L'IRA FUNESTA DEL PELIDE ACHILLE
La
narrazione del mito ha un profumo speciale, col suo raccontare di
uomini e dei, di amori infelici e di guerre infinite, eroi, guerrieri
dalla forza sovrumana e divinità umanissime, prede di passioni e
generatori di figli mortali. In questa atmosfera così fantasiosa, e
che pure ci parla molto di noi e della nostra cultura, ci immergono
due libri usciti da poco.
Il
primo, La guerra di Troia che sempre ricomincia, di Yvan
Pommaux, affronta l'Iliade e, come l'anno scorso con L'Odissea,
riassume il complesso intreccio del poema omerico senza perderne quel
senso del meraviglioso che lo pervade. Si parte con l'episodio di
Briseide, sottratta da Agamennone ad Achille, scatenandone così
l'ira funesta, e si raccontano via via gli episodi principali,
descrivendo questa guerra infinita, in cui uomini e dei si affrontano
con alterni risultati, ma seminando sempre odio, sangue e dolore.
Fino ad arrivare alla morte di Paride, che costringe Achille ad
imbracciare nuovamente le armi e ad affrontare Ettore, per
uccidederlo e per trascinarne il cadavere fino a che il vecchio re
Priamo non lo muoverà a compassione. Il poema si chiude con il
funerale di Ettore, preludio al poema successivo, il poema della
vittoria dei greci e del viaggio di Ulisse.
La
guerra fra greci e troiani, nata per un pretesto, il rapimento di
Elena, si trascina per decenni generando lutti, vendette, eroismi e
tradimenti, ma soprattutto morte e dolore. Anche nella bella
riduzione di Pommaux, appare come la metafora di tutte le guerre, la
matrice simbolica di tutte le guerre future, che appaiono come
episodi di un unico rito di morte. Ben resa l'atmosfera del mito, la
meravigliosa compenetrazione di umano e divino, di eventi e
situazioni realistici e interventi divini; peccato solo non sia
raccontato l'episodio di Ettore che saluta Astianatte, dal grande
valore simbolico e momento di grandissima poesia, quando nella figura
dell'eroico condottiero troiano prevale l'affetto paterno verso il
figlioletto spaventato dal suo elmo.
Carola
Susani, invece, ne I miti romani, illustrato da Rita
Petruccioli, ci porta a casa, nei miti fondativi della città che
abitiamo, noti e meno noti, partendo dall'enigmatico Giano,
misteriosa divinità che separa l'ordine dal caos, e che governa la
pace e la guerra. E poi Enea, Romolo e Remo, per finire degnamente
con le oche del Campidoglio. Ne emerge l'immagine di un popolo rude,
molto legato alle proprie virtù guerriere, ma anche capace di
ribellarsi ai tiranni, come nel caso della ribellione a Tarquinio il
Superbo. Sono certa che molti di questi miti siano ignoti ai
ragazzini delle elementari cui questi libri sono rivolti. Ben venga,
dunque questa agile raccolta, scritta in mondo scorrevole e
divertente, condita dal giusto grado di ironia: devo dire che ho
trovato molto divertente la descrizione della nascita di Roma come
melting pot, crogiolo di bruti e bellimbusti dal carattere
intrattabile, capaci solo di fare a botte.
Ho
trovato, anche, più che apprezzabile l'esplicitazione delle fonti
letterarie latine, Ovidio, Virgilio e Tito Livio, sia per la
correttezza dell'informazione che, non si sa mai, per gli incauti
desideri di approfondimento che si potrebbero suscitare.
Sulla
nascita di Roma e mitologia connessa aveva gia scritto Giovanni
Nucci, in E fonderai la più grande città del mondo, in
cui però la narrazione si concentra sul mito fondativo della città
che diventerà caput mundi, più che sul pantheon autoctono, ovvero
sulle divinità non di derivazione greca, ma, per esempio, latina ed
etrusca.
Eleonora
“La
guerra di Troia che sempre ricomincia”, Y. Pommaux, Babalibri 2013
“Miti
romani”, C. Susani e R. Petruccioli, La Nuova Frontiera 2013
“E
fonderai la più grande città del mondo”, G. Nucci, Feltrinelli
kids 2010
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