OH, LA GIOIA!
Oh, i colori!,
Jorge Luján, Piet Grobler
Lapis Edizioni 2014
POESIA
"In un
piccolissimo seme
ci sta tutto il
verde,
ci sta un trifoglio,
ci sta una quercia,
ci sta la selva
intera.
En una pequeña
semilla
cabe todo el verde,
cabe el trébol,
cabe la ceiba,
cabe la selva
entera."
Una
decina di colori e per ognuno di loro un pensiero che si fa poesia.
In italiano e in spagnolo. L'arancio, irresistibile, da mordere; il rosso che canta. Il beige,
il colore della sabbia, cullato dalla marea si è addormentato.
L'azzurro è contemporaneamente nel cielo e negli occhi di Consuelo.
Il marron è il colore di un cocco, ma anche dello stambecco. Il nero
è il colore dell'universo e il bianco, che i colori li contiene
tutti, è il colore della luna che, come un ventaglio in cielo, si
apre e si chiude, prima sottile poi circolare, poi di nuovo sottile.
Gioisco
sempre di fronte ai libri di poesia, perché penso che possano solo
far del bene a chi li legge. E ogni volta che ne vedo uno constato
con altrettanta gioia che esistono editori che alla poesia dedicano
attenzione, andando in una direzione ostinata e contraria rispetto a
quelle che sono le leggi del mercato: i libri di poesia vendono poco,
si sa.
Tuttavia,
i miei ragionamenti sui libri di poesia di un certo tipo mi paiono sempre riduttivi,
rispetto alla portata dei contenuti. Spesso ho l'impressione che mi
manchino le parole giuste. Tutto quello che dico in merito mi pare
svilirsi, come nebbioso di fronte a tanto nitore.
Ma
nonstante questo vado avanti.
Di
questo libro mi colpiscono diverse cose: massimamente i due
immaginari quello di Lujan, così ben rispettato dalla traduzione di
Teresa Porcella, e quello di Piet Grobler. E ancora la consonanza di
vedute che i due hanno. Parlano la stessa lingua, solo che uno usa le
parole, l'altro i pennelli.
Una
percezione così convergente si incontra sulla pagina, ma fa anche di
più: mi sembra moltiplicarsi all'infinito in un continuo rimando tra
testo e immagine, un po' come avviene quando mettiamo uno specchio di
fronte a uno specchio.
Per
questo motivo, mi piacerebbe sapere quale è stata la strada che ha
fatto incontrare Lujan e Grobler su questo libro, ovvero se lo si
deve a una scelta editoriale (e se così fosse, complimenti per la
sensibilità) o se i due si siano cercati e trovati perché
semplicemente calamitati l'uno verso l'altro.
La
leggerezza e la semplicità delle parole vanno verso una rarefazione
e smaterializzazione del tema, così come accade nel disegno che si
stempera negli acquerelli che perdono spesso la nettezza dei loro
contorni. Su questo sfondo sfumato appaiono, come punteggiatura
necessaria e sigla di riconoscibilità, i consueti piccoli abitanti
delle pagine illustrate da Grobler: uccellini, piccoli insetti,
animaletti di ogni genere e quello stambecco, simbolo di leggerezza,
che attraversa le pagine dalla copertina fino alla fine, dove oscilla
sull'ultima falce di luna, trasformata per l'occasione in un cavallo
a dondolo.
Un
altro buon libro di poesia.
Carla
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