venerdì 10 aprile 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


AMICI IMMAGINARI, MA NON TANTO.



Un tema non nuovo, quello dell'amico immaginario che, per i motivi più svariati, prende corpo ed entra a tutti gli effetti nella vita reale. Spesso queste narrazioni prendono la forma della storia d'avventura, con peripezie e drammatici salvataggi, come in L'amico immaginario di Matthew Dicks, oppure si sviluppano in una chiave decisamente comica, come nel caso di Coolman e io, di Bertram e Schulmeyer.
Il romanzo di Harrold, Il mio amico immaginario, pubblicato nella collana Contemporanea della Mondadori e arricchito dalle illustrazioni di Emily Gravett, appartiene senz'altro alla prima categoria, senza tuttavia rinunciare alla necessaria ironia. L'amico cui ha dato vita Amanda, una ragazzina piena di risorse, si chiama Rudger ed è l'amico ideale che con lei gioca, litiga, condivide i momenti migliori della giornata, con la rassegnata complicità di mamma Lizzie.


Tutto scorrerebbe liscio e tranquillo, prescindendo dalle avventure metaforiche della strana coppia, se non ci fosse in giro un certo signor Bunting, ambiguo personaggio affiancato a sua volta da una lugubre amica immaginaria, e non potrebbe essere diversamente. Costui, infatti, dà la caccia a queste presenze, vere e immaginarie nello stesso tempo, per nutrirsene.
Per sfuggire alle sue grinfie e salvare il suo alter ego, Amanda finisce in ospedale, dopo essere stata investita da una macchina. Comincia così per Rudger una corsa a perdifiato per potersi ricongiungere con lei: un amico immaginario svanisce, infatti, se non c'è nessuno a pensarlo.
Questa corsa vede mille ostacoli: l'orribile coppia non gli dà tregua, ma ad aiutarlo interviene un gatto pulcioso, perché si sa i gatti hanno molto a che fare con l'invisibile; Zinzan, questo è il suo nome, lo conduce nel rifugio immaginario degli amici immaginari in cerca di un nuovo compagno. Prima di scomparire del tutto, possono infatti avere una seconda o una terza vita, grazie alla fantasia di altri bambini.
In un continuo passaggio fra mondo reale e mondo parallelo, l'azione si fa sempre più concitata, fino allo scioglimento finale del dramma. Sarà necessario l'intervento di mamma Lizzie e del suo vecchio amico immaginario, un meraviglioso cane sonnacchioso dal nome Frigo, per mettere fine alle scorribande del signor Bunting.


Come si evince, in questa storia c'è molta azione, in qualche passaggio si sfiora l'horror, ma non manca l'ironia nel descrivere tante situazioni e personaggi paradossali. Il tutto accompagnato dalle illustrazioni complici della Gravett, che assecondano la narrazione sottolineandone di volta in volta la chiave drammatica o divertente.
E' una lettura lineare, adatta a lettrici e lettori che non disdegnano il fantastico come registro narrativo, a partire dai dieci anni.



Eleonora

“Il mio amico immaginario”, A.F. Harrold e E. Gravett, Mondadori 2015


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