giovedì 22 gennaio 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


STORIA, DI GLORIA E DI RIBELLIONE


Un po' sottovalutata, forse anche per qualche limite nella presentazione, la collana Celacanto dell'editore Laterza continua a proporci testi interessanti dalla formula originale, che coniuga narrativa e divulgazione, ovvero racconti dal solidissimo sfondo storico, redatti con accuratezza e precisione.
Spartaco, scritto dalla brava Carola Susani sui testi dello storico Barry Strauss, racconta le gesta dello schiavo ribelle, simbolo di ogni successiva rivolta di plebi oppresse.


Spartaco è uno schiavo originario della Tracia, prima soldato nelle truppe ausiliarie, poi condannato a fare il gladiatore. Era in Campania, quando il vaticinio di una donna tracia, dedita al culto di Dioniso, gli predice un futuro glorioso. Fugge con i suoi compagni e così inizia una storia lunga ben due anni, in cui organizza scorribande nelle campagne italiche, mettendo in scacco il glorioso esercito romano. Roma, all'inizio, non dà credito a quel manipolo di straccioni, è questo l'incauto pensiero che guida le scelte del senato romano, convinto di poterlo sconfiggere in qualsiasi momento.


Non è così: Spartaco, con il suo esercito di schiavi traci, germani, celti, va verso sud, aumenta i suoi seguaci, fino ad avere migliaia di combattenti: combatte, vince, saccheggia, respinge gli attacchi delle legioni romane, ad ogni passaggio altri schiavi ingrossano le sue fila. Torna indietro, immaginando di scavalcare le Alpi e trovare rifugio in Gallia. Inspiegabilmente, quasi giunto alla meta e dopo essersi diviso da alcuni suoi seguaci, ritorna verso sud, fino a Reggio Calabria, ma viene fermato dal mare infido di Scilla e Cariddi. Nella valle del Sele affronta l'ultima definitiva battaglia, quella che lo vedrà sconfitto dall'ambizioso Crasso, l'unico capace di fermare quest'armata d'invincibili.


E' una storia epica, raccontata, nella finzione letteraria, da uno schiavo che presumibilmente ha partecipato a quell'incredibile impresa, repressa poi ferocemente nel sangue.
Il racconto rende bene l'idea della vita degli schiavi nella Roma repubblicana, siamo circa nel '70 a.c., quella dei gladiatori, solo apparentemente ammantati di gloria; rende ancor meglio la figura dell'eroe, figura tragica che porta in sé il segno della gloriosa sconfitta, che si trasforma in emblema, in simbolo eterno dell'anelito alla libertà, forte abbastanza da essere vivo ancora nel Novecento.
Potenti le immagini di Paolo d'Altan, che riprende l'iconografia classica che vuole i traci dotati di chiome ramate e di occhi blu: ci racconta le battaglie, la fierezza di genti mai completamente domate, il potere arrogante dei romani, la solitudine dell'eroe.


Eleonora

“Spartaco”, B. Strauss, C. Susani, P. D'Altan, Laterza 2014



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