I want you, I need you, I love you...
La figlia del
guardiano, Jerry Spinelli (trad. Manuela Salvi)
Mondadori, 2017
NARRATIVA PER GRANDI
(dagli 11 anni)
"Perché in
quella voce - 'Mettili nel lavello' - riconobbi qualcosa che
aspettavo di sentire da dodici anni. Non veniva da mio padre ma da
una donna che in casa mia aveva già occupato lo spazio di mia
madre. Certo, anche le altre domestiche lo avevano fatto. Ma
quella...quella stava facendo qualcosa di nuovo. Usava parole da
mamma. Con me."
L'infanzia di Cammie
sta per finire, manca poco al suo tredicesimo compleanno. Con quella
frase detta con un tono secco, che non lascia repliche: Mettili nel
lavello, riferito ai piatti sporchi della colazione, a Cammie pare di
avere davanti la possibilità di diventare qualcosa che oramai
pensava di non poter essere più: una figlia di una madre.
Cammie è orfana di
madre e vive con il padre all'interno delle mura di un penitenziario,
Two Mills, in Pennsylvania, di cui lui è direttore.
Le sue amicizie si
contano sulle dita di una mano. Tra le detenute, Boo Boo con cui fa
lunghe chiacchierate nella Voliera, la vecchia Stanza della Quiete
che suo padre ha trasformato in un grande ambiente a vetri dove
liberi svolazzano uccelli e farfalle. Al di fuori del carcere, tra le
compagne di scuola, praticamente c'è solo Reggie, paziente amica del
cuore.
Accanto a Cammie, che
tra le mura del carcere tutti chiamano Tornado perché fa sempre
tutto di corsa, c'è Eloda. Una detenuta 'fidata' che ha il compito
di rigovernare il loro appartamento e di prendersi cura di Cammie,
quando suo padre è altrove.
Eloda è taciturna,
molto riservata, efficiente nei lavori, una buona cuoca ed è brava a
fare le trecce con i capelli di Cammie. Ma mantiene una impalpabile
ma strenua distanza nei confronti di questa ragazzina, una sorta di
alone di silenzio misterioso la circonda. Cammie ora ha deciso di
sfidarlo, Cammie si è prefissa un obiettivo arduo: trasformare Eloda
in una madre, sua madre.
Eloda non cede, quella
distanza sembra incolmabile. Lei non potrà mai essere sua madre...
E così Cammie
combatte, soffre, mente, imbroglia, accumula rabbia che sfoga qui e
là, si mette persino nei guai. Tutto sembra inutile.
Fino al giorno in cui
riesce, tutta da sola, ad affrontare il suo peggior nemico:
quell'angolo di strada in cui tredici anni prima sua madre ha perso
la vita ma prima di farlo ha spinto il suo passeggino in salvo.
D'altronde, 'nessuna
madre è seppellita davvero finché suo figlio non riesce a tirarsi
fuori dalla tomba.'
Ed Eloda è ancora lì
e mantiene il suo silenzio e i suoi segreti...e Cammie cresce.
Questa è la
meravigliosa storia di queste due.
Denso. Un libro del
migliore Spinelli di qualche anno fa. Quello che ha raccontato una
delle più belle figure di ragazza che la letteratura abbia mai
prodotto: Stargirl, quella che suonava l'ukulele per cantarti buon
compleanno tra i tavoli della mensa, quella che aveva gli occhi
grandi come quelli di un cerbiatto abbagliato dai fari nella notte.
Quella che potevi cercare di fissarla come una farfalla con gli
spilli, ma lei sarebbe volata via. Quella.
Ecco, quello Spinelli
lì. La storia che costruisce ha un'impalcatura perfetta. Si tratta
di un lungo ricordo degli anni dell'infanzia da parte di Cammie, alla
fine degli anni Cinquanta, quando essere bambini era un'altra cosa,
una libertà e un'autonomia oggi quasi impensabili, che termina, lei
ormai cresciuta, con uno straordinario svelamento che nessuno,
neanche lei, si sarebbe mai aspettato.
Così il lettore
ripercorre a ritroso l'intera vicenda per 'rimettere le cose
finalmente a loro giusto posto'.
Accanto a un plot
perfetto, Spinelli sfodera sulla pagina un'altra serie di qualità
che gli vanno riconosciute e che rendono La figlia del guardiano
un libro raro. Prima di tutto l'idea strepitosa del contesto. Tutto
si svolge all'interno di una fortezza medievale con torri e cammini
di ronda che, al suo interno, diventa casa, voliera, e nello stesso
tempo continua a essere carcere e a contenere assassini della peggior
specie. Un ulteriore e meraviglioso cortocircuito per chi legge. Un
'gancio' che utilizza per ragionare sul dentro e sul fuori, su cosa
sia la normalità e cosa sia l'esotico, il proibito, il vietato.
Sulla libertà e sulla costrizione. In particolare sulle
contraddizioni dell'America, ma a ben vedere dell'intera umanità.
E a tal proposito non
si può non sottolineare la sua, di Spinelli, capacità di
introspezione, la sua sensibilità umana con cui crea i personaggi,
li differenzia, li rende complessi, unici, ne costruisce le
reciproche relazioni, ne racconta il loro spessore umano, ne esplora
le molte contraddizioni, gli concede la libertà di custodire i
propri segreti, ne testimonia il difficile percorso verso
l'autonomia. Senza mai giudicare, senza mai farsi avanti, prendendoli
per mano. Un'umanità densa, fatta di luce e ombra. Inevitabilmente i
personaggi (o forse dovremmo dire meglio, le persone?) entrano nel
cuore di chi legge.
Nella voliera con Boo
Boo non c'è solo Cammie, ci siamo tutti.
E ancora, la qualità
della scrittura che trova in Manuela Salvi la perfetta voce italiana.
Asciutta, diretta. Non potrebbe essere migliore di così.
E ancora Spinelli ci
offre un ulteriore ritratto di adolescente alle prese con un problema
di non facile soluzione. Ed è ancora un ritratto femminile di una
ragazzina che, a guardarsi indietro, ammette: non ero felice in
quegli anni. Crescere, lo avranno già scritto milioni di volte, non
è una roba da ridere.
Carla
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