LE
PAROLE DELL'INFANZIA
Kuijer
è ormai un autore noto, eppure riesce a sorprendere sempre.
L'editore Camelozampa, con grande intelligenza, ha recuperato la
prima serie scritta dall'autore olandese, vincitore dell'Astrid
Lindgren Memorial Award nel 2012, protagonista un'altra splendida
bambina, Madelief.
Il
primo titolo di questa serie è Madelief. Lanciare le bambole.
E' un testo del 1975 e, nonostante gli anni e il gusto 'retrò', ha
tutta la freschezza, la sensibilità e l'intelligenza che l'autore
inietta nelle sue storie, come quelle, già note al pubblico
italiano, di Polleke, scritte in realtà alla fine degli anni
Novanta.
Leggere
questo testo, stampato meritoriamente con un font per la lettura
facilitata, è davvero respirare a pieni polmoni in una storia che
non ha, per fortuna, scopi educativi, ma racconta con immediatezza la
vita quotidiana di una bambina, all'inizio delle elementari, e dei
suoi amici, la piccola Roos e Jan-Willem. Madelief è figlia di una
mamma single, molto impegnata nel lavoro; passa molti pomeriggi
insieme ai suoi amici, inventandosi giochi, scorribande, grandi
imprese. Dal carattere forte, qualche volta anche prepotente, è
sempre pronta a difendere i suoi amici dai bulletti del quartiere.
Quello
che secondo me è straordinario e che rappresenta bene quello che si
dice essere una scrittura ad 'altezza bambino', è la descrizione del
mondo infantile, le domande radicali ed imprevedibili di fronte al
mondo circostante e le risposte, che i bambini si danno, strampalate
eppur dotate di una logica ferrea. Esattamente come pensano i
bambini, non ancora piegati al buonsenso e alla necessità di
verosimiglianza. Esilarante il capitolo che racconta il dialogo fra
la bambina e la mamma sul tema di quel che vuol dire 'essere una
signora', che non ha nulla a che vedere con quello che comunemente si
potrebbe argomentare. Oppure il capitolo che descrive la prima volta
in cui Jan-Willem va a fare la spesa da solo. In poche parole, il
mondo bambino, con tutte la sua buffa inesperienza e ingenuità,
raccontato con delicata ironia e profonda comprensione, dando dignità
e voce ai piccoli.
E'
proprio un'idea di infanzia che emerge da questa storia, nemmeno
troppo breve e adatta sicuramente a partire dai sette anni:
un'infanzia libera dai condizionamenti e dalle paure. Nessun cattivo
vero si aggira in queste storie, solo adulti manchevoli, stanchi,
incattiviti dalla solitudine, ma il più delle volte partecipi della
vita dei figli. Mentre le bambine e i bambini sono portatori, come
dovrebbe essere, di una libertà un po' anarchica, irriverente, non
piegata alle mode e al dover essere.
Grazie
alla efficace traduzione di Valentina Freschi, che ha curato anche
quella della serie di Polleke, e alle immagini, originali per
l'edizione italiana, di Marta Baroni, abbiamo un libro dalla facile
fruibilità, con una scrittura scorrevole e piana, con capitoli brevi
e frasi corte, alla portata dei primi lettori. Questo ritmo così
veloce è come se ci restituisse tante istantanee, tanti scorci di
vita, raccontata con efficace semplicità. Mi sento di consigliare
caldamente questo libro, come regalo sotto l'albero o come lettura a
scuola.
La
scrittura di Kuijer ci propone l'immagine di un mondo più sereno e
fiducioso, aperto al futuro e rispettoso del mondo dell'infanzia. Mi
piacerebbe chiedergli se vede il mondo in questo modo ancora oggi.
Eleonora
“Madelief.
Lanciare le bambole”, G. Kuijer, Camelozampa 2017
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