STORIA, DI GLORIA E DI RIBELLIONE
Un
po' sottovalutata, forse anche per qualche limite nella
presentazione, la collana Celacanto dell'editore Laterza
continua a proporci testi interessanti dalla formula originale, che
coniuga narrativa e divulgazione, ovvero racconti dal solidissimo
sfondo storico, redatti con accuratezza e precisione.
Spartaco,
scritto dalla brava Carola Susani sui testi dello storico Barry
Strauss, racconta le gesta dello schiavo ribelle, simbolo di ogni
successiva rivolta di plebi oppresse.
Spartaco
è uno schiavo originario della Tracia, prima soldato nelle truppe
ausiliarie, poi condannato a fare il gladiatore. Era in Campania,
quando il vaticinio di una donna tracia, dedita al culto di Dioniso,
gli predice un futuro glorioso. Fugge con i suoi compagni e così
inizia una storia lunga ben due anni, in cui organizza scorribande
nelle campagne italiche, mettendo in scacco il glorioso esercito
romano. Roma, all'inizio, non dà credito a quel manipolo di
straccioni, è questo l'incauto pensiero che guida le scelte del
senato romano, convinto di poterlo sconfiggere in qualsiasi momento.
Non
è così: Spartaco, con il suo esercito di schiavi traci, germani,
celti, va verso sud, aumenta i suoi seguaci, fino ad avere migliaia
di combattenti: combatte, vince, saccheggia, respinge gli attacchi
delle legioni romane, ad ogni passaggio altri schiavi ingrossano le
sue fila. Torna indietro, immaginando di scavalcare le Alpi e trovare
rifugio in Gallia. Inspiegabilmente, quasi giunto alla meta e dopo
essersi diviso da alcuni suoi seguaci, ritorna verso sud, fino a
Reggio Calabria, ma viene fermato dal mare infido di Scilla e
Cariddi. Nella valle del Sele affronta l'ultima definitiva battaglia,
quella che lo vedrà sconfitto dall'ambizioso Crasso, l'unico capace
di fermare quest'armata d'invincibili.
E'
una storia epica, raccontata, nella finzione letteraria, da uno
schiavo che presumibilmente ha partecipato a quell'incredibile
impresa, repressa poi ferocemente nel sangue.
Il
racconto rende bene l'idea della vita degli schiavi nella Roma
repubblicana, siamo circa nel '70 a.c., quella dei gladiatori, solo
apparentemente ammantati di gloria; rende ancor meglio la figura
dell'eroe, figura tragica che porta in sé il segno della gloriosa
sconfitta, che si trasforma in emblema, in simbolo eterno
dell'anelito alla libertà, forte abbastanza da essere vivo ancora
nel Novecento.
Potenti
le immagini di Paolo d'Altan, che riprende l'iconografia classica che
vuole i traci dotati di chiome ramate e di occhi blu: ci racconta le
battaglie, la fierezza di genti mai completamente domate, il potere
arrogante dei romani, la solitudine dell'eroe.
Eleonora
“Spartaco”,
B. Strauss, C. Susani, P. D'Altan, Laterza 2014
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