TREVOR
Leggerezza
è la parola chiave del libro di James Lecesne, Trevor. Non sei
sbagliato: sei come sei. Leggerezza che non è sinonimo di
superficialità, al contrario è il passo delicato che consente di
entrare in punta di piedi nel terreno 'scandaloso' dell'identità
sessuale. O, se vogliamo dell'identità in generale.
Trevor
è un ragazzo di tredici anni, con una famiglia normalmente sballata,
genitori assenti e una routine prevedibilissima. E' un ragazzo
speciale, entusiasta, fan di Lady Gaga e animatore dello spettacolo
teatrale della scuola. Nel suo diario descrive i suoi progetti, le
vecchie e nuove amicizie e mai e poi mai fa riferimento al suo
orientamento sessuale.
Questo,
secondo me, è il passaggio più intelligente del testo: non è,
dunque, una precisa identità sessuale a stare al centro della
narrazione, ma l'ambiguità tipica di una fase di passaggio. C'è chi
reagisce alla difficoltà di diventare grandi enfatizzando le
caratteristiche del proprio genere e quindi si identifica spesso con
i modelli di cartapesta dei mass media. E chi semplicemente segue le
proprie inclinazioni, a quella età ancora piuttosto incerte. Il
problema nasce dal mondo circostante, dai pregiudizi, dai clichè che
affibbiano una volgare etichetta al desiderio di essere semplicemente
se stessi.
E'
quello che succede a Trevor, isolato, deriso, svilito nella sua
esuberante creatività. Fino a quando tenta il suicidio, con le
aspirine. Ed è bene dire che questo per lui sarà un nuovo timido
inizio.
Giusto,
sacrosanto parlare dell'emarginazione legata ai ruoli sessuali:
l'autore ha meritevolemnte organizzato un Trevor project, che
assicura sostegno agli adolescenti gay; ha fatto di questa storia un
cortometraggio, che ha ricevuto diversi premi.
Ma
quello che mi sembra ancora più importante è aver acceso i
riflettori sui dubbi, le ambiguità, le incertezze che possono fare
di tanti ragazzi e ragazze altrettanti Trevor, al di là
dell'orientamento sessuale. Possiamo pensare a stili di vita,
socialità, modalità espressive considerate 'non conformi'. Per
essere diversi, in qualunque senso lo si voglia intendere, bisogna
essere forti, essere capaci di affermare se stessi contro le regole
della maggioranza. E i ragazzi spesso non lo sono. Aiutarli a gestire
questa fragilità sarebbe compito di famiglie e scuola, che spesso
però sono cieche ed indifferenti di fronte al disagio giovanile.
Dato
l'argomento trattato, direi che è una storia adatta alle ragazze e i
ragazzi delle superiori, ma non escludo una lettura guidata anche con
i più giovani.
Lo
consiglierei vivamente a genitori ed insegnanti a contatto con gli
adolescenti.
Eleonora
“Trevor.
Non sei sbagliato: sei come sei”, J. Lecesne, Rizzoli 2014
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