martedì 29 settembre 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


ASPETTARE. CON PAZIENZA

La voliera d'oro, Anna Castagnoli, Carll Cneut
Topipittori 2015


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

"Girava inquieta tra le sue centouno voliere, ma l'ultima (una voliera d'oro che suo padre l'imperatore le aveva regalato per il suo ultimo compleanno - il decimo) era sempre vuota. 'Ah, servi inetti! Ah, incapaci stupidi servi!' piagnucolava. 'Se solo mi portassero un vero uccello COME-DICO-IO, potrei finalmente riempirla!'"

Si chiama Valentina ed è insopportabile. Viziata, come spesso accade alle figlie di imperatori, incontentabile, piena di scarpe e di cappelli, questa bambina ha una passione per gli uccelli. Ma non si accontenta di passerotti o cardellini, è in cerca di uccelli esotici, forse solo immaginati, uccelli dalle ali di cristallo o dal becco di corallo. I suoi servitori girano in ogni angolo del mondo e cercano, invano, di accontentare ogni suo capriccio ornitologico. Ne va della loro testa. Se Valentina non giudica di suo gradimento il volatile che loro le presentano, ZAC, i servi vengono decapitati. La voliera d'oro, l'ultima da riempire, la più preziosa, aspetta un uccello che la bambina ha solo visto in sogno: l'uccello che parla. La schiera di servi attoniti davanti all'impossibile richiesta si mette in cerca... Arrivano pappagalli, merli indiani ma c'è una bella differenza tra un uccello che ripete e un uccello che parla, e Valentina lo sa bene. Il sangue continua a scorrere e il regno stesso è ormai sull'orlo della rovina, quando un giovane si presenta a lei dicendole che lui sa come accontentarla. 
Le mette tra le mani un ovetto e le dice di aspettare. E lei nell'attesa costruisce un nido di capelli...
 

Come Valentina, abbiamo avuto pazienza e ci siamo messi ad aspettare. Ad aspettare che Carll Cneut finisse i suoi disegni, che De Eenhoorn pubblicasse De Gouden kooi, che Topipittori lo portasse in Italia come La voliera d'oro. In tutto questo lungo tempo, se sintonizzati su Le figure dei libri, ci si poteva tenere aggiornati seguendo, passo per passo, il crescere, lo svilupparsi, il definirsi delle figure e del libro nella sua forma compiuta. Si poteva sapere del clamoroso successo editoriale avuto in Belgio, del sold out in poche settimane e anche di certe curiose coincidenze nelle vite di autrice e illustratore.
Mi capita, fortunatamente di rado, che alcuni libri galleggino sulle superfici di casa - tavoli, sedie, mensole - e non vengano subito 'studiati'. Sembrano aspettare adeguate profondità e originalità di pensiero.
È un po' come se la loro presenza io la valutassi così ingombrante da essere degna di pensieri solo lungamente sedimentati.
La voliera d'oro è uno di questi, perché è decisamente un libro 'ingombrante' e 'ingombrante' è soprattutto il suo illustratore.
Occorreva aspettare. 
E poi, mi sono chiesta, cosa posso dire che non sia già stato detto?


Riconosco Cneut come un maestro assoluto dell'illustrazione e scriverne senza essere eco di pensieri e riflessioni di altri è impresa difficile, se non impossibile.
Siate, quindi, indulgenti.
Il tessuto narrativo su cui Cneut ha lavorato sembra cucito, o dovrei dire ricamato, su di lui. Ad Anna Castagnoli (e modestamente anche a me) non pare possibile che altri avrebbero potuto farlo o farlo meglio.
Con i toni di una fiaba, per crudeltà e per ambientazione, la narrazione è portatrice di un forte contenuto simbolico, è avvolta in un'atmosfera di mistero, di cose non dette.
Perfetta per Cneut.
Anche se nulla è effettivamente magico, come in una fiaba si entra subito in medias res e il finale si perde nella nebbia.
Ideale per Cneut. 


Maestro del bianco sulla pagina,si concentra in un tessuto di uccelli e natura: robusti alberi e arbusti, foglie e fiori di ogni specie che segnano il confine del giardino imperiale. Punteggia qua e là segni di morte, evocatori della malignità di quella principessa insoddisfatta. 
Il resto sono uccelli che escono e entrano e che giocano con i margini del foglio.
Tipico per Cneut.


Protagonisti primari sono gli uccelli, che compaiono in una sorta di texture di diversissimi esemplari che riempiono la pagina o che, singoli, occupano l'intero foglio, un po' finiti un po' solo accennati, un po' veri, un po' immaginati. Altrettanto in primo piano, e altrettanto ritratti in una sorta di intreccio di colori e di incastro di volumi, sono i servi. Essi, al pari degli uccelli, in questo libro sono una categoria figurativa, un unico corpo con molte teste e un'unica espressione di terrore nei loro sguardi. 


Consueto per Cneut.
Solo in un caso, di rara carica emotiva, tre o quattro di loro si permettono di saltare letteralmente fuori dalla legatura centrale della pagina, sfruttandola per ciò che è, ovvero un taglio in una superficie continua, al pari di un sipario chiuso. E da lì corrono nelle due diverse direzioni, in cerca di uccelli.
Solo un maestro come Cneut...
A matita, come in una sorta di non finito (cui corrisponde il non detto del testo), uno sfondo di gabbie vuote. Loro sono anche importanti protagoniste e costituiscono una sorta di griglia dove tutto appoggia.
E poi c'è lei, Valentina,  con cappelli sempre diversi e una malinconia molto nordica negli occhi e tanto disegno alle spalle.
La sua malinconia generata dall'insoddisfazione, sembra essere la prova della sua solitudine che, nonostante tutto, ce la fa amare. Piccola com'è, schiacciata e perduta tra i suoi uccelli.
La malinconia dei personaggi di Cneut.

Calibrato in ogni sua parte, si vede e si sente un lavoro lungo e accurato di pulizia e limatura del testo, anche nei sui esiti grafici, nel contempo modernissimo -ZAC- e antico.
La perfetta armonia tra testo e figura lo rende un libro che ha il carattere di un traguardo raggiunto.

Carla

Noterella al margine. Prendo come regalo di compleanno l'averne, spero, saputo scrivere.


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