IMPARARE È PER SEMPRE
Grazie!,
Isabel Minhós Martins, Bernardo Carvalho
Kalandraka 2014
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 4 anni)
"Mio padre mi
ha insegnato ad avere pazienza. Mia madre mi ha spiegato che non
sempre è bene aspettare. Da mia nonna Maria ho imparato che 'non c'è
un minuto da perdere'."
Imparare
è per sempre. Imparare è anche difficile, soprattutto quando i
maestri sono così tanti: mamma, papà, nonni, zii, fratelli, vicini
di casa e amici. E ognuno sembra smentire il consiglio precedente.
Eppure a ben vedere ognuno di loro ha la sua ragione. Infatti, da
ognuno di loro questo bambino apprende. Occorre aver pazienza, per
esempio a pesca, ma anche saper essere tempestivi, nella raccolta
della frutta.
Occorre sapersi affrettare per non arrivare tardi a
scuola, ma occorre anche sapersi riposare, al sole sdraiati sopra un
prato. Nella vita occorre saper ascoltare i vicini chiacchieroni, ma
anche risparmiare le parole con chi ci conosce a fondo. Bisogna
essere capaci di perdere, magari in una sfida a scacchi, anche se ci
piace tanto vincere, per esempio giocando al pallone con gli amici. È
importante saper osare, per mettersi alla prova, ma anche saper
essere prudenti e non mettersi nei guai.
D'altronde
il bello della vita è che è un po' in discesa e un po' in salita e
ogni volta noi siamo lì che dobbiamo pedalare.
Piccolo
bel libro di filosofia, questo. Uno di quei libri che più tieni in
mano più genera pensiero, e subito di seguito domande su domande.
Per amor di chiarezza vado per punti.
Primo
elemento: l'apprendimento. In un contesto del tutto riconoscibile al
lettore si mette in luce il meccanismo di acquisizione di
informazioni che un bambino ha in funzione H24 allo scopo di
costruirsi un proprio modo di leggere il mondo. E siccome il
meccanismo dell'apprendimento prevede che ci sia uno che insegna e
uno che impara, mi pare che Isabel Minhós Martins, madrina di tutti
i lettori, voglia dimostrare a gran voce che nella vita si impara da
tutti, autista dell'autobus compreso. E lo si fa per sempre.
Le
domande in proposito sono svariate: a che cosa serve imparare?
imparare è roba solo da bambini? quando si smette di imparare? cosa
hai imparato fino ad oggi e da chi?
Secondo
elemento: l'alternanza dei saperi. Uno dei fattori di divertimento
del libro sta proprio in questa alternanza di consigli, che l'autrice
calibra con sapienza. Occorre saper andar piano, ma anche essere
veloci. Occorre agire ma anche sapersi fermare, perdere ma anche
vincere. E così via.
Il
tema è di grande importanza: saper essere in grado di modulare i
propri ragionamenti e le proprie azioni in base alla situazione è
una competenza essenziale. Essere in grado di leggere 'in anticipo'
una situazione o un contesto e quindi saper valutare 'in anticipo' in
quale modalità mettersi per affrontarlo è roba che non si
improvvisa.
Ed
ecco che di nuovo vengono fuori altre domande: da cosa dipende
l'alternarsi dei consigli e l'apparente essere tra loro in
contraddizione? Non crea confusione nella testa di un bambino questo
alternarsi di suggerimenti che vanno in direzioni diverse e talvolta
anche contrarie? Ci riesce bene nello stesso modo essere veloci in
alcune situazioni e lenti in altre, oppure silenziosi e
chiacchieroni, o ancora essere capaci di desistere da un desiderio o
al contrario provare a perseguirlo fino all'ultimo?
Terzo
elemento: la riconoscenza. Riguardo a questo punto, ho qualche dubbio
che un piccolo abbia già maturato una propria consapevolezza del suo
ruolo di allievo nei confronti di un maestro. Per la mia esperienza
con i ragazzi, ho potuto sperimentare che solo in una fase più
matura sono in grado di riconoscere a quel determinato maestro il
merito di aver insegnato loro le cose importanti della vita. A un
zio, d'istinto, un piccolo riconosce il merito di avergli insegnato a
giocare a scacchi, ma forse non quello di avergli insegnato a saper perdere. A un
amico si dà il merito di averti insegnato quel tuffo, ma forse non quello di
averti insegnato a vincere la paura di saltare nel vuoto. Anche se,
di fatto, lo zio effettivamente ti ha insegnato anche a saper perdere
e il tuo amico a sfidare i tuoi limiti. La riconoscenza è un sentimento che arriva dopo. Ed è per questo motivo che
questo piccolo bel libro di filosofia, può essere strumento di
riflessione fin in tarda età...
Carla
Noterella
al margine. Ogni frase di Isabel Minhós Martins aprirebbe orizzonti
sconfinati di immaginazione, mille soluzioni diverse per illustrarle.
Bernardo Carvalho ne ha scelta una -e una sola- ed è semplicemente
perfetta: grazie!
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