E SE...
Esercizio
accademico, quello di immaginare un diverso corso della storia,
oppure un espediente letterario, peraltro abbastanza utilizzato. Ci
prova anche Ryan Graudin, giovane scrittrice americana, autrice di
romanzi di genere per young adults, riproponendo il tema, o se
vogliamo l'incubo, di Hitler vittorioso nella Seconda Guerra
Mondiale.
Wolf.
La ragazza che sfidò il destino, è appunto un romanzo
fanta-storico, che immagina il mondo dominato da due potenze
nazionalsocialiste, facenti capo ai due dittatori: Hitler e Hirohito,
imperatore del Giappone.
Come
accade in tutti i romanzi d'azione, all'Impero del Male si
contrappone la Resistenza clandestina, fatta di oppositori interni al
regime, o nei paesi conquistati, ma non domati, come la Russia.
La
protagonista Yael, ragazzina ebrea fuggita dal lager in cui vede
morire i suoi cari, è stata oggetto degli esperimenti genetici di un
mefistofelico dottor Geyer, che l'hanno trasformata in un muta forma,
una persona capace di modificare volontariamente il proprio aspetto.
Questa sua capacità viene utilizzata dalla Resistenza per elaborare
un piano, volto ad uccidere il Führer. Prenderà, infatti, le
sembianze di Adele Wolfe, una spericolata motociclista, vincitrice di
un famoso rally transcontinentale. Alla fine della corsa dell'anno
precedente, il Führer ha voluto ballare con lei, evento straordinario
considerate le misure di sicurezza che lo circondano.
Ecco
quindi prendere il via la corsa, dove Yael/Adele deve confrontarsi
con numerosi agguerriti concorrenti in un percorso lungo migliaia di
chilometri attraverso tre continenti.
La
narrazione segue questo percorso, punteggiato da molti colpi di
scena, alternandolo ai flashback dei tempi del suo internamento,
prima, e dell'addestramento, poi.
L'azione
scorre veloce, nonostante le numerose digressioni, tutto tende al
momento finale, all'incontro con l'odiato dittatore, seguendo i
canoni del romanzo d'azione.
Interessante
il personaggio della protagonista, che si è tatuata sul braccio
cinque lupi, per coprire i numeri tatuati del campo di sterminio.
Ogni lupo rappresenta una persona per lei importante, perduta in un
modo o nell'altro. E le immagini rappresentano lupi per rendere
omaggio al soprannome che le aveva dato Babushka, la donna più
anziana del campo, che l'aveva protetta fino alla fine, dandole il
soprannome di Volchitsa, lupa.
Dunque
Yael ha fatto del suo nome una missione, imparando a gestire il
desiderio di vendetta e mettendolo al servizio di una Causa più
grande delle sue vicende personali. Nonostante l'addestramento, vive
con sofferenza la sua ambiguità, il diventare altro da sé
continuamente.
Come è
facile immaginare, questo romanzo, adatto a una lettura a partire
dai dodici anni, ma sicuramente apprezzato anche da ragazzi e ragazze
più grandi, punta tutto sull'azione, sui colpi di scena, su un
accenno di intrigo sentimentale. Non approfondisce, come potrebbe, la
complessità dei personaggi, né si diverte a giocare con l'incubo
che evoca, il dominio nazista sul mondo. Peccato per questi limiti, e
per i refusi di troppo, perché l'idea è interessante e l'autrice
gestisce bene il meccanismo narrativo.
Eleonora
“Wolf”,
R. Graudin, De Agostini 2016
Nessun commento:
Posta un commento