CON CURA
Il leone e
l'uccellino, Marianne Dubuc
Orecchio acerbo 2014
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 3 anni)
"Leone sta
lavorando nell'orto quando sente un rumore."
Quel
rumore che Leone sente è il tonfo sordo di un uccellino in volo che,
con un'ala contusa, precipita al suolo. Addio ai compagni migratori,
l'uccello deve necessariamente fermarsi. Leone se ne prende cura,
fascia l'ala e lo fa adagiare nella sua morbida criniera. Quindi lo
invita a stabilirsi nella sua casa che, abbastanza spaziosa, può
accogliere entrambi. E così, dopo l'autunno, arriva l'inverno che è
freddo e pieno di neve. Leone ed uccellino sono ancora insieme e
trascorrono felici, in compagnia l'uno dell'altro, le giornate gelide
che si susseguono. Dopo l'inverno arriva la primavera e con essa il
tempo di tornare a volare e raggiungere lo stormo, lasciato
nell'autunno.
I
due compagni si separano. E per il leone tornano i giorni della
solitudine e riprendono le abitudini solitarie: andare a pesca nel
lago, la cura dell'orto.
Il
tempo passa lentamente e il leone non dimentica, ma ritrova la propria quiete finché, il
successivo autunno, si ode un fischio conosciuto...
Ci
sono autori che si sono conquistati un posto nel mio 'Albo dei
preferiti' e Marianne Dubuc è una di queste. Mi cattura la
leggerezza e la serenità che colgo in ogni suo libro. Ma ancora di
più mi colpisce la profonda tenerezza con cui costruisce le sue
storie. Ne Il carnevale degli animali rimasi colpita
dall'ingenuità con cui animali grandi e grossi 'si mascheravano' da
qualcos'altro pensando che sarebbe bastata una gobba legata con lo
spago a farli assomigliare a un dromedario, o che, con un becco
giallo, anche un elefante potesse essere scambiato per un tucano...
Quella
ingenuità che tanto appartiene anche ai bambini è vista sempre con
un occhio affettuoso. Sguardo analogo mi pare l'abbia guidata nel
raccontarci questo leone premuroso che smentisce la notoria ferocia
nel salvare l'uccellino e nell'accoglierlo in casa. Nel rispetto dimostrato nel lasciarlo andare, nonostante il naturale desiderio di
averlo sempre con sé, l'inevitabile malinconia data dall'assenza, e
la sottile speranza di rivederlo apparire all'orizzonte sono i lati
del carattere del leone che ce lo fanno amare. Incondizionatamente.
E
poi c'è il colore che parla al lettore con uguale intensità: si
accende o si attenua, seguendo lo scorrere delle stagioni e, con
naturalezza, riconosciamo l'inverno, l'autunno e la primavera in
arrivo.
E
poi c'è la costruzione della pagina. L'occhio viene cullato da una
immagine a tutto campo a un disegno racchiuso in una sorta di oblò,
dedicato a un particolare che viene messo a fuoco da un immaginario
zoom che qualcuno fa ruotare per noi.
E
poi c'è il testo. Ridotto anch'esso al minimo necessario per creare
i nodi di senso in questa trama che sostiene grandi temi: la
libertà di scelta, la cura e il rispetto dell'altro, l'amore che non è fatto di possesso.
Sottili indicazioni vengono suggerite al lettore nell'alternarsi di corsivo e tondo, laddove al
corsivo sono affidati i dialoghi e al tondo la narrazione esterna. Ma è evidente che la
parola voglia sottrarsi per lasciare spazio a immagini e colori.
Veri
e propri momenti di stupore si generano nella pagina tutta bianca
prima dello sbocciare di un primo crocus nella neve, oppure in quella
nota musicale sulla pagina candida, rappresentazione, vera e propria
sigla, di un suono che colpisce allo stesso momento l'occhio e
l'orecchio e che tutti, leone per primo, desideravamo sentire...
Carla
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