giovedì 10 ottobre 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL RITORNO A CASA
 
Jemmy Button, Alix Barzelay, Jennifer Uman, Valerio Vidali
Rizzoli 2013


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

"Certe notti il ragazzo si arrampicava fino al ramo più alto dell'albero più alto per guardare le stelle. Ascoltava lo sciabordio delle onde e immaginava come sarebbe stato vivere nel mondo dall'altra parte dell'oceano."

Quattordici anni, fuegino, il futuro Jemmy Button davvero sognava il mondo che c'era al di là dell'oceano? Stento a crederlo, ma questo poco importa perché il suo destino effettivamente laggiù lo sta portando.
Da un brigantino inglese scendono uomini che, mossi da curiosità scientifica, propongono al ragazzo di seguirli fino in Inghilterra.
Orundellico, più tardi chiamato Jemmy Button, viene scambiato per un bottone di madreperla (da qui il suo appellativo) e parte con loro.
E qui comincia la sua avventura, la sua esperienza nel mondo civilizzato: i palazzi londinesi gli paiono fatti di roccia e più alti dell'albero più alto della sua foresta, la gente che lo circonda è moltissima, e vestita in modo diverso da lui.


Vestirsi come loro lo fa sentire quasi uguale a loro e le cose che vede lo fanno sentire quasi come a casa.
Ma certe notti la nostalgia della sua terra è così forte che capisce che è arrivato il momento di tornare. Gli stessi uomini che lo avevano portato a Londra, lo riconducono in Sud America perché porti la civiltà tra gli indigeni.
Sulla sabbia della sua isola, quel ragazzo mostra agli altri le scarpe, i pantaloni e la giacchetta ma poi si spoglia dei suoi abiti cittadini per reindossare la sua tenuta di sempre: la pelle a contatto con l'aria.


Tutti conoscono la storia vera di Jemmy Button, il suo 'prelievo' a scopo scientifico da parte del capitano del Beagle, Robert FitzRoy, e il suo ritorno all'isola nella Terra del Fuoco poco più di un anno dopo, con lo stesso capitano e il suo amico Charles Darwin. Tutti sanno anche che il ragazzo non partì da solo ma con altri tre giovani (uno di loro morì poco dopo lo sbarco a Plymouth) e che il fine del capitano era quello di civilizzarli e di cristianizzarli perché poi loro potessero, una volta tornati in patria, civilizzare anche il resto della popolazione. E tutti sanno anche che Jemmy al suo ritorno non civilizzò nessuno perché quella era la vita che portava in sé e non altra. Quella era casa. Esperimento fallito, capitano Fitzroy.

Di tutta la storia di Jemmy Button tralascio gli spunti che offre rispetto al tema del 'colonialismo' ideologico e mi soffermo sul lato emotivo, che mi pare altrettanto convincente e coinvolgente per un giovane lettore.
L'ho detto molte volte nelle riflessioni fatte in questo blog: auguro a ciascun essere umano di avere una casa a cui tornare. Magari in fondo al percorso di una vita, magari dopo aver fatto mille esperienze diverse, magari dopo aver visto i quattro angoli del mondo, ma alla fine avere come obiettivo quello di tornare ad un punto di partenza che accoglie, prima che il corpo, l'anima.
Nel 1830 la valenza 'scientifica' dell'intera azione si rivelò fallimentare perché Jemmy Button di ritorno, si sentì autorizzato a riprendere abitudini e usanze di sempre: era di nuovo a casa.


Carla

Noterella al margine: la fine del racconto, quel saluto finale con gli occhi rivolti al Nord, così come concepito da Alix Barzelay, ci fa supporre una consapevolezza da parte di Orundellico che, contento dell'essere di nuovo casa, non può comunque negare a se stesso l'esperienza vissuta. Da ogni viaggio, lungo o corto che sia, si torna diversi.

Altra noterella al margine:
Buone e suggestive alcune scelte dei due illustratori, ma la potenza della storia mi pare soverchi ogni verde di foresta, ogni blu di mare, ogni grigio di città...


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