giovedì 4 aprile 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

DI UN CERTO PESO

La leggerezza perduta, Cristina Bellemo, Alicia Baladan 
Topipittori, 2013


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 6 anni)

"Ma a guardarlo bene, quello non era mica un castello come gli altri.
Il fatto è che stava appoggiato su una nuvola: proprio così, e da sempre. Lì sospeso nel cielo, come fosse fatto di nuvola pure lui. Invece era un castello vero, di sassi e mattoni, di torri e bastioni, di merli, merletti e garitte."



A un castello così manca la linea dell'orizzonte, mancano gli attacchi da parte di un nemico. Solo rondini di passaggio si posano sui merli...
Il castello ha anche un re: Celeste, sovrano piuttosto distratto che non si accorge che, con lo scorrere del tempo, il castello si riempie di così tante cose, la nuvola non è più in grado di sostenerne il peso.
L'unica cosa da fare per salvare la situazione è quella di 'alleggerire' il palazzo stesso, disfandosi del superfluo, dell'inutile. La prima a volar giù è la corona, la seguono tutta una serie di improbabili oggetti di cui i sudditi di Celeste si liberano senza troppo pensare. Ma vola giù anche la violenza, la rabbia, le parolacce e le spade.
Il castello riprende il suo 'peso forma' e smette di essere inclinato.
Tutto ciò che è stato gettato viene raccolto nel Museo del Superfluo (perché non si butta niente, non è bello) e sono in molti a visitarlo per poter capire finalmente quali sono le cose leggere e quali quelle pesanti.
Qualche sogno, qualche desiderio e qualche amore, buttati nella foga, furono recuperati. Quelli non fanno peso, fan leggerezza.

Una storia che ha il sapore di un racconto di Italo Calvino, maestro supremo di Leggerezza. Una storia fatta di cavalieri e castelli medievali che potrebbero essere abitati da Cavalieri Inesistenti o Visconti dimezzati, luoghi ideali per Baroni Rampanti che con il suolo non vogliono avere nulla a che spartire. Castelli che ricordano Ottavia, città ragnatela sospesa nel vuoto, o Bauci, città che dalla terra si tiene volutamente distante: "I sottili trampoli che s'alzano dal suolo a gran distanza l'uno dall'altro e si perdono sopra le nubi sostengono la città".
E come in ogni buon racconto, ad una cosa corrisponde il proprio contrario: la Leggerezza e il Peso dato dal superfluo. Una sequenza di cose inutili di cui amiamo circondarci per una sorta di horror vacui che ci terrorizza vanno a comporre questa fantasmagoria di museo, che si riempie di meraviglie dell'ingegno, come la macchina per grattar la schiena davanti alla tivù o il materasso con i sogni incorporati.

Adoro la leggerezza e i leggeri. Condivido che la vita deve essere fatta principalmente di poche cose importanti. Sono d'accordo che si può vivere meglio senza spade e senza presse per stendere le rughe. Ma io, purtroppo, sono una che ha un pessimo rapporto con il gesto del buttare, del disfarsi di. Ogni cianfruglio che mi gira per le mani, improvvisamente ai miei occhi diventa -o pensa di poter diventare- qualcos'altro e magicamente resta attaccato a me e alla mia fantasia. E non lo butto. Mi odiano a casa, per questo. Ma forse per lo stesso motivo mi amano anche un po', perché di ogni oggetto sono capace di vedere l'anima che lo rende un po' 'immortale', anche se evidentemente superfluo.


Sarei la custode ideale di quel museo lì, di cui la Bellemo racconta. E la pioggia di assurdi oggetti (dai cappelli a doppia calotta, all'ombrello sociale con tre manici) così ben concepiti dalla bravissima Alicia Baladan vorrei finisse nel mio retino da farfalle. E lì restasse.


Carla

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