lunedì 27 ottobre 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


OH, LA GIOIA!
Oh, i colori!, Jorge Luján, Piet Grobler
Lapis Edizioni 2014

POESIA


"In un piccolissimo seme
ci sta tutto il verde,
ci sta un trifoglio, ci sta una quercia,
ci sta la selva intera.

En una pequeña semilla
cabe todo el verde,
cabe el trébol, cabe la ceiba,
cabe la selva entera."

Una decina di colori e per ognuno di loro un pensiero che si fa poesia. 
In italiano e in spagnolo. L'arancio, irresistibile, da mordere; il rosso che canta. Il beige, il colore della sabbia, cullato dalla marea si è addormentato. L'azzurro è contemporaneamente nel cielo e negli occhi di Consuelo. Il marron è il colore di un cocco, ma anche dello stambecco. Il nero è il colore dell'universo e il bianco, che i colori li contiene tutti, è il colore della luna che, come un ventaglio in cielo, si apre e si chiude, prima sottile poi circolare, poi di nuovo sottile.


Gioisco sempre di fronte ai libri di poesia, perché penso che possano solo far del bene a chi li legge. E ogni volta che ne vedo uno constato con altrettanta gioia che esistono editori che alla poesia dedicano attenzione, andando in una direzione ostinata e contraria rispetto a quelle che sono le leggi del mercato: i libri di poesia vendono poco, si sa.
Tuttavia, i miei ragionamenti sui libri di poesia di un certo tipo mi paiono sempre riduttivi, rispetto alla portata dei contenuti. Spesso ho l'impressione che mi manchino le parole giuste. Tutto quello che dico in merito mi pare svilirsi, come nebbioso di fronte a tanto nitore. 


Ma nonstante questo vado avanti.
Di questo libro mi colpiscono diverse cose: massimamente i due immaginari quello di Lujan, così ben rispettato dalla traduzione di Teresa Porcella, e quello di Piet Grobler. E ancora la consonanza di vedute che i due hanno. Parlano la stessa lingua, solo che uno usa le parole, l'altro i pennelli.
Una percezione così convergente si incontra sulla pagina, ma fa anche di più: mi sembra moltiplicarsi all'infinito in un continuo rimando tra testo e immagine, un po' come avviene quando mettiamo uno specchio di fronte a uno specchio.



Per questo motivo, mi piacerebbe sapere quale è stata la strada che ha fatto incontrare Lujan e Grobler su questo libro, ovvero se lo si deve a una scelta editoriale (e se così fosse, complimenti per la sensibilità) o se i due si siano cercati e trovati perché semplicemente calamitati l'uno verso l'altro.
La leggerezza e la semplicità delle parole vanno verso una rarefazione e smaterializzazione del tema, così come accade nel disegno che si stempera negli acquerelli che perdono spesso la nettezza dei loro contorni. Su questo sfondo sfumato appaiono, come punteggiatura necessaria e sigla di riconoscibilità, i consueti piccoli abitanti delle pagine illustrate da Grobler: uccellini, piccoli insetti, animaletti di ogni genere e quello stambecco, simbolo di leggerezza, che attraversa le pagine dalla copertina fino alla fine, dove oscilla sull'ultima falce di luna, trasformata per l'occasione in un cavallo a dondolo.
Un altro buon libro di poesia.



Carla


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