IL MIGLIACCIO DI MARIA
Era tanto tempo fa quando, una volta a
settimana, mi arrampicavo sul gianicolo a leggere storie a bambini
pallidini, spesso con colorati fazzolettoni sulla testa a nascondere
le loro teste calve.
Lo facevo principalmente per farli 'uscire' in qualche
modo fuori di lì.
Nonostante le nausee diffuse, spesso si
parlava di cibo, con loro. Era un buon modo per 'riportarli' a casa. E
mentre noi leggevamo Il visconte dimezzato o la storia di Lavinia,
nei corridoi giravano 'nduje arancioni di peperoncino, olive
all'ascolana grandi come bocce e torte fatte da nonna. Una di queste
mi intercettò e non la dimenticai più.
Maria, bambinetta campana, con la sua
mamma e il suo papà un pomeriggio me la raccontarono. Era il
migliaccio.
Ingredienti
100 ml di acqua
120 g di semola di grano duro (oppure semolino)
la scorza a fette di 1 arancia non trattata
25 g di burro
250 g di ricotta
2 uova
150 g di zucchero i semi di 1/2 bacca di vaniglia
Fate bollire il latte con l'acqua e la scorza della buccia d'arancio a fuoco basso basso, quando sta per bollire spegnete, aggiungete il burro e togliete la scorza. A questo punto versate a pioggia agitando con una frusta il semolino in modo da non creare grumi. Riaccendete il gas e fatelo cuocere per pochi minuti.
Quindi spegnete e lasciatelo freddare.
Prendete le uova e sbattetele con lo zucchero con una frusta elettrica per montarle a dovere. Quindi aggiungete la ricotta a piccole quantità e la polvere della mezza bacca di vaniglia. Mischiate al composto il semolino e e otterrete una crema abbastanza consistente che verserete in una tortiera foderata di carta forno alta e non troppo grande, in modo che il composto la riempia quasi fino all'orlo: almeno tre dita più o meno.
Cuocete in forno per un'oretta a 180°. Lasciatela quindi raffreddare e da fredda, spruzzatela di zucchero a velo.
E' una torta che con il tempo può solo migliorare...come all'epoca fece Maria. con il tempo guarì.
Carla
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