ALLA FINE DELLA FIERA
La grande ruota,
Christine Beigel, Magali Le Huche
(trad. Tommaso Gurrieri)
Edizioni Clichy, 2018
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"'D'accordo pollastra! Se terrò
aperta la mia ruota fino alla fine della fiera, tu e i tuoi amici
rimarrete lì ad ammirarmi fino alla fine della vostra vita di
piccoli miserabili mostriciattoli!' 'E se non ce la fai?' Che domanda
stupida!' 'La fiera dura una settimana... sette gio...' Ce la farò!'"
La sfida è stata
lanciata ed è stata anche raccolta.
Esasperati dalla
vanità e dalla superbia del pavone e stanchi di essere dileggiati
tutto il giorno, i suoi tre vicini di tana - la gallina che non sa
far le uova tonde, la lumaca che sbava e la puzzola (o donnola che
sia) che puzza - si organizzano e la provocano nel suo punto debole:
la sua meravigliosa ruota di piume. Mentre il pavone è tutto intento
a sfoggiarla, la gallina suggerisce ai suoi compari un'idea. Una
buona idea: in paese c'è la fiera, dove una meravigliosa ruota di
lunapark fa mostra di sé, facendo luce e musica tutto il giorno e
tutta la notte e, soprattutto, non chiudendosi mai. Il paragone,
seppure assurdo, è lì a disposizione. Ruota contro ruota. Il
pavone, tronfio, si mette in competizione con il suo avversario
meccanico, con la certezza di avere già in pugno la vittoria.
A onor del merito
va detto che la sua tenacia lo rende tonico fin quasi all'ultimo. A
un palmo dalla vittoria, la ruota di piume è ancora tutta aperta a
far sfoggio di sé, tanto che i suoi tre vicini, dubitando sia stata
una buona idea provocarlo così, temono il peggio e si votano a santa
margherita. Se il pavone terrà la sua ruota aperta fino alla fine
della fiera, lui avrà il diritto di prendersi gioco di loro per il
resto della vita. Tuttavia, in qualsiasi gara sono gli ultimi istanti
quelli che fanno la differenza e che richiedono il massimo
dell'impegno e tanto sudore...
Costruito
esclusivamente sul dialogo, questo libro ha due principali punti di
forza. Il primo è proprio il ritmo della narrazione, così tanto
vicina al fumetto, da adottarne spesso e volentieri anche i grandi
ballon. Ma se un fumetto letto a voce alta si sbriciola nelle
orecchie di chi ascolta, qui accade esattamente l'opposto. Un
sapiente dosaggio ed equilibrio nei dialoghi serrati, ma anche e
spesso ellittici, rendono La grande ruota un libro molto
adatto e piacevole alla lettura condivisa. Giocato tutto sul
contrasto tra un pavone vanesio e tre bestioline in cerca di riscatto
sociale, il libro diventa terreno fertile per un' interpretazione
psicologica dei personaggi. E la voce potrebbe andargli dietro...
E
camminando proprio in questa direzione, si arriva al suo secondo
grande merito. Il disegno nelle mani di Magali Le Huche. Qualsiasi
cosa lei illustri, fosse anche l'elenco del telefono, si riempie di
così tanta ironia, da risultare inevitabilmente divertente. E'
un'arte rara quella di insinuarsi negli spazi muti del testo e di
riempirli di tanto altro.
Il gioco di sguardi
è una delle sue armi migliori, per cui anche gli occhi di una lumaca
piccoli piccoli sono in grado di indirizzare il tono di voce e farlo
diventare esausto, così come lo sguardo tagliente della gallina
diventa una meravigliosa smentita della sua proverbiale stupidità.
La puzzola/donnola (sono cugine anche in natura) nel suo sorriso
costante e nel suo sguardo sempre un po' troppo pieno di stupore,
sembra incarnare il ruolo del 'gregario' a vita. Un babbeo buono. E
poi c'è il pavone che comunica non solo con gli occhi, ma anche e di
più con le sue piume che diventano barometro del suo umore. Il tocco
magistrale però sta in quella toilette da camerino che si intravede
in un paio di tavole e che rappresenta meglio di ogni firma in
copertina, la cifra della Le Huche.
Nonostante il
finale pacificatorio, non proprio all'altezza del tono generale della
storia, sarebbe più utile non tanto cadere nel 'trappolone' del
Leitmotiv della vanità punita, quanto piuttosto andare a spigolare
con i piccoli lettori su una questione apparentemente marginale. Cosa
ne sarebbe della vanità del pavone se non ci fossero i suoi tre
vicini di tana?
Carla
Noterella al
margine. Desidero formalmente dedicare qui un pensiero a quel pavone
che ieri intorno alle 20.30 si aggirava per i vialetti di villa
borghese. Nel suo progetto di esplorazione del mondo dell'aldilà
(inteso come al di là della recinzione) che lo aveva allontanato dai
più sicuri vialetti dell'attiguo bioparco, il poveretto, viste
persone e auto in movimento, si pentiva amaramente della scelta e
goffamente tentava di recuperare la strada di casa, stampandosi
sull'inferriata e precipitando rovinosamente nell'erba alta che, per
incuria del servizio giardini della capitale, pietosamente copriva la
sua vergogna.
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