SINERGIE
NATALIZIE
A
volte accade che ci si ritrovi a lavorare in un luogo nuovo, e se si
tratta di uno studio editoriale può succedere che, durante una pausa
di lavoro, ci si metta a sfogliare i libri nello scaffale vicino alla
scrivania. Così, i primi giorni di novembre mi è capitato in mano
un volume di Danilo
Baroncini e Susan Lord dal titolo Pani
caliatu. Ricette e storie della cucina eoliana raccontate da eoliani
(Centro
studi e ricerche di storia e problemi eoliani 1999), una raccolta di
ricette della cucina eoliana provenienti dai racconti degli abitanti
delle isole.
A
novembre ho scattato una foto con il telefono di una preparazione che
mi sembrava particolarmente interessante: i vastidduzzi, dolci
natalizi tipici dell'isola di Salina.
Due
giorni fa ho iniziato la lavorazione.
Per
il ripieno servono:
Le
bucce di 5 mandarini
500
gr di mandorle pelate
300
gr di zucchero (secondo la ricetta originale ne occorrono 450 gr)
il
succo di 2 mandarini
un
cucchiaino di cannella in polvere
Per
la pasta:
500
gr di farina 00
1
uovo intero e 1 tuorlo
100
gr di burro (nella ricetta originale viene usato lo strutto)
50
gr di zucchero
vino
bianco (o malvasia)
Con
l'attrezzo per pelare le patate (o le carote) bisogna togliere la
parte più esterna della buccia dei mandarini (senza intaccare quella
bianca) e mettere le scorze in mezzo litro di acqua fredda per 24
ore.
Macinate
le mandorle con lo zucchero, la cannella e il succo dei mandarini.
Aggiungete a cucchiai tanta acqua aromatizzata con le scorze quanta
ne servirà per avere un composto consistente così da potergli dare
una forma. L'altra acqua servirà al momento di confezionare i
dolcetti e per sciacquare le dita quando sarà necessario.
Impastate
la farina con il burro a temperatura ambiente, lo zucchero, le uova e
il vino. Mettetela a riposare per un'oretta.
Con
il matterello stendete la pasta fino a farla diventare molto sottile.
In base alla ricetta originale occorre porre sulla sfoglia una serie
di cucchiaiate di ripieno al quale viene data una sagoma ornamentale
(fiore, farfalla, mezzaluna ecc.). Con l'acqua aromatizzata si bagna
la parte attorno al ripieno e poi si chiude i tutto con una seconda
sfoglia di pasta e si ritagliano i singoli dolcetti con una rotellina
dentata ('u
tuornu).
Si decorano poi pizzicando i bordi con una pinzetta (pizzicaloru).
Come
vedete dalla foto, io ho fatto una versione semplificata ritagliando
dei dischi di pasta dove ho messo il ripieno e, dopo aver bagnato il
contorno con l'acqua di mandarino, ho chiuso il tutto come se fosse
un panzerotto.
In
base alla ricetta del libro, i dolci devono essere messi in forno a
110° C per 15-20 minuti.
Ho
provato, ma la pasta è risultata poco cotta. La seconda infornata
l'ho fatta a 150 °C ottenendo un buon risultato: la pasta è
croccante e il ripieno umido, ma l'aspetto migliore è il profumo di
mandarino che nonostante la cottura rimane intenso.
Lulli
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