IL BUIO OLTRE LA SIEPE
Thornhill, Pam Smy (trad. Sante Bandirali)
NARRATIVA ILLUSTRATA PER GRANDI (dagli 11 anni)
"So che mentre scrivo queste
cose al sicuro nella mia stanza, quando tutta la casa dorme in
silenzio, lei tornerà quassù e il grattare, il graffiare, lo
sbatacchiare, il bussare sulla mia porta ricominceranno. E so che
resterò qui distesa facendomi piccola e tremando."
La data di questa pagina di diario di
Mary, nell'orfanotrofio di Thornhill, è 30 aprile 1982. Da due mesi
o poco meno nell'orfanotrofio è rientrata - in quella famiglia non
l'hanno voluta - lei. Mary e
lei per ironia della sorte si
assomigliano, bionde con gli occhi chiari, ma Mary è silenziosa,
mutismo selettivo, e vive le sue giornate isolata nella sua camera
all'ultimo piano circondata dai meravigliosi pupazzi che costruisce
per riempirsi le giornate piene di vuoto, mentre lei
passa il suo tempo a comandare e a spargere carisma su un gruppetto
di fedelissime coetanee.
Mary e
lei condividono tuttavia un
destino all'interno di quel luogo tetro, dal nome tetro. Una al di
qua e una al di là della porta: una terrorizza l'altra, la tiene in
costante scacco, facendole scherzi atroci, mettendole contro l'intera
comunità, atterrendola con agghiaccianti visite notturne... Talvolta c'è davvero un solo sottile diaframma di legno a tenerle separate. Due mondi di sofferenza che si toccano, che si respingono, che si cercano e si fuggono, due mondi in cui anche i pochi adulti di Thornhill non sanno penetrare.
Intrecciata alla storia piena di terrore della piccola orfana Mary, c'è quella di Ella, piena di inquietudine. Anche lei orfana, da poco si è trasferita con il padre in una nuova casa proprio di fronte al lugubre edificio di Thornhill, ormai vuoto e disabitato da anni.
Tra la storia di Mary e quella di Ella passano circa 35 anni, ma nonostante questo sembra che le loro solitudini si debbano incontrare. Tracce di una vita passata, quella di Mary, frammenti di oggetti che le sono appartenuti, affiorano qui e là e finiscono nelle mani di Ella che decide di andare al di là di quel filo spinato che nasconde il vecchio edificio cadente.
Segue le tracce lasciate da un'ombra.
Bang, che libro! Più di 500 pagine di un libro nero, nerissimo. Due storie distinte dal tempo che le tiene necessariamente lontane e che tuttavia possono intrecciarsi fin dalle prime pagine: la prima, quella di Mary, raccontata a parole, la seconda quella di Ella, raccontata per immagini.
Un paio di punti di contatto: la solitudine data dalla orfanezza di entrambe, e il luogo: Thornhill e le case che lo circondano.
Ad
evidenza, la Smy sa il fatto suo anche in ambito narrativo. Tocca le
corde giuste dell'immaginario collettivo e attraverso elementi
concreti costruisce un pathos palpabile e dà spessore a una
carrellata (ad eccezione forse delle figure degli adulti, tagliate un
po' troppo grossolanamente) di personaggi da manuale. Mai, nemmeno
per un momento Mary, lei o
Ella (quest'ultima solo disegnata) perdono di credibilità e le loro
dinamiche di relazione, che fornirebbero il fianco allo stereotipo e
alla didascalia, sono sempre all'altezza di un romanzo di qualità.
Sa essere spietata e dura nel raccontare gli scherzi e le trappole
costruite per Mary, sa raccontare la fragilità che nasce dal bisogno
dell'altro attraverso i toni intimi di un diario. Nel racconto per
immagini, è abile nell'inserire indizi che permettano al giovane
lettore di contestualizzare e di cogliere legami tra il presente e il
passato, dissemina le tavole di dettagli che attraggono lo sguardo e
che sono rivelatori di nessi altrimenti difficilmente ricostruibili.
E a
parte tutto questo, due meriti ulteriori mi sento di ascriverle. Da
un lato, una solida conoscenza della letteratura, anche e soprattutto
classica (Il giardino segreto
citato più volte), di questo genere. Svariate volte mi è parso di
cogliere richiami più o meno espliciti ad altri romanzi, dalla Ruota
degli elfi di Janet Taylor Lisle
alla Casa delle vacanze
di Clive Barker, solo per citarne due.
Dall'altro, il suo coraggio di confrontarsi con un modello narrativo ineguagliabile, quello di Selznick. Se nel tipo di immagine la diversità è immediatamente palpabile, nella tessitura tra testo e immagine il confronto non è così immediato. Anche in questo caso però Palm Smy decide per una via autonoma: laddove Selznick utilizzava i due registri lungo un unico vettore cronologico, la Smy se ne serve creando tra loro uno iato cronologico -quelle due pagine nere che ogni volta separano disegno da testo sono proprio una bella idea - che tuttavia lentamente ma inesorabilmente converge in un punto finale che, neanche sotto tortura, svelerò.
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