domenica 13 dicembre 2015

SINERGIE NATALIZIE

A volte accade che ci si ritrovi a lavorare in un luogo nuovo, e se si tratta di uno studio editoriale può succedere che, durante una pausa di lavoro, ci si metta a sfogliare i libri nello scaffale vicino alla scrivania. Così, i primi giorni di novembre mi è capitato in mano un volume di Danilo Baroncini e Susan Lord dal titolo Pani caliatu. Ricette e storie della cucina eoliana raccontate da eoliani (Centro studi e ricerche di storia e problemi eoliani 1999), una raccolta di ricette della cucina eoliana provenienti dai racconti degli abitanti delle isole.
A novembre ho scattato una foto con il telefono di una preparazione che mi sembrava particolarmente interessante: i vastidduzzi, dolci natalizi tipici dell'isola di Salina.
Due giorni fa ho iniziato la lavorazione.

Per il ripieno servono:
Le bucce di 5 mandarini
500 gr di mandorle pelate
300 gr di zucchero (secondo la ricetta originale ne occorrono 450 gr)
il succo di 2 mandarini
un cucchiaino di cannella in polvere

Per la pasta:
500 gr di farina 00
1 uovo intero e 1 tuorlo
100 gr di burro (nella ricetta originale viene usato lo strutto)
50 gr di zucchero
vino bianco (o malvasia)

Con l'attrezzo per pelare le patate (o le carote) bisogna togliere la parte più esterna della buccia dei mandarini (senza intaccare quella bianca) e mettere le scorze in mezzo litro di acqua fredda per 24 ore.
Macinate le mandorle con lo zucchero, la cannella e il succo dei mandarini. Aggiungete a cucchiai tanta acqua aromatizzata con le scorze quanta ne servirà per avere un composto consistente così da potergli dare una forma. L'altra acqua servirà al momento di confezionare i dolcetti e per sciacquare le dita quando sarà necessario.
Impastate la farina con il burro a temperatura ambiente, lo zucchero, le uova e il vino. Mettetela a riposare per un'oretta.
Con il matterello stendete la pasta fino a farla diventare molto sottile. In base alla ricetta originale occorre porre sulla sfoglia una serie di cucchiaiate di ripieno al quale viene data una sagoma ornamentale (fiore, farfalla, mezzaluna ecc.). Con l'acqua aromatizzata si bagna la parte attorno al ripieno e poi si chiude i tutto con una seconda sfoglia di pasta e si ritagliano i singoli dolcetti con una rotellina dentata ('u tuornu). Si decorano poi pizzicando i bordi con una pinzetta (pizzicaloru).


Come vedete dalla foto, io ho fatto una versione semplificata ritagliando dei dischi di pasta dove ho messo il ripieno e, dopo aver bagnato il contorno con l'acqua di mandarino, ho chiuso il tutto come se fosse un panzerotto.
In base alla ricetta del libro, i dolci devono essere messi in forno a 110° C per 15-20 minuti.
Ho provato, ma la pasta è risultata poco cotta. La seconda infornata l'ho fatta a 150 °C ottenendo un buon risultato: la pasta è croccante e il ripieno umido, ma l'aspetto migliore è il profumo di mandarino che nonostante la cottura rimane intenso.

Lulli

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