IL RITORNO A CASA
Jemmy Button,
Alix Barzelay, Jennifer Uman, Valerio Vidali
Rizzoli 2013
ILLUSTRATI PER MEDI
(dai 7 anni)
"Certe notti il
ragazzo si arrampicava fino al ramo più alto dell'albero più alto
per guardare le stelle. Ascoltava lo sciabordio delle onde e
immaginava come sarebbe stato vivere nel mondo dall'altra parte
dell'oceano."
Quattordici anni,
fuegino, il futuro Jemmy Button davvero sognava il mondo che c'era
al di là dell'oceano? Stento a crederlo, ma questo poco importa
perché il suo destino effettivamente laggiù lo sta portando.
Da un brigantino
inglese scendono uomini che, mossi da curiosità scientifica,
propongono al ragazzo di seguirli fino in Inghilterra.
Orundellico, più tardi
chiamato Jemmy Button, viene scambiato per un bottone di madreperla
(da qui il suo appellativo) e parte con loro.
E qui comincia la sua
avventura, la sua esperienza nel mondo civilizzato: i palazzi
londinesi gli paiono fatti di roccia e più alti dell'albero più
alto della sua foresta, la gente che lo circonda è moltissima, e
vestita in modo diverso da lui.
Vestirsi come loro lo
fa sentire quasi uguale a loro e le cose che vede lo fanno sentire
quasi come a casa.
Ma certe notti la
nostalgia della sua terra è così forte che capisce che è arrivato
il momento di tornare. Gli stessi uomini che lo avevano portato a
Londra, lo riconducono in Sud America perché porti la civiltà tra
gli indigeni.
Sulla sabbia della sua
isola, quel ragazzo mostra agli altri le scarpe, i pantaloni e la
giacchetta ma poi si spoglia dei suoi abiti cittadini per reindossare
la sua tenuta di sempre: la pelle a contatto con l'aria.
Tutti conoscono la
storia vera di Jemmy Button, il suo 'prelievo' a scopo scientifico da
parte del capitano del Beagle, Robert FitzRoy, e il suo ritorno
all'isola nella Terra del Fuoco poco più di un anno dopo, con lo
stesso capitano e il suo amico Charles Darwin. Tutti sanno anche che
il ragazzo non partì da solo ma con altri tre giovani (uno di loro
morì poco dopo lo sbarco a Plymouth) e che il fine del capitano era
quello di civilizzarli e di cristianizzarli perché poi loro
potessero, una volta tornati in patria, civilizzare anche il resto
della popolazione. E tutti sanno anche che Jemmy al suo ritorno non
civilizzò nessuno perché quella era la vita che portava in sé e
non altra. Quella era casa. Esperimento fallito, capitano Fitzroy.
Di tutta la storia di
Jemmy Button tralascio gli spunti che offre rispetto al tema del
'colonialismo' ideologico e mi soffermo sul lato emotivo, che mi
pare altrettanto convincente e coinvolgente per un giovane lettore.
L'ho detto molte volte
nelle riflessioni fatte in questo blog: auguro a ciascun essere umano
di avere una casa a cui tornare. Magari in fondo al percorso di una
vita, magari dopo aver fatto mille esperienze diverse, magari dopo
aver visto i quattro angoli del mondo, ma alla fine avere come
obiettivo quello di tornare ad un punto di partenza che accoglie,
prima che il corpo, l'anima.
Nel 1830 la valenza
'scientifica' dell'intera azione si rivelò fallimentare perché
Jemmy Button di ritorno, si sentì autorizzato a riprendere abitudini
e usanze di sempre: era di nuovo a casa.
Carla
Noterella al margine:
la fine del racconto, quel saluto finale con gli occhi rivolti al
Nord, così come concepito da Alix Barzelay, ci fa supporre una
consapevolezza da parte di Orundellico che, contento dell'essere di
nuovo casa, non può comunque negare a se stesso l'esperienza
vissuta. Da ogni viaggio, lungo o corto che sia, si torna diversi.
Altra noterella al
margine:
Buone e suggestive
alcune scelte dei due illustratori, ma la potenza della storia mi
pare soverchi ogni verde di foresta, ogni blu di mare, ogni grigio di
città...
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