giovedì 28 aprile 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

UN UOMO SPECIALE

Il pifferaio di Hamelin, Russell Brand, Chris Riddell  
(trad. Rosa Vanina Pavone)
Il Castoro 2016


NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

"Gli abitanti di Hamelin erano gente piena di boria, e amavano a tal punto se stessi e la loro città che, se solo fosse stato possibile, avrebbero passato tutto il giorno chiusi in una tuta spaziale a odorare le proprie flatulenze. Ma a quel tempo le tute spaziali non erano state ancora inventate, quindi non potevano farlo.
Invece organizzavano gare e concorsi interminabili e pomposi."

Uno di questi, forse il più famoso, è quello dedicato al bambino più bello di Hamelin. Ma i bambini di Hamelin sono tutt'altro che belli: mocciosi mangiatori di cioccolato e grandi ruttatori, mangiacaccole e tirasassi. 


Tuttavia Hamelin pare cittadina irreprensibile. L'ordine regna e nessuno può pensare di buttar all'aria questa perfezione. Ed è proprio un imperfetto, il piccolo Sam nato zoppo, che attira la crudeltà degli altri bambini. 'Non sei nessuno e non varrai mai un fico secco' gli urlano dietro ma lui non si fa scalfire. il peggiore di tutti è Bob il Grasso, oggi sulla soglia dell'ennesima vittoria al famoso concorso.
Come tutti sanno però la linda cittadina viene presa d'assalto - e proprio quel fatidico giorno - da una banda di ratti che la mette a soqquadro. 


Macellaio, lavandaia e persino Bob il Grasso sono oggetto delle attenzioni dei terribili ratti.
All'urlo di ANARCHIA i ratti rimodellano la città senza nessun criterio, se non quello di non averne. Il caos regna ovunque e gli abitanti sono costretti a battere in ritirata. E mentre in città succede l'indicibile, il giovane Sam dalla sua silenziosa e solitaria collina guarda giù.



Al sindaco, o meglio alla sindaco, non resta che piangere. Ma quando tutto sembra ormai perduto, il suono di un flauto taglia l'aria fetente.
E' lui il Pifferaio magico, un personaggio che vive al di là degli opposti - nero/bianco, uomo/donna, giorno/notte - dice poche ma fondamentali parole: Mi pare che abbiate un problema coi ratti!
La trattativa comincia. Una borsa piena di oro e un sandwich per avere la città libera alle sei in punto. E così all'ultimo rintocco la musica si espande e penetra ovunque, anche nelle menti dei ratti che, come un solo corpo, lo seguono. 



La città è libera, ma anche le teste degli abitanti si sono come d'incanto svuotate dal pensiero che tutto questo è dovuto al patto fatto con il Pifferaio.
La gratitudine non è di quel paese e la memoria ha le gambe corte.
Il mattino seguente, al centro della piazza, il Pifferaio è lì a riscuotere il dovuto.
Ma che quella fosse gente tremenda lo si poteva intuire e così contro il Pifferaio i cittadini fanno muro: un muro di menzogna e meschinità. Non paghiamo! E tu vattene dalla nostra città! è l'urlo che risuona. Il Pifferaio non si scompone, prende il flauto, suona e così come ha fatto con i ratti, ora lo fa con i bambini: li porta via per sempre.


Nessuno escluso, tranne il piccolo Sam che, al contrario, degli altri, sa riconoscere le cose importanti, prima fra tutte la verità.

Si sarebbe potuta raccontare la fiaba del Pifferaio di Hamelin in poche righe, giocando sul fatto che è storia conosciuta. Eppure raccontarla ancora una volta in tutta la sua interezza e, in questo caso particolare, in tutta la sua crudezza ha il sapore di una reiterata catarsi.
Forse una delle fiabe più controverse per questo finale così 'protestante', il Pifferaio di Hamelin ha in sé un nocciolo di senso che non può lasciare indifferenti e che non si esaurisce nei consueti canoni del racconto popolare. Non a caso nel Nord Europa grandi nomi della letteratura si sono cimentati con essa, da Brentano a Goethe a Browning, Bertold Brecht, Marina Tsvetaeva fino a Ende che la ha trasformata in una Danza macabra in 11 quadri (Mondadori 1993).
Tutti, compreso l'immaginifico Russell Brand, non sono rimasti indifferenti di fronte al suo importante contenuto sociale. 




Ed è proprio in questa chiave che anche Brand si pone. Il suo lessico sempre sopra le righe, che tanto ricorda quello rabelaisiano per i toni crudi e per la incontenibile fantasia, ne offre una versione di grande e bruciante ironia. Chris Riddell, e chi meglio di lui?, ne declina la verve creativa attraverso un disegno fantasmagorico che conferma una volta di più la sua grandezza. I classici, e una fiaba lo è in qualche modo, sono pane per i suoi denti. Da Don Chisciotte a Gulliver da Peter Pan all'Isola del tesoro. Ma anche il senso dell'oscuro, e questo Pifferaio è parecchio misterioso nel suo appartenere all'immaginario legato ad Arancia meccanica, è un terreno su cui Riddell si muove con disinvoltura.
Perfetti insieme, in una profonda intesa sul tema di fondo e sulla sua espressione piena di colore, Riddell e Brand, due cavalli inglesi purosangue, trasformano Il Pifferaio di Hamelin in un racconto se possibile ancora più tagliente che non lascia via di fuga rispetto al j'accuse che lo attraversa. 

Il lettore, catturato da forme, colori, parole e toni, non può sottrarsi dal partecipare.

Carla

Noterella al margine. Altro che borsa d'oro e sandwich avrei pagato per vederli assieme sul palco della Royal Albert Hall in uno show dal vivo...uno racconta e l'altro disegna.

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