OCCHI DI BAMBINO E OCCHI DI UOMO
Un uomo a metà,
Michael Morpurgo, Gemma O'Callaghan
(trad. Alessandra Valtieri)
Lapis 2017
NARRATIVA PER MEDI
(dagli 8 anni)
"Ma
soprattutto, non perdevano occasione di ripetermi fino alla nausea
che, qualunque cosa facessi, non dovevo assolutamente fissarlo, per
nessun motivo al mondo; prima di tutto perché fissare una persona
era segno di maleducazione, e poi perché lui odiava essere guardato
con insistenza, soprattutto dai bambini."
Michael
ho un incubo ricorrente: una nave avvolta dalle fiamme sta affondando
e lui, in salvo su una scialuppa, vede suo nonno dal volto sfigurato
dal fuoco chiedere soccorso, attaccato alla fiancata. Nel momento in
cui il ragazzo gli tende una mano per farlo salire a bordo si accorge
delle dita mutilate del vecchio. E a questo punto ogni volta il sogno
si interrompe e Michael apre gli occhi.
Il
nonno ha veramente metà del volto mangiato dal fuoco e le dita di
una mano mozzate. Da qui il divieto di poggiare lo sguardo su quel
segno indelebile. Ma Michael non ce la fa e, di nascosto, quasi suo
malgrado, manda i suoi occhi a indagare quel corpo così anomalo.
Le
domande nella testa di questo ragazzino si accumulano, ma le poche
cose che si sanno sono le stesse che costituiscono il suo incubo:
seconda guerra mondiale, suo nonno imbarcato su un mercantile, un
incendio a bordo, il tentativo di salvarsi, giorni interi steso in
una scialuppa tra la vita e la morte.
Il
vecchio parla poco, le visite a Londra a casa della figlia sono rare,
e quel divieto di alzare lo sguardo su di lui creano una barriera di
ghiaccio tra nonno e nipote.
Fino
al giorno in cui, una manciata di anni dopo, Michael trascorre, a
casa di suo nonno sull'isola, una estate indimenticabile.
Il
vecchio conduce anche laggiù una vita solitaria, passando il suo
tempo a pescare.
E
in questa pace silenziosa, i due si conoscono meglio, imparano ad
apprezzarsi e ad aprirsi l'uno con l'altro. Arrivano anche le
risposte alle domande dell'infanzia, ma soprattutto arriva - del
tutto inaspettato - il ringraziamento da parte del nonno nei
confronti del nipote per aver osato rompere - semplicemente con il
guardarlo - il velo di omertà e di pudico silenzio che lo ha sempre
accompagnato nei suoi seppur rari momenti con gli altri.
Uno
sguardo che non ha ferito, ma accarezzato e, per una volta, non lo ha
fatto sentire 'a metà'.
Incrocio
le dita perché si materializzi il mio sogno: poter rileggere in
italiano, racconto dopo racconto, la meravigliosa raccolta che va
sotto il nome di Of Lions and Unicorns.
Pubblicati così, come singoli oggetti letterari, in questa nuova
veste tipografica, con illustrazioni sempre all'altezza di testi così
densi. Siamo già al secondo titolo, ne mancano solo una cinquantina.
Comincio a fare posto sullo scaffale.
Mi
pare superfluo dire che Morpurgo è un grandissimo autore, perché lo
sanno anche i sassi. Tuttavia provo a mettere in fila due riflessioni
su cosa tiene insieme i due titoli scelti da Lapis: Mio
padre è un orso polare e
questo.
Per
prima cosa entrambi raccontano porzioni di infanzia; in secondo luogo
entrambi hanno un forte contesto familiare, che li rende 'consueti'
all'istante; in terzo luogo entrambi raccontano il mistero che
avvolge agli occhi dei piccoli il mondo dei grandi; in quarto luogo
questo mistero sancisce l'alterità tra i due mondi; in quinto luogo
entrambi partono da una fascinazione che funziona da miccia per
accendere l'immaginario sia nel racconto dei protagonisti, sia in
quello dei lettori; in sesto luogo sono entrambi scritti con una
felicità di penna, che la traduzione asseconda perfettamente, che è
in grado di intrecciare i fili della finzione con quelli delle
realtà, per arrivare a tessere una stoffa che è terza: una realtà
più stupefacente della finzione oppure una finzione così ancorata
al vero da diventare essa stessa tangibile.
Al
lettore la scelta su quale direzione prendere.
A
prescindere da una capacità 'naturale' nel costruire i plot,
Morpurgo dimostra il suo talento nel progettare, come un orologiaio,
un meccanismo di precisione che fa marciare il racconto verso un
finale sempre magnifico. Nulla di altisonante e celebrativo, al
contrario una riflessione profonda sulle relazioni che tengono
insieme piccole porzioni di umanità: lì un padre con il proprio
figlio, qui un nonno con il proprio nipote, ma anche una moglie con il marito, una figlia con il padre.
Va da sé che intorno ai
protagonisti principali ruota una più complessa struttura familiare
che ha compiti gregari, nel bene e nel male. Di solito nel male, come
a voler far brillare di più i primattori.
In
Un uomo a metà però
c'è qualcosa in più.
Una drammatica porzione narrativa che lo rende
di raggelante attualità. E mi riferisco a quella parte di storia che
allude al sacrificio estremo di un amico del nonno, Jim, durante
l'incendio. A quel suo 'sparire in mare' che ho sentito raccontare a Eugenio Venturo della Croce Rossa a proposito
delle persone che attraversano il Mediterraneo per cercare di
lasciarsi dietro guerra e fame. "Gli occhi di quell'uomo che
finendo in acqua... fiuu.. andava giù..."(non credo di dover
continuare).
Tanto
ricorda la sensazione di impotenza di chi, come il nonno, a bordo,
vede sparire chi non ce la fa, il generoso amico che lo ha tratto in
salvo, Jim.
I
bei libri spesso mettono a nudo corde personali, intime e profonde,
creando inaspettate connessioni.
A
chiudere, due parole vanno dette sulla qualità estetica dell'intera
operazione che sta facendo Walker in Gran Bretagna e, di rimando,
Lapis in Italia. Piccoli libri con copertina rigida, pressoché quadrati, con un
apparato illustrativo di grande pregio e sempre diverso. Alla
sensibile ed emotiva matita della Sala, ora si aggiunge la glaciale
Gemma O'Callaghan, convincentissima nelle inquadrature inaspettate e
intelligenti del suo digitale.
Carla
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