I SEMI DI UN LIBRO
Il piccolo
giardiniere, Emily Hughes
Settenove 2016"Questo è il giardino. Non assomiglia molto a un giardino, ma significa tutto
E' la sua gioia."
Eppure qualcosa è sbocciato. Un meraviglioso fiore rosso pieno di vita svetta su tutto e dà al piccolo giardiniere la speranza e la forza di lavorare ancora più duramente per riuscire un giorno finalmente ad avere un intero giardino meraviglioso. Lavora mattina, pomeriggio e persino la notte ma nonostante i suoi sforzi il giardino sta morendo e il piccolo giardiniere non ha più casa e non ha più cena.
E anche la gioia è scomparsa. Sconsolato, una sera, guardando il cielo, esprime un desiderio: avessi qualcuno che mi aiuta un po'...
Anche
la sua voce forse è troppo piccola per essere sentita, ma il grande
fiore colpisce lo sguardo di una bambina. Proprio quel fiore che al
piccolo giardiniere aveva dato speranza e forza necessarie per
lavorare ancora più duramente, dà ancora speranza e forza a qualcun
altro per lavorare duramente alla cura di quel giardino.
Così,
durante il lungo sonno del piccolo giardiniere affaticato, qualcosa
cambia. Raccontare che per raggiungere un risultato occorre impegnarsi duramente (per poi magari, non arrivarci neanche mai).
E quindi raccontare il proprio limite, la propria sconfitta per manifesta 'piccolezza', tutto questo può essere terreno di discussione con bambini e bambine che lo vivono sulla loro pelle quasi quotidianamente. E che bel terreno per farlo: una giungla di Rosseau sullo sfondo in cui i piccoli (più piccoli e meno piccoli) agiscono in un mondo che sembra tutto loro.
Ecco elencati i meriti di questo libro. Dei grandi temi su cui ragionare insieme, un mondo lussureggiante di piante di mille tipi diversi che cattura lo sguardo, una dimensione della realtà che è tutta infantile e per questo, in qualche modo, a confini con il magico.
Partiamo dal tema del libro, secondo titolo di Emily Hughes in Italia (il primo è Selvaggia, sempre pubblicato da Settenove).
Germogliato, è proprio il caso di dirlo, da diversi semi che hanno messo radici nel pensiero di Emily Hughes. Lei stessa lo spiega in una intervista rilasciata a Julie Danielson, in cui racconta che l'idea le è nata da due circostanze concomitanti: da un lato il suo essere di nuovo a casa alle Hawaii, dove la natura è dominante e dove la cultura è molto legata alla terra, e, dall'altro, la sua lettura di Growth of the Soil di Knut Hamsun. Una storia, quella raccontata Hamsun, basata sulla relazione di totale dipendenza e rispetto del protagonista nei confronti della terra che lo circonda e gli permette di vivere.
Al di sotto di magnifiche illustrazioni che non prevedono interruzioni - una giungla di piantine selvatiche di campo che poi vira in un giardino pieno di fiori colorati - corre un testo scabro, efficace e meravigliosamente 'quasi' simmetrico, almeno in inglese (in italiano purtroppo qualcosa si è perduto per strada).
La frase iniziale e quella finale sono 'quasi' identiche ma in quel quasi c'è un cambio di prospettiva, c'è la reciprocità, c'è la cura dell'uno per l'altro, c'è un mondo che non è più lo stesso, c'è un percorso fatto, c'è qualcuno che è cresciuto un po' pur restando ancora, fortunatamente, piccolo.
This was the garden. It didn't look like much, but it meant everything to its gardener.
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