L'AMBIGUO MONDO DEGLI ADULTI
Il
romanzo di Meg Rosoff, Fai finta che io non ci sia, è una
storia di viaggi: uno, concreto, in cui padre e figlia vanno dalla
Gran Bretagna agli Stati Uniti per cercare un vecchio amico
scomparso; l'altro è il viaggio, metaforico, compiuto dalla
protagonista, Mila, nell'ambiguo mondo degli adulti.
Mila ha
dodici anni e vive a Londra con i genitori una vita 'normale'. E' in
programma, per Pasqua, un viaggio negli Stati Uniti per raggiungere
Matthew, un vecchio amico del padre, Gil. Solo che Matthew scompare,
proprio alla vigilia della loro partenza. Mila e Gil partono lo
stesso per aiutare la moglie dello scomparso nelle ricerche.
La
sparizione appare incomprensibile: Matthew e la sua compagna hanno
appena avuto un figlio; non ci sono stati segnali o avvisaglie di un
desiderio di fuga; e poi Matthew non ha portato con sé il vecchio
cane fedele.
Il
cuore del romanzo sta qui: nel viaggio verso una casa di montagna,
all'estremo nord dello stato di New York, un vecchio rifugio del
transfuga. Padre e figlia dunque seguono le tracce del fuggitivo,
portandosi dietro il cane Honey.
Mila si
sente molto vicina all'animale, perché pensa di avere una mente
canina, attrezzata per cogliere i dettagli, per intuire da mille
particolari le bugie, gli stati d'animo. Empatica e intuitiva come
un cane. In fondo, porta il nome di un vecchio cane di famiglia. Per
questo all'inizio di questo viaggio si sente smarrita, sono troppo
contraddittorie le tracce, troppo ambigue le reazioni dei grandi.
Tanto
per cominciare nella casa di montagna trovano una donna e suo figlio:
una seconda famiglia segreta, che Matthew ha nascosto a tutti? E poi
c'è la vicenda dell'incidente stradale in cui ha perso la vita il
primo figlio di Matthew e Suzanne. C'è una versione ufficiale, ma
sarà vera? Perché in quella occasione lui è sparito per due
giorni.
Anche
se Mila è una Perguntadora, una che non ha paura di fare
domande, qui le domande sono troppe e le risposte troppo complesse.
Mila scopre che il mondo degli adulti non è quello che vogliono far
credere: ci sono errori inconfessabili, o che paiono tali;
tradimenti, fraintendimenti, risposte d'occasione, che servono solo a
tacitare nuove domande. La verità non è univoca, ci sono modi
diversi per spiegare gli stessi eventi. E poi bugie, inganni e
momenti in cui non si può continuare a mentire.
La
fiducia acritica dell'infanzia viene sostituita dalla consapevolezza
della fragilità degli adulti, della loro incoerenza, del non detto a
fin di bene, che spesso copre le ipocrisie.
E' un
grande passaggio nella vita di un'adolescente, è un momento,
paradossalmente, di verità, che non mette in discussione l'affetto,
ma l'immagine interiore che si ha dei genitori e dei 'grandi' in
generale. Intelligente la metafora sull'uso della traduzione: Gil è
un traduttore, uno che per mestiere entra nell'anima dell'autore che
traduce; ma non ci sono strumenti per rendere comprensibile a Mila il
complicato alfabeto sentimentale ed esistenziale degli adulti.
Per
fortuna ci sono vecchie e nuove amicizie, il costruirsi di un mondo
autonomo.
Mila è
un bel personaggio, di quelli che lasciano il segno: il suo essere
così particolare, così intuitiva, così intelligente, così
coraggiosamente alla ricerca della verità. Senza perdere la capacità
di comprendere, alla fine, le infinite debolezze di chi vuole
sembrare forte a tutti i costi. Bello il suo percepirsi diversa, con
la sua anima canina, l'intuito e l'attenzione che le consentono di
mettere a nudo l'anima delle persone.
Meg
Rosoff, autrice anche di Come vivo ora, qui propone una storia
che riesce a rendere avvincente come un thriller la scoperta delle
ambiguità e delle fragilità umane.
E' una
lettura per ragazze e ragazzi pieni di domande e con una certa
maturità, a partire dai tredici anni.
Eleonora
“Fai
finta che io non ci sia”, M. Rosoff, Rizzoli 2015
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