LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)
DI UN CERTO PESO
La leggerezza perduta,
Cristina Bellemo, Alicia Baladan
Topipittori, 2013
ILLUSTRATI PER MEDI (dai 6 anni)
"Ma a guardarlo bene, quello
non era mica un castello come gli altri.
Il fatto è che stava appoggiato su
una nuvola: proprio così, e da sempre. Lì sospeso nel cielo, come
fosse fatto di nuvola pure lui. Invece era un castello vero, di sassi
e mattoni, di torri e bastioni, di merli, merletti e garitte."
A un castello così manca la linea
dell'orizzonte, mancano gli attacchi da parte di un nemico. Solo
rondini di passaggio si posano sui merli...
Il castello ha anche un re: Celeste,
sovrano piuttosto distratto che non si accorge che, con lo scorrere
del tempo, il castello si riempie di così tante cose, la nuvola non
è più in grado di sostenerne il peso.
L'unica cosa da fare per salvare la
situazione è quella di 'alleggerire' il palazzo stesso, disfandosi
del superfluo, dell'inutile. La prima a volar giù è la corona, la
seguono tutta una serie di improbabili oggetti di cui i sudditi di
Celeste si liberano senza troppo pensare. Ma vola giù anche la
violenza, la rabbia, le parolacce e le spade.
Il castello riprende il suo 'peso forma'
e smette di essere inclinato.
Tutto ciò che è stato gettato viene
raccolto nel Museo del Superfluo (perché non si butta niente, non è
bello) e sono in molti a visitarlo per poter capire finalmente
quali sono le cose leggere e quali quelle pesanti.
Qualche sogno, qualche desiderio e
qualche amore, buttati nella foga, furono recuperati. Quelli non
fanno peso, fan leggerezza.
Una storia che ha il sapore di un
racconto di Italo Calvino, maestro supremo di Leggerezza. Una storia
fatta di cavalieri e castelli medievali che potrebbero essere abitati
da Cavalieri Inesistenti o Visconti dimezzati, luoghi ideali per
Baroni Rampanti che con il suolo non vogliono avere nulla a che
spartire. Castelli che ricordano Ottavia, città ragnatela sospesa
nel vuoto, o Bauci, città che dalla terra si tiene volutamente
distante: "I sottili trampoli che s'alzano dal suolo a gran
distanza l'uno dall'altro e si perdono sopra le nubi sostengono la
città".
E come in ogni buon racconto, ad una
cosa corrisponde il proprio contrario: la Leggerezza e il Peso dato
dal superfluo. Una sequenza di cose inutili di cui amiamo circondarci
per una sorta di horror vacui che ci terrorizza vanno a comporre
questa fantasmagoria di museo, che si riempie di meraviglie
dell'ingegno, come la macchina per grattar la schiena davanti alla
tivù o il materasso con i sogni incorporati.
Adoro la leggerezza e i leggeri.
Condivido che la vita deve essere fatta principalmente di poche cose
importanti. Sono d'accordo che si può vivere meglio senza spade e
senza presse per stendere le rughe. Ma io, purtroppo, sono una che ha
un pessimo rapporto con il gesto del buttare, del disfarsi di. Ogni
cianfruglio che mi gira per le mani, improvvisamente ai miei occhi
diventa -o pensa di poter diventare- qualcos'altro e magicamente
resta attaccato a me e alla mia fantasia. E non lo butto. Mi odiano a
casa, per questo. Ma forse per lo stesso motivo mi amano anche un
po', perché di ogni oggetto sono capace di vedere l'anima che lo
rende un po' 'immortale', anche se evidentemente superfluo.
Sarei la custode ideale di quel museo
lì, di cui la Bellemo racconta. E la pioggia di assurdi oggetti (dai
cappelli a doppia calotta, all'ombrello sociale con tre manici) così
ben concepiti dalla bravissima Alicia Baladan vorrei finisse nel mio retino da farfalle. E lì restasse.
Carla
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