il fiore rosa
pallido. In estate con il frutto verde e acerbo, in atunno con una
bella mela rossa e in inverno lo stesso ramo appare spoglio, solo due
foglie accartocciate che al primo vento si staccherano.
Ecco, dopo il ramo nudo che annuncia
l'inverno arriva lei: la cipolla. Al centro della pagina, della varietà ramata di Montoro. Perfetta, simmetrica quasi un astratto.
Con gli occhi riesci a sentire il liscio della buccia, il peloso dei barbigli, ovvero le sue radicette superficiali e senti anche la fragilità della buccia al colletto.
Nella pagina accanto compare la neve, macchiette azzurre irregolari su una pagina bianca. Alzi l'aletta e scopri un mondo di asterischi di cristallo, come vuole la norma: ognuno diverso dall'altro.
Ieri qui ha quasi nevicato, il cielo da grigio che era è diventato giallino e chicchi di ghiaccio che sembravan grandine hanno cominciato a scendere lenti come fiocchi di neve, ma non mi sono fermata a raccoglierli per vedere il loro intreccio interno. Ho solo cercato di rimanere in sella alla moto e di portare in salvo le penne.
Torniamo all'amata cipolla che ritrovo anche in I frutti della terra (Florence Guiraud, Judith Nouvion, Gallucci, 2012).
Di nuovo una cipolla dorata, che si disvela nella grande immagine di destra su un fondo che allude alla carta kraft (ovvero quella robustissima carta marroncina con cui si fanno i sacchetti per incartare la verdura).
Nella pagina bianca di
sinistra apprendo che il fiore della cipolla ha la forma di una
sferetta e che probabilmente è una pianta arrivata dall'Asia e che
in America la importò Colombo.
L'applicazione e l'uso della cipolla li trovo su Une Cuisine grande comme un jardin (Alain Serres, Martin Jarrie, Rue du monde, 2004). Accanto alla tavola dipinta con una grande cipolla rossa leggo la ricetta dei petit beignets indiani di cipolla e paprica. Per questa dovrete attendere il fine settimana...
Tre libri di età, di formato, di autori diversi, Ma tre bellissimi libri per parlare dei frutti della terra e del loro tempo.
Il primo, Primavera estate autunno inverno, è quasi silenzioso, poche parole accompagnate dal meraviglioso cigolio che fanno le pagine rigide che scorrono intorno alla grande spirale della rilegatura (un suono di altri tempi...). E per me che sono cresciuta sfogliando ogni giorno il libro disegnato dai bambini di San Gersolè, un vero incanto. Sfogli con lentezza le pagine e vedi il tempo che scorre, l'avvicendarsi di animali, piante, colori. E allora crei collegamenti mentali, impari, ricordi e ti godi delle immagini emozionanti a tal punto da avere oltre al colore anche l'odore di ciò che raffigurano.
Nel libro I frutti della terra l'intento è meno poetico e meno suggestivo, ma più assertivo. Informazioni prese da fonti diverse: la scienza, la cultura popolare, la storia. Poche informazioni che hanno il merito di fissarsi nella mente del lettore. Lo stupore del grande frutto che disvela per intero nel suo interno si ripete per quaranta pagine e ogni volta è un'emozione.
Una vera meraviglia.
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