sabato 8 novembre 2014

CORTESIE PER GLI OSPITI (libri preferiti da altri)


UN CORAGGIO DA LEONI

Das Löwenmädchen, Kim Fupz Aakeson, Julie Völk 
Gerstenberg, 2014


I leoni – simbolo di audacia sin dall’antichità - hanno sempre popolato l’immaginario infantile. Ne ha fatto una bella carrellata tempo fa sul suo blog Anna Castagnoli a proposito dell’albo di Beatrice Alemagna Un leone a Parigi.
Di questo filone fa parte anche l’albo uscito quest’anno in Germania Das Löwenmädchen (La bambina leone) del danese Kim Fupz Aakeson, apprezzato autore di romanzi, fumetti, libri per bambini e sceneggiature cinematografiche (fra le quali quella dell’ironico noir diretto da Hans Petter Moland In ordine di sparizione, che forse qualcuno di voi ha avuto modo di vedere al cinema).
Questo suo testo per bambini risale a dieci anni fa. Uscì in Danimarca illustrato da Hanne Bartholin, ma di questa prima edizione ho potuto vedere soltanto la copertina, che non mi ha particolarmente colpito, e quindi mi è impossibile darne un giudizio o fare dei paragoni. Il titolo originale era: Una bambina, un leone, un grande cacciatore.




A colpirmi sono state invece le illustrazioni della nuova edizione tedesca. E questo effetto non l’hanno fatto solo a me, se all’ultima Fiera di Francoforte la giovane Julie Völk è riuscita ad aggiudicarsi per questo suo primo albo il premio “Serafina” per illustratori esordienti della Deutsche Akademie für Kinder- und Jugendliteratur. D’altra parte è proprio grazie al particolare fascino emanato dal suo stile che è nato l’intero progetto del libro.
Quando Daniela Filthaut di Gerstenberg ha notato i lavori di questa giovane artista di origine viennese in una mostra degli studenti della rinomata Hochschule für angewandte Wissenschaften di Amburgo si è entusiasmata a tal punto da proporle di illustrare un libro per la sua casa editrice. Su suggerimento della sua editor Kathrin Jockusch ha scelto di affidarle il poetico testo di Kim Fupz Aakeson.


 

Ma veniamo alla storia: Louise ha un leone tutto suo che la segue ovunque.


La cosa è molto pratica, perché così nessuno la disturba durante la ricreazione. I compagni la ignorano come se fosse invisibile e da parte sua Louise dimentica persino i loro nomi.



Anche il maestro non la interroga mai, perché forse ha paura del leone. E la mamma rincasa tardi, probabilmente per non incrociare l’amico felino della figlia. Lavora tutto il giorno e lascia a Louise il pranzo da scaldare in cucina con due parole di saluto scritte su un biglietto. Insomma, se si è in compagnia di un leone nessuno osa attaccar briga o bottone, né i compagni, né il maestro e tanto meno la mamma.
Sì, certo, ogni tanto il leone è preso dal mal d’Africa e vorrebbe tornare tra i suoi simili, ma Louise sa consolarlo con qualche canzoncina e tutto torna come prima.
Senonché un giorno accade qualcosa. Sotto casa di Louise si ferma un camion dei traslochi e tra le suppellettili la bambina scorge dei fucili. Non c’è dubbio: il nuovo vicino dev’essere un cacciatore, un cacciatore di leoni!





Qualche giorno più tardi il vicino suona alla sua porta con il “pretesto” di volersi presentare. Svelta Louise nasconde il suo amico nell’armadio e non apre.
Ma da quel giorno, temendo per l’incolumità del leone, preferisce non farlo più uscire di casa e si mette a girare da sola. In assenza della sua “guardia del corpo” accade però che sempre più spesso i compagni, il maestro e la mamma l’avvicinino e le parlino. A quel punto, pur con mille timori, la bambina si decide ad accogliere in casa anche il vicino, che le assicura di non essere assolutamente malintenzionato e di essere in ogni caso disarmato.
Udito questo Louise apre l’armadio pensando di aizzare il leone contro l’infido quanto incauto cacciatore, ma il suo amico è sparito. Alla sorpresa segue la confessione di tutte le sue paure: paura degli altri bambini, di cui non conosce neanche il nome, del maestro e soprattutto di lui che è un estraneo. «Io mi chiamo Martin» si presenta allora prontamente il vicino per rompere definitivamente il ghiaccio. Nel mentre la mamma è tornata a casa, ha preparato una cioccolata calda, il suo profumo si diffonde per la casa e così Louise e Martin si siedono a berla sul balcone. Dopodiché la bambina inizia a guardare fiduciosa il mondo che la circonda, a cominciare dai bambini che scorrazzano sotto al suo balcone e le fanno ciao.




Julie Völk ha illustrato con particolare grazia questa storia in cui il piano dell’immaginario si sovrappone poeticamente a quello della realtà, in cui una bambina abbandona gradualmente il suo mondo fantastico che le dona sicurezza, ma che allo stesso tempo la isola dagli altri, per trovare un nuovo amico, questa volta in carne ed ossa. Le tavole dal lieve tratto a matita, in cui spiccano soffuse macchie di colore (solo colori primari: giallo, blu e rosso), trasmettono un’atmosfera onirica speciale e sono al contempo capaci di trasporre graficamente con grande abilità il significato metaforico della storia. Alla fine il caldo giallo del felino, che infondeva a Louise coraggio, diventa il calore della casa illuminata, in cui compare finalmente anche la mamma.


Anna (Becchi)

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