lunedì 1 febbraio 2016

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


TAGLIENTE COME UNA LAMA AFFILATA


Joyce Carol Oates è una scrittrice americana molto prolifica, capace di disegnare efficacemente il lato oscuro della società americana; in Due o tre cose che avrei dovuto dirti..., ci regala un ritratto duro, impietoso, tagliente di un gruppo di adolescenti, tutte in grande sofferenza e difficoltà nel rapporto con se stesse e il proprio corpo.
La centralità del corpo è la chiave di questo romanzo: corpo offeso, malato, corpo torturato per raggiungere l'impossibile perfezione che il mondo sembra chiedere loro.
C'è Merissa, che racconta in prima persona, ragazza perfetta, con un padre lontano e anaffettivo e una madre già sconfitta: lei, prima della classe, ammessa in una università prestigiosa, perennemente a dieta, traduce la sua disperata solitudine nel tagliuzzarsi ossessivamente. Lo scorrere del sangue placa la sua inquietudine. C'è Nadia, al contrario, bruttina, grassottella, che cerca di farsi accettare mostrandosi più ingenua e disponibile; subisce degli abusi sessuali da parte di un gruppo di ragazzi, ma rimuove questa terribile esperienza, perdendosi nell'amore impossibile per l'insegnante di scienze.
E, perennemente presente, c'è Tinni, l'ultima arrivata del gruppo di amiche, ma quella con la personalità più forte, figlia di un'attrice di soap televisive e drasticamente anticonformista. Perennemente presente, nonostante sia morta suicida, dopo aver mandato un sms di scuse al gruppo di amiche, le Tinni & co.
La vita continua, certo, ma l'improvvisa, drammatica uscita di scena dell'amica più originale, più carismatica mette in discussione gli equilibri già fragili di queste ragazze. Tinni sempre presente, con il ricordo e con alcune decisive apparizioni, che forse però sono solo immaginate, in grado di salvare la vita di queste adolescenti incapaci di dare un senso al proprio dolore, ai rimpianti, al rimorso di non aver capito, al senso di tradimento che una morte prematura porta con sé.
L'autrice ne fa un ritratto impietoso: competitive, arriviste, deboli, smarrite, perse dietro obbiettivi di successo sociale irraggiungibili. Lontane anni luce da quella spensieratezza, da quella leggerezza con cui, con inutile ottimismo, vogliamo vederle. Certo, personaggi al limite della verosimiglianza, non tanto lontani, però, da quello che talvolta si legge nelle pagine di cronaca o nelle analisi dei sociologi. Ancora più impietoso il ritratto del mondo adulto: dei genitori, presi dalle loro carriere e dai loro problemi personali, e che desiderano solamente potersi specchiare nei successi delle figlie. Ciechi davanti a tutti i segnali di sofferenza, di disagio. E degli insegnanti, sotto il cui naso succede di tutto.
E poi i segreti, i non detti, le verità inconfessabili, compresa quella che spiegherà un gesto all'apparenza incomprensibile.
Siamo di fronte ad un romanzo molto duro, con un linguaggio esplicito e diretto, per niente indulgente con il mondo di oggi e i suoi dis-valori; un ritratto desolante della cultura del successo, al cui centro, per le giovani ragazze, c'è il controllo del corpo, la sua manipolazione ossessiva. Il mito della presunta perfezione adolescenziale, cui devono sottostare anche le madri.
E' un romanzo scritto con maestria, che tiene incollata la lettrice, o il lettore, alla pagina, con questo ritratto a più voci di una generazione alla ricerca di se stessa.
Solo il finale, sorprendente, riaccende la speranza delle protagoniste e di chi legge, puntando su quello che più di tutto può cambiare la vita: la solidarietà e l'amicizia.
Da quanto detto, si comprende come sia una lettura per ragazze, soprattutto, ma anche ragazzi, con una certa maturità personale, a partire dai quattordici anni. Ma è una bella, coinvolgente lettura anche per noi che cerchiamo di comprendere il mondo dei più giovani.

Eleonora

“Due o tre cose che avrei dovuto dirti..”, J.C. Oates, Mondadori 2016



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