ASCOLTARE A OCCHI SPALANCATI
LOTTA combinaguai, Astrid Lindgren,
Beatrice Alemagna
(trad. Laura Cangemi)
Mondadori 2015
NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)
"A Lotta fa rabbia non essere
grande come Jonas e me. Noi due ci lasciano andare fino in piazza da
soli e invece lei no. il sabato andiamo a comprare le caramelle al
mercato, però le portiamo sempre anche a Lotta, per forza."
A Lotta piacerebbe
fare le cose che fanno i bambini grandi, in particolare quelle che
fanno suo fratello Jonas e sua sorella Mia-Maria. Così il giorno
che scopre che la pioggia e il letame servono a far crescere meglio
tutto, ne approfitta e, sotto un acquazzone, si siede in cima al
mucchio di cacca di mucca che è dietro il fienile e aspetta di
diventare grande.
Lotta è così: un
po' poppante, piuttosto testarda, non le piacciono le aringhe,
soprattutto di domenica, ha un maiale di pezza che chiama Orso, il
suo vestito preferito è di vergogna. E non ha paura di niente,
neanche di andarsene di casa...
La casa di Lotta è
gialla ed è in via Combinaguai. La sua vicina di casa, la vecchia
signora Berg, lavora a maglia tutto il tempo, fa ottime cialde, una
buona cioccolata e, soprattutto, tiene sempre aperte le porte di casa
sua per quella piccola banda di fratelli.
Lo si capisce
subito: Lotta è un'altra bambina a testa in giù, ovvero una bambina
che, a modo suo, cerca di trovarsi un posto nel mondo, magari proprio
appesa a un albero. Lotta è come Pippi: ha le idee chiare, una
volontà di ferro, una mente vulcanica, una coerenza disarmante,
un'autonomia invidiabile e due bei ciuffetti rossi in testa.
Lotta
è di nuovo una meravigliosa bambina della Lindgren. Una bambina che
fino ad oggi era rimasta chiusa nei libri in lingua svedese, vecchi
ormai di cinquant'anni. Meno male che qualcuno si è preso la briga
di aggiungere alla già folta schiera di ragazzini lindgrendiani
anche questi tre divertenti fratelli (e meno male che leggiamo la
loro storia nella bella traduzione della Cangemi). Pippi apre
l'allegra parata, seguita dai devoti Tommy ed Annika, quindi arriva
Emil, con la piccola Ida, poi seguono i quattro Melkersson, Misa,
Johan, Niklas e Pelle e chiude la fila la ormai grandicella Ronja e
il suo amato Birk. Lotta, Jonas e Maria sono in perfetta sintonia con
gli altri piccoli incontrati nei romanzi della Lindgren. Lo stesso
può dirsi per gli adulti di questa storia perché anche loro
appartengono alla benemerita categoria di genitori svedesi.
Grazie a questo nuovo titolo della
nostra amatissima Astrid Lindgren (in realtà il libro contiene due titoli) siamo di nuovo qui a goderci
piccoli squarci di vita quotidiana di cinquanta a più anni fa nelle
fredde campagne svedesi o in piccole città, dove i bambini girano
indisturbati e le vecchie signore, che tanto alla Lindgren
assomigliano, gli offrono cialde nonché soffitte
polverose da abitare.
Come sempre di questi libri che
arrivano dal profondo Nord è spensierata l'aria che si respira:
penso a belle famiglie accoglienti come quelle dei Mumin, penso alle
estati di Garmann e a quelle dei Melkersson sull'isola dei Gabbiani,
penso ai papà pirati e ai papà sognatori, penso alla naturale
indipendenza di questi ragazzini, da Garmann a Pippi, fieri e
consapevoli della loro infanzia e del tutto in grado di confrontarsi
ad armi pari con il mondo degli adulti.
E i bambini di Astrid Lindgren sono in
questo felice connubio i bambini di Beatrice Alemagna: sono quei
bambini un po' sbilenchi, quelli che sono persone piccole che un
giorno cresceranno, che hanno piccole mani ma grandi idee, che
desiderano cose strane, come mangiare zucchero filato a colazione.
Sono quei bambini che hanno un mistero dentro di sé, che hanno cose
piccole e che piangono forte per farsi sentire bene. Sono quei
bambini che noi dovremmo guardare con occhi gentili e ascoltare a
occhi spalancati (da B. Alemagna, Che cos'è un bambino?, Topipittori 2008)
Per poi dire ah!
Carla
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