FERRIERA
Bello,
essenziale, necessario. Non verrebbe da aggiungere altro. Ma bisogna
parlarne, per descrivere un lavoro ben riuscito, di intenso
contenuto, non solo emotivo, e graficamente impeccabile.
Pia
Valentinis racconta la vita del padre; succede di farlo, da adulti,
guardandosi alle spalle e cercando d capire qualcosa che
nell’infanzia non era possibile comprendere. La racconta con
sobrietà, risalendo all'indietro nella storia della famiglia.
Mario,
che allevava canarini e lucherini e amava guardarli e ascoltarli,
aveva avuto una vita dura. Comincia a lavorare da piccolo, in
fabbrica, poi emigrante in Australia, anche lì a lavorare in
fabbrica, cercando di amalgamare dialetto friulano e inglese,
imparato a malapena, in una lingua comprensibile. Ma l’Australia è
troppo grande e così ritorna, ma sempre per fare quel mestiere, va a
lavorare in una acciaieria, che adesso non c'è più, sostituita da
un centro commerciale.
La
parte in cui viene raccontata la vita di fabbrica mi è sembrata la
più densa anche di riflessioni sul nostro comune passato. La vita di
fabbrica, nella sua estrema durezza, implicava un gigantesco noi,
un’identità collettiva fortissima che aveva due cardini: la
dignità del lavoro e la solidarietà. E dignità del lavoro voleva
anche dire l'orgoglio di saper fare, saper fare con le mani, di avere
un ruolo nell'immenso meccanismo sociale. Che fine hanno fatto questi
valori cardine di una società che sapeva affrontare le
diseguaglianze, magari con durezza, ma con un grande ideale
collettivo? Ho l’impressione che abbiano fatto la stessa fine dei
luoghi, le fabbriche, che li hanno ospitati e fatti crescere. La
nostra società liquida non ammette deroghe all’individualismo e
alla corsa all’autoaffermazione; ci siamo ritrovati soli, di fronte
alle difficoltà, di fronte al ‘padrone’, senza nemmeno
rendercene conto.
Chi
è cresciuto in quella dimensione di vita, in quel sistema di valori
non può accettare il nostro più triste presente, apparentemente
opulento, ma solo per pochi. Una storia operaia, fatta di povertà,
durezza, ma anche di poesia, come la passione per gli uccelli canori
dimostra, raccontata con sobrietà e misura, con quel po’ di
giusta commozione nel ricordare quei momenti, nella vecchiaia dei
genitori, quando si prova a parlarsi e a dirsi quello che non si è
mai detto.
Bella
prova d’autore, una graphic novel trans-generazionale, suggestiva
per chi ha ricordi da condividere di un’epoca tramontata,
importante per quei ragazzi e ragazze che non ne hanno nozione.
Eleonora
“Ferriera”,
P. Valentinis, Coconino press 2014
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