venerdì 23 gennaio 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

BALDO È IL RE VALDO

Re Valdo e il Drago, Peter Bently, Helen Oxenbury
Il Castoro 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)

"Valdo, Teo e Berto voglion fare un castello
per Re Valdo e i suoi uomini,
invincibile e bello.
Una scatola grande,
un lenzuolo, paletti
un paio di sacchi, dei mattoni un po' rotti."



Se disposti con cura, la scatola, il lenzuolo steso tra i due paletti e qualche mattone a fissarlo perché non sventoli troppo, sono tutto ciò che occorre per costruire un castello. Come tutti i castelli avrà il suo ponte levatoio, un morbido trono e una bandiera che gagliarda sventola. Un re, piccolo piccolo, con due sudditi fedeli. Il più grande porta pantaloni un po' abbondanti, il più piccolo un pigiamino e un ciuccio. Ma nonostante l'età, tutti combatteranno con coraggio contro il branco di draghi e le orribili bestie che dal bosco insidiano il loro castello. Tutti, o quasi: c'è qualcuno infatti che più che combattere esplora l'avversario con dita e bastoncini...


Comunque, ricacciato nel bosco il nemico, si fa bisboccia e il re annuncia una notte da passare insieme al castello.

 
Il sovrano non ha tenuto conto però di tutti quei 'giganti' che arrivano a requisire, uno ad uno, il suo piccolo esercito. Ormai solo, presidia il maniero: un re non indietreggia di fronte al buio incalzante o ai rumori sospetti...ma al comparire della grande Cosa che avanza su quattro piedi anche il sovrano più coraggioso non può non urlare: Un drago! Un drago! Aiuto! Meglio mollare, anche i re prima o poi a casa devon tornare...c'è il bagno da fare!


Per giocare basta ben poco. Per immaginare, ancor meno...Una spada si fa con due legni e due chiodi e una corona può essere lucente anche se di cartone. Per inventarsi un nemico basta guardare nello scuro del bosco per vedere uscire draghi fumanti o bestie giganti.
In rima, nella traduzione di Anna Sarfatti, Peter Bently nel raccontare questo pomeriggio di gioco si è ispirato al suo bambino Theo, che nel libro impersona Re Valdo. Un giardino, due amici e qualche oggetto racimolato qua e là sono diventati un regno da difendere, 'quasi' inespugnabile.
Perfettamente 'oxenburiano', questo albo illustrato appare subito come un classico. Per questo c'è da aspettarsi che entri nell'immaginario visivo dei più piccoli, come è successo per Dieci dita alle mani oppure per A caccia dell'orso. Caratteri che ritornano - il testo in rima, i personaggi che sono sempre bambini molto piccoli, le rispettive famiglie affettuose sullo sfondo, gli ambienti casalinghi accoglienti- sono un marchio di fabbrica per la Oxenbury.
Per questo suo essere considerata ormai un classico, però soffre due volte: da un lato perché si tace su di lei, considerandola ormai 'monumento' su cui è già stato detto tutto, dall'altro perché se ne parla con troppa leggerezza, etichettandola come deliziosa, aggettivo che le si appiccica addosso come miele e non la molla più.
Non si può negare che le tavole della Oxenbury siano, in qualche misura 'deliziose' perché portatrici di godimento per gli occhi, ma meriterebbero forse un'analisi meno stereotipata che ne indagasse radici e significati più profondi. Lei stessa, lo dichiara spesso nelle interviste, cerca di scappare da tanta leziosità. Ma tant'è.
Perché la Oxenbury piace così tanto ai piccoli e ai grandi che con i piccoli stanno? I suoi acquerelli vantano solide radici anglosassoni, che la fanno pescare in un immaginario già consolidato, e catturano lo sguardo per morbidezza dei contorni, sempre sfumati e mai definiti del tutto, per certa diffusa rotondità e per una sensibilità narrativa nel rappresentare sempre e comunque un 'proprio' bambino. I suoi disegni paiono avere un quid (come un'aura, una lucentezza particolare) in più, probabilmente derivante dallo sguardo affettuoso che li genera e li rende più intimi di altri. 


Ma di questo ho già detto il mio pensiero altrove.
Come tanti suoi illustri predecessori, la Oxenbury non teme il bianco e nero, anzi lo usa sempre come espediente narrativo. E così le sue tavole diventano ancora più classiche del classico in questo riferimento alla tradizione delle illustrazioni monocrome di tanti libri di fiabe 'antichi'.
La sua grandezza, tuttavia, sta ancora altrove: nell'avere trovato il preciso punto di equilibrio tra due estremità: da un lato il tema del gioco, dell'azzardo, della scoperta, dell'avventura e dall'altro la sicurezza, la tranquillità, il calore affettivo di una famiglia.


Alternare con sapienza l'esuberanza della libertà del gioco alla calma dell'abbraccio affettuoso, il passato al presente, il bianco e nero al colore: questo, a mio avviso, è il suo miglior talento che ce la fa apprezzare sempre così tanto.



Carla

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