E LA FIAMMA INTANTO BRUCIA
Mia madre, Stéphane
Servant, Emmanuelle Houdart
(trad. Francesca Del Moro)
#Logosedizioni 2016
ILLUSTRATI PER GRANDI
(dai 10 anni)
"Mia madre ha
il cuore
tra la luce del sole
e il buio della
notte.
Splendente come la
luna.
Cupo come l'ala di
un corvo.
Un nonnulla cambia
il suo riso in festa
E la sua tristezza
in tempesta."
La
madre di questa bambina può essere paragonata a un giardino con le
sue erbe diverse: che pungono, che tagliano, che accolgono. Come un
giardino va coltivata, cosa che padre e figlia hanno imparato a fare.
Nel
cuore della madre d'inverno si rintana una volpe, mentre d'estate nel
suo cuore si acciambella una lupa che la invita a cantare e a correre
in luoghi sconosciuti. La lontananza lascia inquietudine dietro di sé
e il pensiero che lei decida di non tornare, spaventa la bambina che
forse la vorrebbe tenere custodita in gabbia, sempre accanto a sé.
Non
è certo la lontananza che può separare una madre dalla propria
figlia. Perché una madre si 'tatua' sul cuore il primo vagito della
sua bambina e il suo viso. Nulla può dunque tenerle separate. La
strada che le tiene insieme nessuna delle due la dimenticherà. E
l'essere l'una il ritratto dell'altra le terrà insieme. E una
fiamma, nella lanterna, brucia costantemente, a testimoniare la vita
di questo legame.
Una
poesia sulla madre che Stéphane Servant ha scritto e che Emmanuelle
Houdart ha illustrato. Ulteriore tappa nell'esplorazione di questa
artista svizzera intorno al nucleo degli affetti: amiche per la
pelle, innamorati, genitori. E ora, la madre.
Il
testo poetico delinea il profilo di una madre molto autentica, ma
decisamente fuori dagli stereotipi più convenzionali dentro cui
spesso la sua figura viene racchiusa. In particolare, nei libri per
bambini. Della madre si raccontano luci, ma soprattutto ombre. Si
riconoscono i momenti di fuga, le lontananze, i distacchi, ma anche
le ricongiunzioni lungo percorsi condivisi e conosciuti. Ogni madre
saprà riconoscere le proprie contraddizioni, o forse è più
corretto definirle le proprie ambivalenze. I momenti di luce e quelli
di buio, i momenti di risa da quelli di malinconia profonda.
Riconosciuto il suo bisogno vitale ad essere se stessa, la madre è
un giardino da coltivare, di cui prendersi cura. Ma come ogni
giardino, custodisce il suo segreto e solo l'affetto e la conoscenza
profonda permetterà a pochi di coltivarlo al meglio.
Come
spesso accade, i libri della Houdart sanno essere quanto di meno
rassicurante possa essere stampato, ma anche nello stesso momento
quanto di più intimo e profondo ci sia. In questa alternanza tra
apertura e chiusura del grande cuore materno si nasconde l'essenza
della femminilità. Prima di tutto e sopra tutto mi pare di leggere
in questo ritratto di madre, un ritratto di donna. E non mi pare un
caso che l'io narrante sia anch'esso una femmina. E non mi pare
ininfluente che sia ancora una volta un uomo a raccontare il mistero
che avvolge l'altro sesso. Un limite alla comprensione totalizzante
che però alla fine 'sboccia' in una rassicurante dichiarazione di
infinito affetto che va al di là di ogni rifugio personale.
Houdart
costruisce l'immaginario materno con la consueta capacità di
attingere a un repertorio metaforico sempre stimolante, mai
stereotipato. Scorriamo lungo le pagine e vediamo creature immaginate
con corpi che alludono alla mitologia classica (dalle arpie alle
chimere) e sono frutto di una metamorfosi costante: corpi che
diventano giardini e gambe che mettono radici, ginocchia che
divengono montagne.
Su
tutto si riconosce l'eleganza nella scelta cromatica dominante e
nella realizzazione del repertorio di varie texture che avvolgono
corpi e oggetti, che sono vera e propria sigla inimitabile e
riconoscibile. E anche la cura della relazione visiva, il gioco di
sguardi, che -pagina dopo pagina- tiene legata la piccola alla
propria madre. Fino all'ultimo, quando dismesse le pellicce da volpe
e da lupo e le piume da uccello, le due si guardano e si sorridono.
Talmente uguali da sembrare allo specchio. E la fiamma intanto brucia
ed illumina la loro storia comune.
Carla
Nessun commento:
Posta un commento