LA CHIAVE
La bella nel
bosco addormentato, Sonia Maria Luce Possentini
Corsiero editore 2015
ILLUSTRATI PER GRANDI
(dai 12 anni)
"Invitò anche
dodici fate, ciascuna delle quali portò in dono alla piccola
qualcosa di speciale: chi la bellezza, chi l'intelligenza, chi la
virtù...
Insomma ogni qualità
si potesse desiderare per renderla una persona meravigliosa come un
campo di lucciole in una notte d'estate."
Dal titolo si potrebbe
pensare che siamo dentro La bella addormentata nel bosco, ma invece
siamo dentro Rosaspina (Lella Costa, acuta prefatrice del libro, lo
nota). Non siamo in Perrault ma nei fratelli Grimm...
La fiaba scorre secondo
il testo classico, ma qualcosa suona diverso, fin dal titolo.
Eppure c'è il castello
isolato, c'è la lunga attesa di un erede che non arriva, c'è la
nascita di una bellissima bimba, una grande festa, i doni delle fate,
il maleficio della tredicesima non invitata e l'antidoto della
dodicesima che salva in extremis dalla morte la fanciulla. C'è la
ricerca vana dei genitori di preservare dal pericolo la fanciulla.
C'è l'arcolaio in soffitta, manovrato da una vecchina che fila il
lino. C'è la curiosità irrefrenabile di fronte al fuso che
prilla...c'è il sangue. C'è il sonno che rende gli alberi di bronzo
e il cane di porcellana. Ci sono gli intricati rovi, ci sono i
principi e c'è un re che insegue un falcone...
Fermiamoci qui perché
c'è già molto da dire. In primo luogo, la bellezza che ci avvolge
nel leggere il testo a due mani: Andrea Casoli e Sonia Maria Luce
Possentini, appoggiati entrambi sulla fiaba dei Grimm, e nelle
immagini che, emergono da un nero cupo, di violente pennellate che
però si fermano poco dopo la linea di cucitura dei fogli...Immagini
che escono dal sonno, o che si portano dietro il sogno. Ma ci torno
dopo. Altre sono le bellezze che ci avvolgono. Al tatto si avverte
che è un libro diverso, perché la copertina è di tela bianca,
immacolata (che azzardo mettermelo nelle mani sempre un po' nere...)
e la carta è uso mano, la grafica è molto raffinata. Le ultime due
bellezze sono al principio, nella prefazione seria e scanzonata di
Lella Costa, e alla fine. In quel finale così inaspettato da
capovolgere, a posteriori, tutto il senso di quanto abbiamo letto
fino a quel momento.
Mi sembra di sentire la
voce di Sonia che, di fronte agli occhi basiti e sgranati del lettore
(i miei li ha visti in Fiera a Bologna), dice: Eh, beh, ci voleva no?
e poi scoppia a ridere...Non saranno i doni delle fate a mettere in
salvo Rosaspina, ma ciò che lei serba in sé. Semplicemente perché
è donna.
Al testo che scorre,
anch'esso raffinatissimo, come acqua sui sassi di un torrente e
veloce ci porta al colpo di teatro finale si affianca un vero e
proprio palcoscenico teatrale, dove agiscono pochi personaggi in
luce: la regina, le fate artefici dell'incantesimo, la bambina poi
divenuta fanciulla e, invece nell'ombra, un re.
Il resto delle tavole
sono un intrico di rami, boschi, foglie, fiori e un gorgo ipnotico di
una scala a chiocciola. Un fondo nero che fa da fondo alla pagina di
destra supera la linea immaginaria del foglio e entra nella pagina di
sinistra con il poco testo e le rare gocce rosse che anticipano
emotivamente il climax della fiaba. Sembra un nero che sfugge di
mano, come incontrollato. Incontrollato al pari di un sogno.
Incontrollato a tal punto che quello che può sembrare un baffo di
colore, diventa un uccello e poi un falcone in volo.
Tra teatro e sogno la
Possentini si muove nel suo. È proprio a casa, o per meglio dire,
quello che racconta con le immagini è proprio la sua essenza, di
creatura femminile di grande personalità e complessità. Bianco, nero e qua e là il rosso: quanti simboli. Abiti
bianchi che sfumano come nebbia, labbra scarlatte e capelli ramati e
quel poco di verde ghiaccio che racconta i cent'anni di sonno, tutto
esce dal nero. Dal nero di una lettura nera di una fiaba nera con un
finale pieno di Luce...
E poi c'è lei: la
chiave per aprirci al senso ultimo del racconto su quale sia la
potenza che ogni creatura femminile racchiude in sé.
Un post a sé
meriterebbero il campo di lucciole in una notte d'estate
iniziale e le poche righe finali. Chissà.
Per adesso mi limito ad
augurarmi che questo libro capiti nelle mani di molte creature in
crescita, perché i maschi provino a capire e a misurarsi con la
misteriosa grandezza femminile e le ragazze sappiano curarsi da sé e
rialzarsi. Sempre.
Carla
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