ASPETTARE. CON PAZIENZA
La voliera d'oro, Anna
Castagnoli, Carll Cneut
Topipittori 2015
ILLUSTRATI PER MEDI
(dai 7 anni)
"Girava
inquieta tra le sue centouno voliere, ma l'ultima (una voliera d'oro
che suo padre l'imperatore le aveva regalato per il suo ultimo
compleanno - il decimo) era sempre vuota. 'Ah, servi inetti! Ah,
incapaci stupidi servi!' piagnucolava. 'Se solo mi portassero un vero
uccello COME-DICO-IO, potrei finalmente riempirla!'"
Si
chiama Valentina ed è insopportabile. Viziata, come spesso accade
alle figlie di imperatori, incontentabile, piena di scarpe e di
cappelli, questa bambina ha una passione per gli uccelli. Ma non si
accontenta di passerotti o cardellini, è in cerca di uccelli
esotici, forse solo immaginati, uccelli dalle ali di cristallo o dal
becco di corallo. I suoi servitori girano in ogni angolo del mondo e
cercano, invano, di accontentare ogni suo capriccio ornitologico. Ne
va della loro testa. Se Valentina non giudica di suo gradimento il
volatile che loro le presentano, ZAC, i servi vengono decapitati. La
voliera d'oro, l'ultima da riempire, la più preziosa, aspetta un
uccello che la bambina ha solo visto in sogno: l'uccello che parla.
La schiera di servi attoniti davanti all'impossibile richiesta si
mette in cerca... Arrivano pappagalli, merli indiani ma c'è una
bella differenza tra un uccello che ripete e un uccello che parla, e
Valentina lo sa bene. Il sangue continua a scorrere e il regno stesso
è ormai sull'orlo della rovina, quando un giovane si presenta a lei
dicendole che lui sa come accontentarla.
Le
mette tra le mani un ovetto e le dice di aspettare. E lei nell'attesa
costruisce un nido di capelli...
Come
Valentina, abbiamo avuto pazienza e ci siamo messi ad aspettare. Ad
aspettare che Carll Cneut finisse i suoi disegni, che De Eenhoorn
pubblicasse De Gouden kooi,
che Topipittori lo portasse in Italia come La voliera
d'oro. In tutto questo lungo
tempo, se sintonizzati su Le figure dei libri,
ci si poteva tenere aggiornati seguendo, passo per passo, il
crescere, lo svilupparsi, il definirsi delle figure e del libro nella
sua forma compiuta. Si poteva sapere del clamoroso successo
editoriale avuto in Belgio, del sold out
in poche settimane e anche di certe curiose coincidenze nelle vite di
autrice e illustratore.
Mi
capita, fortunatamente di rado, che alcuni libri galleggino sulle
superfici di casa - tavoli, sedie, mensole - e non vengano subito
'studiati'. Sembrano aspettare adeguate profondità e originalità
di pensiero.
È
un po' come se la loro presenza io la valutassi così ingombrante da
essere degna di pensieri solo lungamente sedimentati.
La voliera d'oro
è uno di questi, perché è decisamente un libro 'ingombrante' e
'ingombrante' è soprattutto il suo illustratore.
Occorreva aspettare.
E
poi, mi sono chiesta, cosa posso dire che non sia già stato detto?
Riconosco
Cneut come un maestro assoluto dell'illustrazione e scriverne senza
essere eco di pensieri e riflessioni di altri è impresa difficile,
se non impossibile.
Siate,
quindi, indulgenti.
Il
tessuto narrativo su cui Cneut ha lavorato sembra cucito, o dovrei
dire ricamato, su di lui. Ad Anna Castagnoli (e modestamente anche a
me) non pare possibile che altri avrebbero potuto farlo o farlo
meglio.
Con
i toni di una fiaba, per crudeltà e per ambientazione, la narrazione
è portatrice di un forte contenuto simbolico, è avvolta in
un'atmosfera di mistero, di cose non dette.
Perfetta
per Cneut.
Anche
se nulla è effettivamente magico, come in una fiaba si entra subito
in medias res e il
finale si perde nella nebbia.
Ideale
per Cneut.
Maestro
del bianco sulla pagina,si concentra in un tessuto di
uccelli e natura: robusti alberi
e arbusti, foglie e fiori di ogni specie che segnano il confine del giardino imperiale. Punteggia
qua e là segni di morte, evocatori della malignità di quella
principessa insoddisfatta.
Il resto sono uccelli che escono e entrano
e che giocano con i margini del foglio.
Tipico
per Cneut.
Protagonisti
primari sono gli uccelli, che compaiono in una sorta di texture di
diversissimi esemplari che riempiono la pagina o che, singoli,
occupano l'intero foglio, un po' finiti un po' solo accennati, un po' veri, un po' immaginati.
Altrettanto in primo piano, e altrettanto ritratti in una sorta di
intreccio di colori e di incastro di volumi, sono i servi. Essi, al
pari degli uccelli, in questo libro sono una categoria figurativa, un
unico corpo con molte teste e un'unica espressione di terrore nei
loro sguardi.
Consueto
per Cneut.
Solo
in un caso, di rara carica emotiva, tre o quattro di loro si
permettono di saltare letteralmente fuori dalla legatura centrale
della pagina, sfruttandola per ciò che è, ovvero un taglio in una
superficie continua, al pari di un sipario chiuso. E da lì corrono
nelle due diverse direzioni, in cerca di uccelli.
Solo
un maestro come Cneut...
A
matita, come in una sorta di non finito (cui corrisponde il non detto
del testo), uno sfondo di gabbie vuote. Loro sono anche importanti
protagoniste e costituiscono una sorta di griglia dove tutto
appoggia.
E
poi c'è lei, Valentina, con cappelli sempre diversi e una malinconia
molto nordica negli occhi e tanto disegno alle spalle.
La
sua malinconia generata dall'insoddisfazione, sembra essere la prova
della sua solitudine che, nonostante tutto, ce la fa amare. Piccola
com'è, schiacciata e perduta tra i suoi uccelli.
La
malinconia dei personaggi di Cneut.
Calibrato
in ogni sua parte, si vede e si sente un lavoro lungo e accurato di
pulizia e limatura del testo, anche nei sui esiti grafici, nel
contempo modernissimo -ZAC- e antico.
La
perfetta armonia tra testo e figura lo rende un libro che ha il carattere di un traguardo raggiunto.
Carla
Noterella
al margine. Prendo come regalo di compleanno l'averne, spero, saputo scrivere.
Nessun commento:
Posta un commento