BUBU THE BEST
Anna e Froga. Tutte le storie,
Anouk Ricard (trad. Alessia Casini)
Bao Publishing 2017
FUMETTO (dai 7 anni)
"'Buongiorno, sa se è stata
trovata una bella e grande valigia blu al binario?' 'Quindi era
sua...' 'Fico, sarai proprio alla moda con i jeans bucati.' 'E poi si
abbinano alle mutande!'"
In partenza per un
viaggio in treno i quattro amici si trascinano dietro le loro
valigie. Quella di Bubu è la più grande. Grande almeno quanto la
sua flemma nell'andare più piano degli altri: cool, non panic, no
stress, relax. Sicuro di essere un veterano delle partenze, Bubu dà
a tutti lezioni di viaggio.
Gli altri -Anna,
Froga e René- sono piuttosto su di giri in previsione della vacanza,
salgono concitati sul treno e prendono posto. Al momento di tirare
fuori i biglietti e mostrarli al controllore, Bubu si accorge di aver
dimenticato la sua bella e grande valigia sul binario. Non si possono
pagare 284 euro di extra biglietto quindi non resta che tornare alla
base. Se non fosse che il treno che li riporta a casa è bloccato in
aperta campagna perché gli artificieri son radunati intorno a un
bagaglio sospetto abbandonato su un binario della stazione... Una
valigia da far brillare. Il resto è storia nota.
Raccolte in un
volume di più di duecento pagine, sono le storie a fumetti di Anna e
Froga, scritte a partire dal 2004 da Anouk Ricard e pubblicate in
origine in Capsule Comic. Sarbacane nel 2014 le ha raccolte in un
unico volume e Bao Publishing per l'Italia le fa uscire nel 2017 nella
collana di fumetto per i più piccoli, Babao. Contemporaneamente
l'editore canadese della Ricard, un signor editore, Drawn &
Quarterly, che aveva già fatto uscire singoli numeri dei suoi
fumetti, pubblica l'integrale con un sottotitolo che è da
sottoscrivere appieno: Completely Bubu.
Dei cinque
personaggi che popolano le strisce di questa fumettista charming
and weird Bubu riveste il ruolo dell'impareggiabile.
Sbruffone con i
deboli, e mansueto con i forti, è il prototipo del mediocre. Un po'
bugiardo, molto ciarliero, non esattamente furbo (Froga è sulla buona strada...), piuttosto egoista
ha con sé diversi 'vizietti'. Alla fine non si può che volergli
bene, quanto meno per la sua dabbenaggine. I suoi quattro amici di
sempre, il lombrico Christophe che va ad aggiungersi ai già citati
compagni di viaggio, lo sopportano, lo prendono in giro, e non gli
risparmiano critiche e scherzi sull'orlo della crudeltà. È il
classico zimbello, senza il quale il mondo sarebbe proprio una noia.
Bubu esplica la sua
funzione di catalizzatore del gruppo che nella maggioranza dei casi
contro di lui si coalizza compatto.
Di fumetto ne so
mezza e così mi devo fidare dell'istinto, della percezione e di
alcuni segni 'editoriali'. Il primo dei quali è rappresentato
dall'editore canadese che di rado sbaglia nel giudizio e nelle scelte
che fa. A questo si aggiunga 'il fiuto' proverbiale dei Baopublishing
verso gli autori che possono diventare di culto. E ultimo ma non
ultimo il riscontro della critica nostrana, da Fumettologica a BBB,
che alla Ricard riservano un posto d'onore.
E adesso l'istinto.
L'istinto mi guida nel riconoscerle un pregio che pare piuttosto raro
nell'ambito della letteratura per l'infanzia: un onesta capacità di
raccontarla, l'infanzia, appunto. In Anna e Froga essa è
finalmente da sola in tutto il suo splendore. È descritta nella sua
alternanza di cattiveria e ingenuità, nella sua capacità di
rimozione di qualsiasi rancore e remora (capacità che si perde il
più delle volte con il crescere), nella sua 'atletica' abilità di
piroettare dalla logica all'assurdo in un battito, nel suo
convincimento di onnipotenza. Tutto questo in Anna e Froga c'è
ed è raccontato con la giusta distanza che non permette giudizio o
ammiccamento alcuno. Evviva.
Per questo un po' mi ricorda Ariol di Guibert e Boutavant.
E adesso la
percezione: una lettura dalla quale, anche da adulti, ci si distacca
a fatica perché semplicemente divertente e spesso comica. Una
lettura dal ritmo sincopato che tiene desta l'attenzione per il tempo
necessario di dodici strisce che trovano pausa naturale nella cadenza
della tavola conclusiva a disegno a piena pagina. Un genere, il
fumetto, che mi pare invogli al salto piuttosto che al passeggio di
un racconto più lungo, anche se sempre più spesso è del romanzo che è 'figlio':
Mumin rules. D'altronde non è a caso che in tutto questo alternarsi
di pieni e di vuoti narrativi si infilino un sacco di nessi crudeli, belle sorprese,
un bel po' di sogghigni e diverse risate sonore. Anche dei grandi.
Carla
Noterella al
margine. È presumibile una lettura in solitario da parte di chi
ancora non si sente robusto tra i libri, ma di sicuro è prevedibile
una riflessione collettiva sul fatto che Anouk Ricard abbia saputo
far parlare chi, per definizione, parlare non sa: l'infante.
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