venerdì 2 marzo 2018

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


BUBU THE BEST

Anna e Froga. Tutte le storie, Anouk Ricard (trad. Alessia Casini)
Bao Publishing 2017


FUMETTO (dai 7 anni)


"'Buongiorno, sa se è stata trovata una bella e grande valigia blu al binario?' 'Quindi era sua...' 'Fico, sarai proprio alla moda con i jeans bucati.' 'E poi si abbinano alle mutande!'"


In partenza per un viaggio in treno i quattro amici si trascinano dietro le loro valigie. Quella di Bubu è la più grande. Grande almeno quanto la sua flemma nell'andare più piano degli altri: cool, non panic, no stress, relax. Sicuro di essere un veterano delle partenze, Bubu dà a tutti lezioni di viaggio.
Gli altri -Anna, Froga e René- sono piuttosto su di giri in previsione della vacanza, salgono concitati sul treno e prendono posto. Al momento di tirare fuori i biglietti e mostrarli al controllore, Bubu si accorge di aver dimenticato la sua bella e grande valigia sul binario. Non si possono pagare 284 euro di extra biglietto quindi non resta che tornare alla base. Se non fosse che il treno che li riporta a casa è bloccato in aperta campagna perché gli artificieri son radunati intorno a un bagaglio sospetto abbandonato su un binario della stazione... Una valigia da far brillare. Il resto è storia nota.



Raccolte in un volume di più di duecento pagine, sono le storie a fumetti di Anna e Froga, scritte a partire dal 2004 da Anouk Ricard e pubblicate in origine in Capsule Comic. Sarbacane nel 2014 le ha raccolte in un unico volume e Bao Publishing per l'Italia le fa uscire nel 2017 nella collana di fumetto per i più piccoli, Babao. Contemporaneamente l'editore canadese della Ricard, un signor editore, Drawn & Quarterly, che aveva già fatto uscire singoli numeri dei suoi fumetti, pubblica l'integrale con un sottotitolo che è da sottoscrivere appieno: Completely Bubu.


Dei cinque personaggi che popolano le strisce di questa fumettista charming and weird Bubu riveste il ruolo dell'impareggiabile.


Sbruffone con i deboli, e mansueto con i forti, è il prototipo del mediocre. Un po' bugiardo, molto ciarliero, non esattamente furbo (Froga è sulla buona strada...), piuttosto egoista ha con sé diversi 'vizietti'. Alla fine non si può che volergli bene, quanto meno per la sua dabbenaggine. I suoi quattro amici di sempre, il lombrico Christophe che va ad aggiungersi ai già citati compagni di viaggio, lo sopportano, lo prendono in giro, e non gli risparmiano critiche e scherzi sull'orlo della crudeltà. È il classico zimbello, senza il quale il mondo sarebbe proprio una noia.
Bubu esplica la sua funzione di catalizzatore del gruppo che nella maggioranza dei casi contro di lui si coalizza compatto.


Di fumetto ne so mezza e così mi devo fidare dell'istinto, della percezione e di alcuni segni 'editoriali'. Il primo dei quali è rappresentato dall'editore canadese che di rado sbaglia nel giudizio e nelle scelte che fa. A questo si aggiunga 'il fiuto' proverbiale dei Baopublishing verso gli autori che possono diventare di culto. E ultimo ma non ultimo il riscontro della critica nostrana, da Fumettologica a BBB, che alla Ricard riservano un posto d'onore.
E adesso l'istinto. L'istinto mi guida nel riconoscerle un pregio che pare piuttosto raro nell'ambito della letteratura per l'infanzia: un onesta capacità di raccontarla, l'infanzia, appunto. In Anna e Froga essa è finalmente da sola in tutto il suo splendore. È descritta nella sua alternanza di cattiveria e ingenuità, nella sua capacità di rimozione di qualsiasi rancore e remora (capacità che si perde il più delle volte con il crescere), nella sua 'atletica' abilità di piroettare dalla logica all'assurdo in un battito, nel suo convincimento di onnipotenza. Tutto questo in Anna e Froga c'è ed è raccontato con la giusta distanza che non permette giudizio o ammiccamento alcuno. Evviva.
Per questo un po' mi ricorda Ariol di Guibert e Boutavant.


E adesso la percezione: una lettura dalla quale, anche da adulti, ci si distacca a fatica perché semplicemente divertente e spesso comica. Una lettura dal ritmo sincopato che tiene desta l'attenzione per il tempo necessario di dodici strisce che trovano pausa naturale nella cadenza della tavola conclusiva a disegno a piena pagina. Un genere, il fumetto, che mi pare invogli al salto piuttosto che al passeggio di un racconto più lungo, anche se sempre più spesso è del romanzo che è 'figlio': Mumin rules. D'altronde non è a caso che in tutto questo alternarsi di pieni e di vuoti narrativi si infilino un sacco di nessi crudeli, belle sorprese, un bel po' di sogghigni e diverse risate sonore. Anche dei grandi.

Carla

Noterella al margine. È presumibile una lettura in solitario da parte di chi ancora non si sente robusto tra i libri, ma di sicuro è prevedibile una riflessione collettiva sul fatto che Anouk Ricard abbia saputo far parlare chi, per definizione, parlare non sa: l'infante.

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