Dirk e io,
Andreas Steinhöfel (trad. Alessandra Petrelli),
ill. Peter Schössow
Beisler 2017NARRATIVA PER MEDI (dagli otto anni)
"Siamo montati
sulla slitta, Dirk davanti e io dietro. Tieniti forte, ha gridato, si
parte!
E' stato bellissimo
e soprattutto superveloce. Il vento mi fischiava nelle orecchie, i
fiocchi di neve mi sbattevano in faccia e non vedevo niente perché
tenevo gli occhi socchiusi. Sfrecciavamo come saette, Dirk urlava
sono il discesista migliore del mondo, io strillavo ma quando
arriviamo, perché continuavo a non vedere niente.
Poi c'è stato il botto."
Dirk
è davanti perché è il più coraggioso dei due, ma Andreas, suo
fratello maggiore non si è mai rotto un osso! Anche questa volta
Dirk se la è vista brutta perché lo slittino a fine discesa è
planato, saltando la scarpata, nel ruscelletto di acqua gelida,
facendolo atterrare proprio in mezzo al guado.
Recuperare
il fratello dall'acqua e, possibilmente, anche lo slittino non sarà
cosa semplice. Il ramo non regge e anche Andreas ruzzola per la
scarpata e finisce a faccia avanti nell'acqua: ora entrambi sono a
mollo. Tornare a casa con un principio di assideramento per finire
entrambi in una vasca di acqua, questa volta bollente, con una
cioccolata calda di consolazione da rovesciare prontamente sulle
coperte e un blando castigo è il degno finale di uno dei dodici
racconti di infanzia di Andreas Steinhöfel.La struttura è consueta: sequenza di episodi di vita quotidiana che hanno per protagonista un ragazzino. Accanto a lui ruota la famiglia, i suoi amici, la maestra; gli scenari sono la scuola, la casa e i suoi dintorni, il campeggio e poco altro.
In definitiva sono racconti di un'infanzia, anzi di più infanzie e delle loro consuetudini. Eppure in tale contesto avverto un'anomalia. Non si percepisce immediatamente, ma con una certa regolarità si presenta a una pagina dalla fine di ogni episodio. Nel momento in cui, in una lettura ben cadenzata in cui si sorride e tutto scorre a meraviglia (complice anche la felice idea di abolire il discorso diretto), si innesta un'improvvisa 'impennata' nel ritmo che trasforma tutti gli episodi in una 'comica' alla Ridolini. I protagonisti accelerano, sembra quasi che alzino anche il tono della voce, si picchiano l'uno con l'altro, si insultano un bel po' e soprattutto fanno succedere dei veri e propri parapiglia, in un crescendo di cadute, di rotture di oggetti, di guai e pericoli incombenti, di reazioni a catena irrefrenabili che culminano sempre in un disastro generale.
Far ridere, far ridere il lettore come riderebbe davanti a una comica di Stan Laurel e Oliver Hardy.
E
così, partendo da veri episodi della propria infanzia, bellissimi
nella loro autenticità, egli costruisce finali rocamboleschi per
suscitare l'ilarità di chi legge. Da lettrice adulta, la scelta non
mi persuade del tutto, perché trovo ridondante il cambio di passo,
ma mi rendo conto che su lettori più giovani, e forse meno esigenti,
questo colpo di acceleratore faccia grande presa: il libro è un best
seller in Germania e mi auguro lo sarà presto anche qui in Italia.
Tuttavia d'istinto mi sono affezionata a quei racconti che suscitano la risata, senza troppo artificio, pur riuscendo a mantenere una loro comicità e un loro tempo 'naturali' come Arriva l'acqua, arriva l'acqua! che è il mio preferito, oppure il piccolo 'Krimi' con il vicino di casa, che Steinhöfel ha saputo inventare di sana pianta, da quel grande scrittore che è.
Carla
Noterella al margine. Un valore a sé i disegni dalle ardite prospettive di Peter Schössow.
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