UN UOMO SPECIALE
Il pifferaio
di Hamelin, Russell Brand, Chris Riddell
(trad.
Rosa Vanina Pavone)
Il
Castoro 2016
NARRATIVA PER MEDI
(dai 7 anni)
"Gli abitanti di Hamelin erano
gente piena di boria, e amavano a tal punto se stessi e la loro città
che, se solo fosse stato possibile, avrebbero passato tutto il giorno
chiusi in una tuta spaziale a odorare le proprie flatulenze. Ma a
quel tempo le tute spaziali non erano state ancora inventate, quindi
non potevano farlo.
Invece organizzavano gare e concorsi
interminabili e pomposi."
Uno di questi, forse il più famoso, è
quello dedicato al bambino più bello di Hamelin. Ma i bambini di
Hamelin sono tutt'altro che belli: mocciosi mangiatori di cioccolato
e grandi ruttatori, mangiacaccole e tirasassi.
Tuttavia Hamelin pare
cittadina irreprensibile. L'ordine regna e nessuno può pensare di
buttar all'aria questa perfezione. Ed è proprio un imperfetto, il
piccolo Sam nato zoppo, che attira la crudeltà degli altri bambini.
'Non sei nessuno e non varrai mai un fico secco' gli urlano dietro ma
lui non si fa scalfire. il peggiore di tutti è Bob il Grasso, oggi
sulla soglia dell'ennesima vittoria al famoso concorso.
Come tutti sanno però la linda
cittadina viene presa d'assalto - e proprio quel fatidico giorno - da
una banda di ratti che la mette a soqquadro.
Macellaio, lavandaia e persino Bob il
Grasso sono oggetto delle attenzioni dei terribili ratti.
All'urlo di ANARCHIA i ratti
rimodellano la città senza nessun criterio, se non quello di non
averne. Il caos regna ovunque e gli abitanti sono costretti a battere
in ritirata. E mentre in città succede l'indicibile, il giovane Sam
dalla sua silenziosa e solitaria collina guarda giù.
Al sindaco, o
meglio alla sindaco, non resta che piangere. Ma quando tutto sembra
ormai perduto, il suono di un flauto taglia l'aria fetente.
E' lui il Pifferaio magico, un
personaggio che vive al di là degli opposti - nero/bianco,
uomo/donna, giorno/notte - dice poche ma fondamentali parole: Mi pare
che abbiate un problema coi ratti!
La trattativa comincia. Una borsa piena
di oro e un sandwich per avere la città libera alle sei in punto. E
così all'ultimo rintocco la musica si espande e penetra ovunque,
anche nelle menti dei ratti che, come un solo corpo, lo seguono.
La città è libera, ma anche le teste
degli abitanti si sono come d'incanto svuotate dal pensiero che tutto
questo è dovuto al patto fatto con il Pifferaio.
La gratitudine non è di quel paese e
la memoria ha le gambe corte.
Il mattino seguente, al centro della
piazza, il Pifferaio è lì a riscuotere il dovuto.
Ma che quella fosse gente tremenda lo
si poteva intuire e così contro il Pifferaio i cittadini fanno
muro: un muro di menzogna e meschinità. Non paghiamo! E tu vattene
dalla nostra città! è l'urlo che risuona. Il Pifferaio non si
scompone, prende il flauto, suona e così come ha fatto con i ratti,
ora lo fa con i bambini: li porta via per sempre.
Nessuno escluso, tranne il piccolo Sam
che, al contrario, degli altri, sa riconoscere le cose importanti,
prima fra tutte la verità.
Si sarebbe potuta raccontare la fiaba
del Pifferaio di Hamelin in poche righe, giocando sul fatto
che è storia conosciuta. Eppure raccontarla ancora una volta in
tutta la sua interezza e, in questo caso particolare, in tutta la sua
crudezza ha il sapore di una reiterata catarsi.
Forse una delle fiabe più controverse
per questo finale così 'protestante', il Pifferaio di Hamelin ha
in sé un nocciolo di senso che non può lasciare indifferenti e che
non si esaurisce nei consueti canoni del racconto popolare. Non a
caso nel Nord Europa grandi nomi della letteratura si sono cimentati
con essa, da Brentano a Goethe a Browning, Bertold Brecht, Marina
Tsvetaeva fino a Ende che la ha trasformata in una Danza macabra in
11 quadri (Mondadori 1993).
Tutti, compreso l'immaginifico Russell
Brand, non sono rimasti indifferenti di fronte al suo importante
contenuto sociale.
Ed è proprio in questa chiave che anche Brand si
pone. Il suo lessico sempre sopra le righe, che tanto ricorda quello
rabelaisiano per i toni crudi e per la incontenibile fantasia, ne
offre una versione di grande e bruciante ironia. Chris Riddell, e chi
meglio di lui?, ne declina la verve creativa attraverso un disegno
fantasmagorico che conferma una volta di più la sua grandezza. I
classici, e una fiaba lo è in qualche modo, sono pane per i suoi
denti. Da Don Chisciotte a Gulliver da Peter Pan all'Isola del
tesoro. Ma anche il senso dell'oscuro, e questo Pifferaio è
parecchio misterioso nel suo appartenere all'immaginario legato ad
Arancia meccanica, è un terreno su cui Riddell si muove con
disinvoltura.
Perfetti insieme, in una profonda
intesa sul tema di fondo e sulla sua espressione piena di colore,
Riddell e Brand, due cavalli inglesi purosangue, trasformano Il
Pifferaio di Hamelin in un racconto se possibile ancora più
tagliente che non lascia via di fuga rispetto al j'accuse che lo
attraversa.
Il lettore, catturato da forme, colori,
parole e toni, non può sottrarsi dal partecipare.
Carla
Noterella al margine. Altro che borsa
d'oro e sandwich avrei pagato per vederli assieme sul palco della
Royal Albert Hall in uno show dal vivo...uno racconta e l'altro
disegna.
Nessun commento:
Posta un commento