IL QUARTETTO BATTIBECCO
Fred l'amico
immaginario, Eoin Colfer, Oliver Jeffers
(trad.
Chiara Carminati)
Mondadori 2016
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 4 anni)
"Il mal di
testa è doloroso. Una puntura d'ape lo è ancora di più. Ma c'è
qualcosa che fa persino più male di una puntura d'ape sulla testa in
un giorno di pioggia, ed è...la solitudine.
Sentirsi soli non è
divertente."
Non è sufficiente
desiderare qualcosa perché questa avvenga, quindi desiderare da
morire un amico immaginario non lo fa apparire di punto in bianco, a
meno che le circostanze non siano favorevoli, ovvero che ci sia
nell'aria la giusta dose di elettricità, o di fortuna o di magia.
Quel giorno, in cui Sam si sentiva molto solo, queste condizioni si
avverarono e davanti ai suoi occhi comparve Fred (nome non lontano da
friend). Come tutti gli amici immaginari, Fred quel giorno era
nell'aria, aspettando che qualcuno lo desiderasse a tal punto da
farlo scendere a terra. Fred era già stato amico immaginario di
altri prima di Sam e quindi sapeva bene come vanno queste cose.
Nonostante lui si fosse sempre molto impegnato ad essere il miglior
amico immaginario del mondo, tuttavia arrivava sempre il momento in
cui un amico reale arrivava a togliergli il posto; lentamente lui si
sentiva e si vedeva svanire e tornava per aria ad aspettare che
qualcun altro lo desiderasse. Se da un lato lui era contento che gli
altri trovassero amici veri, dall'altro anche lui sognava per sé un
amico per sempre con cui condividere libri, musica e teatro.
Quando ebbe Sam davanti
pensò per un attimo che il sogno si fosse realizzato.
Tutto marciava a
meraviglia fino al giorno in cui Sam conobbe Sammi e Fred temette
che, come al solito, lui si sarebbe dissolto rapidamente. Ma nella
testa e nel cuore di Sam c'era posto per entrambi e poi la stessa
Sammi viaggiava con Frida, anch'essa immaginaria. Quei quattro fecero
grandi cose assieme, ma, come spesso accade quando si cresce, le
strade si biforcarono e il tempo da passare assieme diminuì. La
passione per i fumetti tenne insieme Sam e Sammi e quella per la
musica Fred e Frida e, fatto clamoroso, nessuno questa volta dovette
svanire.
Il carattere di
eccezionalità di questo libro si ritrova in diversi aspetti.
Provo a elencarli in
ordine crescente di importanza.
Il primo è la sua
lunghezza e il suo rapporto tra testo e immagine, laddove il primo si
prende la libertà di un respiro più ampio: è un albo di quasi 50
pagine.
Il secondo sta nel
'dream team' che lo ha concepito: Eoin Colfer e Oliver Jeffers. Due
giganti che duettano alla pari in un'intesa assoluta, che forse
deriva da una consolidata amicizia o, più probabilmente, da una
radice di pensiero e sentire comune che è l'Irlanda. A questo si
aggiunga il terzo grande calibro che è la traduttrice dell'edizione
italiana, Chiara Carminati, che si rivela voce perfetta nell'aver
saputo cogliere la leggerezza e la poesia con cui i due irlandesi
raccontano il senso ultimo dell'essere amici, veri o immaginati che
siano.
Io personalmente le
sono grata soprattutto per la sensibilità che ha dimostrato nel
tradurre being alone is not fun, con sentirsi soli non è
divertente. Con cuore e testa si è presa questa piccola
'licenza poetica', forse con il desiderio di interpretare e quindi
correggere un punto di partenza che altrimenti poteva rivelarsi non
del tutto condivisibile (cosa che è puntualmente accaduta riguardo alla versione inglese del libro).
Il concetto di 'essere
soli' implica una dose di forza di volontà, di scelta personale consapevole e
cercata che invece sentirsi soli non ha. A me piace, talvolta, essere
sola. Tutt'altra cosa è sentirmi sola, lì c'è sofferenza, c'è debolezza.
Il terzo elemento, che
fa di questo libro un gran libro, è l'idea che ha in sé e come è
stata costruita attraverso testo e immagine, in perfetta sintonia.
Un testo che attraversa
le insicurezze che ci sono nelle amicizie, le malinconie che ci sono
talvolta nelle separazioni, ma anche le le affinità che tengono
insieme le persone.
Un'idea sfaccettata e
complessa di cosa significhi essere uno o essere due che viene
raccontata secondo una prospettiva inaspettata, ovvero quella
dell'amico immaginario.
Racconta Colfer, in una
delle tante interviste sul libro, che a lui piace sempre spostare il
focus della storia, concentrandosi su quello che al principio era un
personaggio destinato a sparire, facendolo diventare invece il
personaggio principale: Fred e Frida, amici immaginari destinati al
dissolvimento, sono quelli che invece chiudono la storia e si
guadagnano la ribalta dell'ultima pagina e dell'ultima battuta. Ma
racconta anche che lo scarto finale della storia lo si deve a Jeffers
che ha cercato di chiudere in un cerchio -anch'esso immaginario-
l'intera vicenda. E ci è perfettamente riuscito.
La grande difficoltà
di rappresentare ciò che è virtuale, ovvero che non esiste
veramente, è stato per Jeffers un bel cimento che ha risolto con una
scelta di colore e un segno magistrali: su un fondo sostanzialmente
in b/n a china ha utilizzato un colore 'originale' dato a piccole
macchie che sembrano alludere ai pixel delle immagini virtuali di cui
ogni giorno si nutrono inconsapevolmente i nostri occhi.
Leggendo con attenzione
questo libro, piccoli dettagli ci fanno pensare che dietro Sam e Fred
ci siano Oliver e Eoin, nel loro alchemico incontro mi pare di
cogliere lo stesso desiderio di non dissolversi più l'uno per
l'altro. E, visti gli esiti, c'è da sperarlo.
Carla
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