RICORDARE ANCORA
Il rito
della memoria ha in sé il rischio della retorica, delle parole
scontate, della ripetizione ovvia dei luoghi comuni, di un senso
comune acritico e, appunto, rituale.
Ogni
anno, con l'approssimarsi della Giornata della Memoria, si ripresenta
il dubbio di inserirsi nel fiume di citazioni, dichiarazioni,
proclami.
Nonostante
questo rischio, da cui nessuno è esente, credo che la memoria
storica sia uno dei pochi baluardi contro l'inverno dello spirito, in
cui viviamo da molti anni. Di questo inverno e delle sue incredibili
smemoratezze abbiamo dimostrazioni quotidiane, oltre alle lugubri
recrudescenze di fenomeni che credevamo sepolti.
Da
questa consapevolezza deriva il dovere morale di ricordare la Shoah e
di tramandare questo ricordo ai più giovani, figli di una
generazione nata lontano dall'ultima guerra mondiale combattuta in
territorio europeo, e fonte di indicibili orrori.
Ma come
ricordare, senza trasmettere il peso di un'angoscia insostenibile,
ingiusta nei confronti di bambini e bambine, ragazzi e ragazze che di
questi orrori non sono certo responsabili?
In
questi giorni vi proporrò due testi, secondo me efficaci nel
descrivere ciò che è stato.
Il
primo è scritto sulla base delle memorie di Liliana Segre, raccolte
da Daniela Palumbo per l'editore Piemme.
Fino
a quando la mia stella brillerà è il racconto di una vita
normale: una bambina di una famiglia ebrea, orfana di madre e
circondata dall'affetto del papà e dei nonni paterni e materni; una
vita borghese, che si sgretola sotto l'effetto delle leggi razziali
del '38, con l'espulsione da scuola, con l'inevitabile cambiamento
della qualità della vita, piena di divieti e censure. Essere ebreo
equivale ad essere diverso, inferiore, privato di molti diritti.
E',
come ben sappiamo, solo l'inizio di una tragedia immensa: chi capisce
subito la direzione inevitabile verso cui si sta precipitando, riesce
a fuggire; chi non crede all'abisso nazista, troppo tardi cerca la
via di fuga, aiutato, a volte, dalla solidarietà di chi non ha
venduto la propria coscienza ai vincitori del momento. Il punto di
non ritorno è la nascita della Repubblica di Salò, quando la caccia
agli ebrei, ai partigiani diventa sistematica. Liliana e parte della
sua famiglia tentano, senza successo, la fuga, vengono catturati,
imprigionati, trasferiti ad Auschwitz.
Ecco,
il male assoluto e la sua concreta realizzazione nella 'soluzione
finale'.
E'
possibile raccontare l'annientamento di ogni umanità, la sistematica
e pianificata distruzione della vita e della dignità di milioni di
esseri umani?
Giustamente,
nel racconto dedicato ai ragazzi e alle ragazze, si evita il
riferimento diretto agli aspetti più crudeli di quella esperienza:
Liliana racconta i suoi sentimenti, il legame col padre, che non
rivedrà più, lo sforzo di rimanere viva, di non piangere, di non
farsi coinvolgere dall'universo disumano del campo di concentramento;
racconta i pensieri che l'hanno aiutata a sopravvivere, i pochi
legami affettivi.
Si
comprende perfettamente perché tanti sopravvissuti non abbiano
voluto raccontare, o comunque non subito. Per fortuna, sono state
raccolte tante testimonianze che ancora oggi si oppongono all'oblio.
E' una
lettura non facile, doverosamente accompagnata da adeguate
spiegazioni, e adatta a giovani lettori e lettrici a partire dai
dodici anni.
Eleonora
“Fino
a quando la mia stella brillerà”, L. Segre con D. Palumbo, Piemme
2015
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