LA VITA È PREPOTENTE
Lungo il cammino,
Isabella Labate
Orecchio acerbo 2015
ILLUSTRATI PER GRANDI
(dagli 11 anni)
"Quel giorno,
quando si avviò verso casa, Rachele non sentì da lontano le solite
voci e le sembrò strano, quel silenzio. Il paese era deserto. Andò
subito a cercare sua madre, ma non la trovò, così come non trovò
le vicine.
Non c'era nessuno.
Rachele ancora non
capiva, ma presto si rese conto che, per la prima volta in vita sua,
era sola. Semplicemente erano spariti tutti.
Andò a casa e
attese attonita, in lacrime."
A Rachele piace
camminare da sola nel bosco. Le piace farlo quando piove perché la
pioggia accentua gli odori. Passeggiare tra gli alberi, immersa nella
natura, le dà la sensazione di esserne parte. Quel giorno però ad
aspettarla in paese non c'era sua madre, non c'erano le vicine che
tante volte l'avevano messa in guardia dai pericoli del bosco.
Solo un grande
silenzio, le case vuote e gli animali incustoditi. Rachele capisce
che qualcosa di terribile deve essere accaduto se neanche sua madre è
rimasta lì ad aspettarla. Più dell'attesa può il desiderio di trovare qualcuno
e Rachele mette in un sacco del cibo, un po' d'acqua e, avvolta nello
scialle di sua madre, si mette in cammino.
Non ha direzione certa.
Lungo la strada incontra un cavallo e insieme proseguono lungo
un sentiero in salita. La notte in una grotta e, il giorno dopo,
tanta strada nelle scarpe. L'incontro con un lupo le fa temere la
fine, ma un po' della sua carne secca lo tiene lontano da lei. Se ora
ha imparato a riconoscere l'odore di un animale selvatico, i rumori
che sente alle sue spalle l'atterriscono sempre di più. Rachele
prosegue, piangendo e urlando, fino ad arrivare ai piedi di una rupe.Ed è qui che sente finalmente un suono conosciuto: passi e piccole
voci.
Un vecchio pastore con il suo gregge l'accoglie nella sua
grotta. Al racconto di Rachele il vecchio replica con la sua storia:
da molto tempo ritiratosi in cima al monte in solitudine, ricorda il
mondo prima della grande devastazione, quando le persone abitavano i
palazzi altissimi, il cielo era attraversato da macchine volanti, e
tutto il sapere era racchiuso in scatole magiche. E ricorda anche
come tutto questo, all'improvviso, sparì.
Il viaggio di Rachele
però non può fermarsi in quella grotta, le suggerisce il vecchio.
'Vedi, la vita è prepotente, ritorna...' Dopo ogni inverno torna la
primavera e anche lei deve andare avanti per trovarsi il proprio
posto nel mondo.
Rachele riparte, ma
questa volta il sentiero è in discesa...
Alla fine del suo
percorso, tra le mura di un'antica chiesa, vedendo nel suo volto
riflesso, la somiglianza con quello di sua madre, Rachele capisce che
la vita va avanti, nonostante tutto.
Scompare la paura e
appare qualcuno con cui condividere un nuovo cammino.
Lungo il cammino
ha il flusso di una fiaba, di un ininterrotto racconto orale, narrato
a bassa voce (non credo sia casuale la mancanza di maiuscole in
copertina).
Le parole, lette in un
soffio, denunciano una raffinata musicalità interna. Le stesse
parole, scritte, scorrono lungo le pagine, quasi senza margine,
interrotte talvolta solo da una piccola croce che segna le pause più
lunghe.
Tutto questo ci porta
ad un mondo remoto, di libri antichi. Di mondi passati. E grazie alla sensibile e raffinata mise en page di Orecchio acerbo.
La storia, invece,
porta in sé elementi che alludono al futuro. Contiene tutti gli
elementi che lo rendono narrazione di un rito di passaggio. Un
percorso di crescita tra l'adolescenza e l'età adulta. D'altronde
cosa sono spesso le fiabe se non metafore di percorsi di crescita di
fanciulle e giovanotti?
Un libro dunque che
contiene in sé, in un intreccio solido ed equilibrato tra forma e
contenuto, il passato e il futuro.
Il passato e il futuro
di questa ragazza che conosciamo, ancora prima di poter leggere la
sua storia.
Il volto di Rachele,
seminascosto da uno scialle che lo avvolge, in copertina già
racconta molto di sé. È spaventata, ma ci invita al contempo ad
entrare nella sua storia, nel grigio diffuso, sfumato di un mondo
brumoso, vuoto e silenzioso. Frammenti della natura che la circonda,
sotto forma di lumache, uccelli, pigne o castagne, accompagnano il
racconto, che poi prende forma in tavole a piena pagina, autentiche
testimonianze di perfezione nel dominio della matita. Lo sguardo si
bea nell'illusoria percezione di essere di fronte ad una fotografia e
si affina nel cercare la conferma di essere di fronte a un disegno
fatto a mano libera.
Un talento, quello di
Isabella Labate, tenuto sotto la cenere per troppo tempo.
Illustratrice timida,
come timida è Rachele, ma piena di forza, come forte è Rachele in
cammino, quando prende la matita in mano e comincia a disegnare (e a
scrivere).
Carla
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