FAI QUALCOSA!
The Sign on Rosie’s
Door, Maurice
Sendak
Harper Collins Publishers 1988
Sarà perché da
bambina avevo spesso di che annoiarmi (e dunque ero costretta ad
inventare strategie per intrattenere me stessa), sarà perché ho da
ultimo attuato quello che chiamano “downshifting” (lasciando
molto prima del tempo un lavoro dipendente, nonché abbandonando la
città per vivere in un minuscolo borgo tra mare e colline)… fatto
sta che, rileggendolo, ho trovato che questo libro di Sendak è di
fatto un vero inno all’approccio minimalista e attivo alla vita,
fondato sull’uso di pochi mezzi e di grandi risorse d’immaginazione
e d’inventiva.
Rosie è una bambina
sveglia e propositiva, una capo-banda che coinvolge immediatamente e
con poche battute, con spunti veloci gli abituali compagni di gioco.
Sulla porta di casa affigge un cartello “SE VUOI CONOSCERE UN
SEGRETO, BUSSA 3 VOLTE”. Una calamita irresistibile che invita a
scoprire nuovi mondi. Quando Kathy bussa e chiede conto del mistero,
la risposta è surreale ed eccitante: “Non sono più Rosie, sono la
bella cantante Alinda… e una volta o l’altra mi esibirò in un
grande musical!”. “Quando?” chiede Kathy curiosa e vagamente
sbigottita. “Adesso, giù in cortile, vieni con me?”.
Rosie inscena finzioni
tanto folgoranti quanto incredibili, trascina gli amici nella
pantomima, accende in quattro e quattr’otto la febbre del gioco.
Poco importa che arrivi il piccolo Lenny, vestito da pompiere, ed
eserciti ripetutamente un’azione di disturbo, cercando di
distogliere gli astanti dal teatrino musicale… Rosie rilancia e gli
soffia il cappello, arrampicandosi in cima alla piramide umana
necessaria a recuperarlo sul davanzale della finestra, dove Lenny il
gradasso l’ha incautamente gettato.
Da un giorno all’altro
i bambini salutandosi si danno appuntamento per una nuova sessione di
divertimento. Ognuno a casa sua, sopporteranno dunque intervalli di
solitudine tediosa. E quando la stessa Rosie dice alla mamma “Non
ho niente da fare…” riceve una risposta semplice e geniale “Bene,
fai qualcosa”.
Allora Rosie scarabocchia qualcosa sulla porta d’ingresso e,
beninteso, la mamma né si scompone, né la sgrida, anzi la
incoraggia “E’ carino… e ora… trova qualche altra cosa da
fare”.
In queste scarne e
poche battute si condensano lo spirito libero e fecondo di Sendak,
l’invito – in chiave nemmeno troppo larvatamente pedagogica – a
lasciar cuocere i bambini nel loro brodo provocandoli bonariamente,
suggerendo loro con due parole la possibilità che ci si possa
sempre, anche con poco, divertire creando. Un divertimento attivo,
cioè, partecipe e spontaneo, che non chiede grandi mezzi, tecnologie
o scenari d’eccezione. L’invito che quella di fare qualcosa
diventi un’abitudine per i piccoli, una costante, un mantra… non
ossessivo, ma certamente ricorrente.
Il giorno dopo Rosie
ritrova gli amici e li coinvolge col suo piglio da condottiero in
nuove, esilaranti avventure. Il tratto elegante e spiritoso di Sendak
riproduce il godimento ludico in tante facce e pose buffe, un’agile
carrellata di monelli in azione, canti, balli, lotte e giravolte, un
inno alla libertà del corpo, oltre che della mente. Lo spirito del
gioco accompagna Rosie anche quando fa ritorno a casa e bussa alla
porta fingendo di essere questa o quella. E la mamma, vigile e
sapiente, ancora una volta la asseconda e la stimola, stando allo
scherzo. Molto di più. Perché quando è ora di dormire e trova
Rosie acciambellata sullo scendiletto, mentre il gatto ronfa tra le
lenzuola… non batte ciglio. Chiede “Perché te ne stai sul
pavimento cara?” e, sentendosi rispondere “Perché sono un gatto
addormentato”, con grande intelligenza si limita ad augurarle la
buona notte e a chiudere la porta. Un gesto di rispetto profondo
che, contemporaneamente, apre un’infinita gamma di possibilità
inventive, tutto quello, a ben pensare, di cui i bambini hanno
davvero bisogno. Un orizzonte sgombro da sciocchi divieti.
Soprattutto, la possibilità sempre data di fare qualcosa –
qualcosa di speciale - persino di un nonnulla.
Felice anno a voi
tutti.
Daniela (Tordi)
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