UNA SERIE DI FORTUNATI EVENTI
Il rapimento del
Principe Margarina, Mark Twain, Philip Stead,
Erin Stead (trad.
Giordano Aterini)
Bompiani 2017
NARRATIVA ILLUSTRATA
PER MEDI (dai 7 anni)
"L'unica vera
amica di Johnny era una gallina malinconica dal nome bizzarro. Si
chiamava Pestilenza e Carestia.
In passato probabilmente le galline dovevano essere state due, una
Pestilenza e una Carestia. Ma dobbiamo di nuovo attenerci ai fatti.
C'era una sola gallina, adesso, e aveva due nomi.
Pestilenza e
Carestia si avvicinò trotterellando e becchettò fiaccamente
l'alluce malconcio di Johnny per manifestargli solidarietà.
'Grazie' disse
Johnny. 'Non mi sono fatto niente, credo.' Saltellò su un piede. La
gallina lo imitò, convinta che fosse la cosa giusta da fare. Johnny
rivolse un sorriso alla sua vecchia amica."
Questi
due sono amici e si fanno una gran compagnia. Da una parte, un
ragazzino quasi solo al mondo (a parte il nonno che era proprio una
brutta persona) che vive in uno sperduto paese con il nome difficile
da pronunciare, un paese dove i poveri e gli sfortunati rimangono
poveri e sfortunati per tutta la vita e dall'altra, una gallina che
ha per nome un'imprecazione, una delle molte pronunciate dal nonno
burbero di Johnny, al mattino appena sveglio.
Quella
brutta persona sta per fare la sua ennesima cattiva azione: sta per
intimare a Johnny di andare in città a vendere la gallina al
mercato.
E
questa è un po' la storia del viaggio di un ragazzino e della sua
fedele gallina verso il mercato. Barattare con una vecchina la sua
gallina permalosa e malaticcia, seppure socievole, è quello che fa
Johnny e ne ottiene in cambio un pugnetto di semi blu.
Il
viaggio di ritorno con i semini in mano non è facile, ma ciò che lo
attende a casa è ancora peggio. Nel vedere il frutto dello scambio, il nonno impreca così tanto che ci lascia la pelle. Ma prima i semi li sbiascica e
li risputa in giro. Il caso volle che uno di quei semi attecchisse e
producesse un bel fiore che il povero bambino affamato mangiò per
fame. Il fiore magico permette a chi lo mangia di poter parlare le
lingue degli animali ed è quello che puntualmente si verifica.
E
questa è anche la storia di quello che al piccolo Johnny capita, dal
momento che si fa un'altra amica, Susy la donnola, e che le cose
cominciano ad andare nel verso giusto e che decide di partire alla
ricerca di un principe scomparso.
E
del finale invece tacerò.
Ci
sono due, anzi tre, eventi fortunati in questa particolare
circostanza.
Il
primo: la tradizione nella famiglia Clemens di raccontare prima di
andare a letto una storia inventata, partendo da una figura di un
giornale.
Durante
la loro permanenza parigina, per le due bambine più piccole, Susy e
Clara, Samuel Langhorne Clemens inventa storie ogni sera. Una di
queste però sembra convincerlo più di altre e così decide, per
cinque giorni di seguito, di appuntarsi qualcosa, con l'intento di
ritornarci su, sulla storia di Johnny, con l'intento, forse, di
renderlo indimenticabile come Tom o Huck.
In
verità, Samuel Langhorne Clemens, sulla storia di Johnny non ci
torna su, ma quei fogli sparsi, per la precisione 16, tornano a galla
nel 2011, a Berkeley nell'università dove le carte di Twain si
conservano con cura. E questo è il secondo evento fortunato.
Il
terzo segue a ruota e si verifica quando a qualcuno, vari illustri
professori e un bravo editore, viene in mente di rivolgersi a Philip
Stead per ricucire degli 'appunti grezzi', seppure autografi di Mark
Twain, e ad Erin Stead per illustrarli.
Ed
eccolo qui, il libro che tutti dovrebbero avere a scaffale. O sul
comodino.
Messa
da parte ogni soggezione, Philip Stead ricama o per meglio dire
plasma una meravigliosa storia che, sostenuta con forza dall'ossatura
degli appunti di Twain, prende una sua forma, corpo, originali che,
meravigliosamente, hanno l'imprinting del progenitore.
Per
assurdo si potrebbe credere che Stead abbia origliato per quelle
magnifiche cinque serate parigine dedicate al piccolo Johnny e alla
sua gallina.
Per
questa ragione, neanche per un momento, non stentiamo a credere alla
storia-cornice che Stead imbastisce e che lo vede dialogare con Twain
in persona, sorseggiando un tè sulle rive del lago, in vista
dell'Isola dei Castori.
E
quando Twain, come accadde nella realtà, si alza e puf! svanisce,
arriva una donnola a confermare ai coniugi Stead che le fiabe sono
vere.
I
meriti di Twain, chi sono io per elencarli? Ognuno lo faccia secondo
coscienza, ma sui meriti degli Stead e di Giordano Aterini, (il felice
traduttore) qualcosa si può forse dire.
Se
si procede con ordine, il primo che salta agli occhi è il ritratto
di Johnny fatto dalla Stead: un ragazzino che lei decide, in assoluta
autonomia, sia afroamericano. Ottima idea. E più in generale, il
disegno, dai ritratti alle silhouette: da mozzare il fiato, siano essi galline o regine.
Il
secondo è la scelta della citazione di Twain sulle leggi del racconto.
Il
terzo è la autopresentazione di Philip che ha la leggerezza del miglior Calvino.
Il
quarto, la felice sintesi per spiegare il senso ultimo delle fiabe:
la differenza tra il Qui e il Là (e siamo solo a pagina 12).
Il
quinto è il tono burbero, misantropico, ironico della voce che
Philip dà a Twain. Non potrebbe che essere tale, anche nella sua
felice declinazione italiana di Aterini.
Il
sesto è il ritmo pieno di respiro, lento, pacato, sfumato almeno
quanto il disegno. Uno spazio narrativo in cui il racconto si snoda
con naturalezza per giungere e fermarsi di fronte ad alcuni punti
cardine, che anche solo per loro sarebbe valsa la pena di leggere il
libro:
"Johnny
prese un bel respiro per calmarsi. Poi aprì la bocca e trovò le
parole che potrebbero salvare l'umanità da tutti i suoi guai, se
solo l'umanità le pronunciasse di tanto in tanto, pensandole
davvero. Disse:
'Sono felice di essere qui.'"
"Johnny
fece un bel respiro per calmarsi. Poi aprì la bocca e trovò le
parole che potrebbero salvare l'umanità da tutta la sua violenza
sciocca e incessante, se solo l'umanità le pronunciasse di tanto in
tanto, pensandole davvero. Disse:
'Sono contento di conoscervi.'"
Ecco, cose così.
Carla
Nessun commento:
Posta un commento