DESIRE
Il mondo del desiderio, come può
essere sfuttato, amplificato, manipolato, viene descritto in due
libri diversissimi: un testo di narrativa, rivolto ai ragazzi a
partire dai tredici anni, e un testo di sociologia, che molti
genitori e insegnanti dovrebbero sfogliare.
In L'ordine delle cose, di Paola
Capriolo, abbiamo la rappresentazione del nostro presente appena un
po' enfatizzato, come potrebbe essere domani.
La protagonista del romanzo, Sabrina,
orfana ad appena diciottanni, ha trovato lavoro nella Desire, grande
azienda che si occupa di web marketing, ovvero confeziona prodotti
web in base alle diverse esigenze del pubblico, dalla fiabe alla
musica, inserendovi adeguati spot commerciali. Anzi sono gli stessi
format ad essere un semplice veicolo atto a condizionare le scelte
del pubblico, bambini compresi. Sabrina di questo non è consapevole
ed è più che felice di scrivere fiabe, adeguatamente farcite di
pubblicità di bibite, giocattoli, vestiti e tutto ciò che un
bambino può 'desiderare'. Un vero sistema di manipolazione. A far
aprire gli occhi a Sabrina su questa realtà saranno due personaggi:
un anziano collega, esperto di musica classica, che verrà via via
emarginato nella Desire, società in cui tutti sorridono, e Max,
ragazzo ambiguo, animato da oscuri propositi. In un mondo dove tutto
deve essere perfettamente funzionale allo scopo, vendere vendere
vendere, anche un suicidio o un omicidio vengono riassorbiti,
inglobati, resi funzionali alla missione societaria. Sabrina, alla
fine, si renderà conto della falsa felicità spacciata dalla Desire
e prenderà un'altra difficile strada.
Anche se estremizzata, la descrizione
fatta dall'autrice rende bene i meccanismi perversi e neanche tanto
occulti che sfruttano la nostra vulnerabilità, e in particolare
quella dei più giovani, di fronte alla massiccia e onnipervasiva
proposta di merci, sostenuta da un linguaggio pubblicitario che
sfrutta la nostra sensibilità e le nostre debolzze. Dietro la
facciata del marketing, un mondo privo di scrupoli.
Se pensate che questa sia una visione
apocalittica, vi consiglio la lettura di un saggio di Joel Bakan, già
autore di The Corporation, uscito l'anno scorso con Feltrinelli:
Assalto all'infanzia. Come le corporation stanno trasformando i
nostri figli in consumatori sfrenati.
Si comincia descrivendo l'evoluzione
dei videogiochi, dai primi anni Ottanta ad oggi, che ha portato ad
affinare le tecniche che consentono di creare dipendenza nell'ignaro
giocatore. E chi di noi non ha dovuto sudare sette camicie per
mettere limiti all'uso dei games, in forma di giochi di ruolo o war
games? Si continua con l'analisi del prodotto televisivo, con un
occhio particolare al già denunciato fenomeno della sessualizzazione
dei programmi rivolti a bambini/e e ragazzini/e, definendone
un'immagine di adulti in miniatura, visti come consumatori
potenziali. Per non parlare della violenza contenuta in numerosi
giochi da consolle o da pc.
E ovviamente si parla estesamente
dell'immagine femminile, distorta proprio al fine di alimentare
propensioni all'acquisto di determinati prodotti.Tutto questo non per
loschi secondi fini, ma per creare e ampliare nuovi mercati, in
ultima analisi per vendere.
L'autore, evidentemente, estremizza
molte situazioni, ma fa luce con lucidità su tendenze che, sembrando
quasi luoghi comuni, determinano cambiamenti d'orizzonte importanti e
negativi: come, per esempio, legare le politiche scolastiche alle
esigenze del mercato e svuotando il senso della scuola pubblica. Vi
stanno suonando in testa tanti campanelli d'allarme? E' giusto che
sia così, siamo tutti troppo acritici sulla nostra contemporaneità,
non la leggiamo con il dovuto distacco, troppo presi da una serie
infinita di incombenze. La lettura di questo saggio, valido
soprattutto per la situazione statunitense, in cui i fenomeni
descritti sono più eclatanti, è sicuramente utile per avere un
punto di vista critico sul nostro presente.
Essere consapevoli del veleno che le
finalità commerciali di molti prodotti televisivi e mediatici
introducono nelle teste di bambini e ragazzi non significa
necessariamente demonizzare, ma compensare, controbilanciare,
mettere, fra bambini e schermi di tv e computer, quel filtro critico
che loro non sono ancora in grado di costruirsi.
Che il filtro esista e spesso funzioni
è dimostrato anche da quei bambini e ragazzi che frequentano la
libreria e leggono, leggono, leggono, uno dei migliori antidoti a
disposizione delle famiglie e delle scuole.
Per chiudere con un tono di speranza
voglio parlarvi di una di loro, una ragazzina di dodici anni e mezzo
che ha aperto un blog di recensioni librarie...dodici anni e mezzo,
blog di recensioni librarie. Allora ci sono, ci siete, esercito di
piccoli e grandi lettori, pronti ad affrontare la sfida del mondo
'commercializzato'!! Se volete vedere il blog, si chiama Il blog di Chiara.
Crescete e moltiplicatevi!!
Eleonora
“L'ordine delle cose”, P. Capriolo,
Edizioni E.Elle 2013
“Assalto all'infanzia”, J. Bakan,
Feltrinelli 2012
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